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Oggetto: Intervista a Camilla Läckberg
Luogo: Salone del Libro di Torino, Sala Lounge
Data: sabato 16 maggio 2015, ore 10
Partecipanti: un numero limitato di blogger, tra cui noi di Contorni di noir.
Ecco cosa ci aspettava arrivati freschi freschi di prima mattina: la bella e spigliata Camilla Läckberg che, con molta nonchalance, ha risposto alla sequela di domande per più di un’ora e venti, senza fare un plissé. Tra l’altro con alle spalle della Sala Lounge l’inno della beneamata Patria Russa che ci faceva da sottofondo imbarazzante!
Seduti su due divani come fossimo in un salottino a scambiare quattro chiacchiere tra amici, abbiamo cominciato la nostra intervista alla scrittrice, in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, “Il segreto degli angeli” per Marsilio Editore.
Cominciamo, quindi!
1. E’ stata definita la “Agatha Christie del Nord” e “L’erede di Stieg Larsson”. Sono nomi altisonanti, cosa ne pensa? Ne è più lusingata o più impaurita?
C.: Sono felicissima quando nella stessa frase compare il mio nome e quello di Agatha Christie, innanzitutto perché è stata il mio primo grande idolo come scrittrice di gialli, e ha definito il genere letterario, penso che fosse una scrittrice molto in gamba, indipendente e molto forte nel suo tempo.
Per quanto riguarda Larsson, a livello temporale io ho avuto il mio esordio prima che lui pubblicasse. Apprezzo molto i suoi romanzi, perché ha aperto molte porte per gli scrittori di gialli scandinavi, prima inaccessibili, come ad esempio gli Stati Uniti.
2. Lei ha scritto numerosi romanzi, divenuti tutti grandi successi. Come trova sempre nuove ispirazioni per i suoi libri?
C.: Citerò una scrittrice, Elizabeth George, che io amo tantissimo, la quale nei suoi romanzi dà molta importanza ai protagonisti, a prescindere dal fatto criminoso che ruota intorno alla vicenda. I lettori sono interessati a quello che succederà nel romanzo successivo, quindi oltre a scrivere un giallo a me interessava creare la storia di una coppia che vive le proprie difficoltà quotidiane e in cui la gente potesse riconoscersi. Io credo che anche questo possa aver contribuito al successo dei miei libri.
3. Siamo arrivati all’ottavo libro – il nono ancora inedito in Italia – con gli stessi personaggi, la stessa località. Non c’è il rischio di riutilizzare involontariamente degli elementi o delle situazioni viste o usate in passato già nei romanzi passati, visto che la realtà rimane circoscritta?
C.: In realtà è molto facile prendere spunto da questi personaggi che già conosco molto bene. Per me sono persone reali, anche se è un po’ triste affermare che una persona come me ha come suoi migliori amici personaggi di carta!
Però passo molto più tempo con loro che con la mia famiglia e i miei amici. Come nella vita di tutti, anche la loro è piena di drammi quotidiani: si sono conosciuti, si sono innamorati, sposati, hanno problemi con i rispettivi suoceri, ecc. Mi piace osservarli da lontano e, devo dire, fanno tutto da soli.
Questo è il fascino delle serie, il fatto che i lettori vogliano che si ripetano gli eventi. Mi piacciono molto le recensioni del critico che nota una ripetitività delle situazioni, perché il lettore vuole sì trovare qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo vuole immergersi nello stesso mondo che ha tanto apprezzato. La letteratura di giallo, di crime offre tanti spunti – sappiamo che la malvagità umana non ha confini – ma mi piace seguire la stessa ricetta, perché se dovessi introdurre qualcosa di completamente nuovo, dovrei ricominciare da zero, totalmente originale.
E’ come indossare un paio di ciabatte, quando le trovi comode perché hanno ormai preso la forma del tuo piede, se dovessi metterne un nuovo paio, all’inizio darebbero molto fastidio..
4. I suoi “cattivi” non sono persone completamente malvagie, ma sono divenuti tali in seguito a traumi. Perché ha scelto questo tipo di soggetti?
C.: Io ho sempre amato scrivere da quando avevo quattro anni. Il mio primo libro si intitolava “Santa”. Facevo ovviamente solo i disegni e mio padre scriveva il testo. Nelle prime quattro pagine, c’era il sole splendente, Babbo Natale con sua moglie mano nella mano, tutto bellissimo. Nelle pagine successive, invece, la moglie di Babbo Natale è per terra, qualcuno l’ha colpita alla testa e perde sangue. Quindi con un inizio così o diventavo una scrittrice di gialli o una serial killer!
Adoro scrivere e lo faccio per preservare quell’energia che mi serve per scrivere i miei gialli. In realtà scrivo anche testi per le canzoni e spero di essere premiata un giorno all’Eurovisione come miglior scrittrice di testi – ci sono andata vicina un paio di volte -. Se non tenessi in allenamento tutta questa energia per scrivere i romanzi gialli beh, mi annoierei molto.
5. Non pensa che nella fase di traduzione possa capitare che si perda qualcosa del romanzo originale e che una scena venga completamente stravolta?
C.: In effetti c’è un episodio divertente che mi è capitato.. In genere mi arrivano le versioni tradotte a casa e mi era arrivata la versione polacca di quattrocento pagine e la versione finlandese di duecento pagine. Quindi una differenza sostanziale! So che le lingue sono molto diverse per quanto riguarda il numero di parole che servono per esprimere uno stesso concetto, ma sicuramente è una cosa che non potrei controllare..mi devo fidare ciecamente dei traduttori.
6. Sono rimasta colpita dal carattere impresso alle donne nei suoi romanzi: mogli, madri, amanti, figlie. Tutte con la difficoltà di svolgere al meglio ognuno di questi ruoli. In netto contrasto, le figure degli uomini: deboli, indecisi, malati o facilmente manipolabili. E’ davvero così netta la divisione tra i due sessi?
C.: Sarò onesta, sì. Siamo una generazione di donne svedesi che è riuscita ad avere tutto. Non siamo solo madri, amanti e buone mogli, ma allo stesso tempo riusciamo ad avere anche una carriera di successo. Sicuramente i doveri famigliari non sono però divisi equamente fra i due sessi. La donna è il project manager della casa, che tiene tutto in ordine e allo stesso tempo si deve occupare del suo lavoro. Ho molti amici – moglie e marito con carriere avviate- e mentre il marito dice di avere necessità di fare una corsetta di un’ora, la donna deve occuparsi della cena, dei figli. Lui torna dopo la corsa dicendo: “Ne avevo proprio bisogno!” In realtà, anche la donna vorrebbe dirlo. Sì, c’è ancora una differenza marcata, per cui le donne devono essere obbligatoriamente più forti..
7. Come vive la Svezia il rapporto con il proprio passato e in particolare con la II Guerra Mondiale?
C.: Sono molto interessata al passato a livello personale. Mi piace rivangare gli eventi o semplicemente guardare le vecchie foto dei parenti quando erano giovani. Ho partecipato a un evento televisivo chiamato: “Chi pensi di essere?” (tradotto in italiano) e bisognava fare ricerche riguardo al proprio albero genealogico. Sono riuscita a risalire indietro di undici generazioni, molto interessante!
Per quanto riguarda la Svezia, non si è mai occupata troppo del proprio passato – in senso negativo – però ultimamente sono state sollevate molte questioni sulla presunta neutralità del mio paese durante la Seconda Guerra Mondiale, forse non è stata così neutrale. Molti stanno testimoniando e si stanno facendo molte scoperte storiche, quindi dopo essere stata bendata per moltissimo tempo, la Svezia sta lentamente aprendo gli occhi.
8. Niklas Hjulström ed Elisabet Carlsson sono Patrik Hedström ed Erica Falck nella serie tv svedese di 10 puntate. E’ stato inoltre realizzato un film tratto da “Il predicatore”. Come sono stati recepiti dal pubblico? La trasposizione su pellicola è riuscita ad avere lo stesso successo dei romanzi?
C.: Sì, sono stati di grande successo – due milioni di spettatori a puntata solo in Svezia (che conta circa 9 milioni d’abitanti! n.d.r.) – gli attori da te nominati erano i protagonisti della prima serie, adesso ci sono altri attori nei nuovi episodi che hanno avuto maggiore popolarità dei precedenti. Sono particolarmente soddisfatta di come è stato realizzato il film.
..segue