Intervista a Melanie Raabe

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Foto di Cecilia Lavopa
Foto di Cecilia Lavopa

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A settembre è uscito per Corbaccio il romanzo La Trappola (titolo originale Die falle) di Melanie Raabe,  con la traduzione di Leonella Basiglini dal tedesco.
L’abbiamo incontrata – accompagnata dalla bravissima interprete Francesca Ilardi –  insieme ad altri blogger nello splendido contesto della Cascina Cuccagna a Milano e, tra una fetta di torta e un succo di frutta – rigorosamente biologici – l’abbiamo intervistata.

Questa è la sua premessa prima del fuoco di domande che avevamo preparato per lei:

M.: Sono felice di vedere quanto numerosi sono i miei lettori. Sono blogger e questo è il mio quinto libro. I primi quattro non hanno trovato un editore per dieci anni, mentre questo è stato pubblicato in Germania, ma non solo, e anche in Italia, un sogno che si realizza.
Spero che abbiate letto con piacere questo libro e non vedo l’ora di rispondere alle vostre domande.

1) Quando e com’è nata l’idea?
M.: Per caso ero a cena in un ristorante con un’amica e si parlava di arte – in particolare di Van Gogh – e mi disse di di avere letto di una scrittrice rimasta auto-segregata in casa. Maria, fermati – le ho detto – devo prendere un paio di appunti per creare il personaggio del mio libro!
Mi sono posta delle domande su cosa potesse essere accaduto per farle decidere di restare tanto tempo chiusa e tutto questo costituiva ottimo materiale per la storia. In più mi immaginavo come avrebbe potuto uscire lei di casa e far entrare il killer.

2) Vivere come una reclusa è come una protezione di Linda Conrad verso se stessa o verso gli altri?
M.: Volevo proprio far partire la storia  in questo modo, emozionante, metaforicamente accerchiata dal male e dal male del mondo.  E riesce a liberarsi da se stessa.

3) Non è legata a un genere in particolare. Scriverà ancora thriller?
M.: Amo molto tutti i generi letterari. era un’idea molto cupa che si adattava bene a momenti di tensione. Ora sto scrivendo un nuovo libro – con altrettanta tensione – che si armonizza con il thriller. cerco sempre nuove idee da situazioni da pelle d’oca.
Questo è uno psyco-thriller, non sanguinoso. Farei anche altro, dipende da come mi nascono le idee. Per ora scriverlo mi dà un’immensa gioia.

4) Fa ricorso come la sua protagonista ad esperti dell’interrogatorio? Ha avuto contatti con poliziotti o esperti in materia?
M.: Ho fatto molte ricerche sulle tecniche, ma senza avvalermi di esperti. Volevo che Linda non fosse troppo informata o preparata. Doveva essere insufficiente, imperfetta.

5) La caratterizzano semplicità, linearità e limpidezza della scrittura. Si ispira a qualche autore in particolare?
M.: Direi che non ho avuto modelli concreti né imito nessuno, ma come per tutti voi c’è sempre un autore che ispira più di altri.
Da bambina mi svegliavo prima per mettermi a leggere e per non farmi scoprire nascondevo il libro sotto le coperte e continuavo a leggere con la torcia. Ho la teoria che noi siamo un mix di tutte le letture della nostra vita.

6) Il mio blog si occupa esclusivamente di thriller, giallo e noir. Ho letto molti libri e in questo caso il metodo di scrittura  mi è piaciuto molto in quanto si ribaltava spesso la narrazione. Ero convinta che la storia andasse verso un verso, invece di colpo succedeva qualcosa di opposto. Ribaltare la narrazione è una sua caratteristica o è stata una scelta in questo romanzo? 
M.: Contenta di sapere che abbia funzionato l’idea. Sapevo fin dall’inizio chi era l’assassino.
Ho imparato a conoscere meglio Linda e mi sembrava logico introdurre elementi di incertezza. La domanda che la Conrad si doveva porre era: “Come faccio a sapere se sono pazza o meno?”
Mi è piaciuto continuare a fare avanti e indietro. Durante la fase di scrittura volevo scrivere ciò che piace a me leggere nei romanzi. Non so se ci sono riuscita, ma è il mio marchio di fabbrica.

7) Il personaggio di Lenzen non appare completamente come malvagio. E’ una persona che ha fatto uno sbaglio e cerca di rimediare. Perché?
M.: Domanda molto bella e filosofica e che mi pongo anch’io. Francamente non ho una risposta. Ci sono autori che descrivono in modo negativo l’assassino. Qui ci sono due personaggi complessi e sfaccettati, Linda e Lenzen. Altrimenti il romanzo mi sembrava noioso, senza mistero.
Come potrebbe Lenzen rimediare al fatto? Avrebbe dovuto fare il contrario. E’ attore, calcolatore, capace di tutto per proteggere se stesso. Ogni lettore può dare la propria risposta alla domanda.

8) Nel libro si parla di una scrittrice chiusa in casa. Com’è possibile pubblicare libri credibili che parlano della vita se si è isolati?
M.: Non credo sia possibile, ma non bisogna dimenticare che fino a ventisette anni Linda ha vissuto la vita vera tra la gente. Era importante dimostrare che pur essendo fragile è possibile liberarsi e tornare alla vita e alla gente. Si era semplicemente ritirata dalla vita precedente. La vita alimenta la scrittura. Io non potrei trovarmi nella stessa situazione di Linda.

9) In letteratura c’è il mito dello scrittore ricco. Ne ha incontrati?
M.: Non ho – ancora – incontrato Stephen King! In questo momento vivo piuttosto bene ed è una fortuna, ma porto avanti anche la mia attività di giornalista.
Il romanzo ha avuto successo non solo in Germania, ma anche in altri paesi in cui non mi sarei mai immaginata. Non è realistico pensare di sopravvivere solo con la letteratura.
Linda è un mito e io non avrei potuto immaginare lo stesso anche per me..

10) Qual è stata la ragione del successo del romanzo? La storia in se stessa o l’aspetto psicologico?
M.: Difficile dirlo. Per questo devo appoggiarmi ai miei lettori tedeschi che, una volta, cominciata la lettura, non finivano più. Forse la serie di domande che si succedono. Forse la costante tensione. Ognuno dà la propria interpretazione. qualcuno può rimanere più freddo, ma il comune denominatore è l’aspetto psicologico.

11) Mi è piaciuto molto il rapporto che ha creato le sorelle, Linda e Anna. Per assurdo, la scrittrice conosce meglio la sorella dopo la sua morte. Anche il rapporto con i genitori è conflittuale. Quanta importanza dà ai rapporti interpersonali per descrivere la storia nei suoi romanzi?
M.: Trovo che queste relazioni interpersonali siano affascinanti e complesse, molto sfaccettate. I rapporti sono come esseri viventi, nascono e muoiono, rinascono. Come un processo.
Volevo dimostrare quanto Linda e Anna fossero poco unite, ma anche quanto i rapporti siano difficili.

12) Quanta pressione mette il fatto di vendere un romanzo solo alla lettura di pochi capitoli? Di che genere erano quelli che non ha pubblicato?
M.: Vero, io ho venduto questa storia solo con 20 pagine, ma non ho provato un senso di costrizione. Nei quattro libri precedenti avevo lo stesso slancio. Quando ho saputo che la storia sarebbe stata venduta, ho avuto una grande energia, un mix di felicità, gioia e voglia di scrivere.
Due romanzi erano puramente letterari, uno era un psyco-thriller e l’altro un miscuglio selvaggio. Non li tirerei fuori più dal cassetto, mi hanno insegnato molto. Se lo facessi, sentirei di fare un passo indietro, ho invece molte nuove idee. Tra l’altro, è sempre stato lo stesso editore a leggere tutti i miei libri, compreso La trappola.

13) Dopo anni in cui il giallo è stato considerato di serie B, ora si posiziona sempre fra i primi nelle classifiche. Cosa ne pensa?
M.: Gli autori sono considerati molto bene. Penso che i thriller abbiano una certa complessità e un genere di tensione ed emozione che vengono ricercate dal lettore. E gli scrittori ci sono riusciti molto bene. Non sono certa della risposta che sto per dare, ma penso che il thriller sia più realistico di altri filoni. E poi c’è il true-crime. Io cerco di essere realistica, cercando di creare un piccolo mondo chiuso su se stesso.

14) Da giornalista, ha mai teso una trappola? Magari per carpire informazioni dal suo interlocutore..
M.: No, io mi occupo soprattutto di interviste e mi piace mettere a proprio agio gli altri. Se mi rendo conto che raccontano qualcosa di spiacevole, non lo riporto nei miei articoli.

Finisce così il nostro incontro con una scrittrice che ci ha intrappolati con il suo romanzo e la sua simpatia!