Editore Corbaccio Collana Narratori Corbaccio
Anno 2016
Genere Giallo
240 pagine – brossura e ebook
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Il mio primo incontro letterario con il commissario Gigi Berté.
Non ne conoscevo la caratterizzazione e la sua evoluzione avvenuta nel corso delle sue precedenti avventure. E aver letto “Il mistero della gazza ladra” ha stuzzicato la mia curiosità di lettrice, curiosità che mi porterà a cercare gli altri titoli e a colmare quindi la lacuna.
Siamo in Liguria ed esattamente a Lungariva.
Il ritrovamento del cadavere, nel proprio appartamento, della nota commercialista Luciana Saturno, colpita con un piede di porco, farà scattare le indagini affidate a Berté ed alla sua squadra. Il mistero si infittisce considerando che il cadavere presenta sul petto tre tarocchi – la Morte, la Torre, il Diavolo – e in bocca delle monete.
Nel corso dell’inchiesta si scopre che le persone che potrebbero avere un movente sono diverse. In più hanno avuto anche dei contatti con la Santoro la sera stessa che precede l’assassinio.
La commercialista non è proprio uno stinco di santo, coinvolta in operazioni non proprio corrette e che in alcuni casi hanno aggravato ancora di più delle situazioni già abbastanza delicate di alcuni clienti che si sono affidati proprio a lei nella speranza di risolverle quelle situazioni. Ce n’è abbastanza per ingarbugliare ancora di più la matassa.
Coloro che invece non traggono dei vantaggi dalla morte della Santoro sono Linda Torre, antiquaria, cartomante, cara amica della commercialista e suo fratello Folco Torre, artista squattrinato che vive in Brasile. Folco e Luciana si sono innamorati e così quest’ultima decide di raccogliere e trasferire i suoi fondi in Brasile e di trasferirsi nel paese sudamericano insieme a Linda per vivere finalmente il suo amore con Folco e lasciarsi tutto e tutti alle spalle.
Leggendo Il mistero della gazza ladra non solo mi sono ritrovata a seguire il progresso e lo sviluppo delle indagini, ma anche ad osservare le questioni legate alla vita privata del vicequestore Berté e ad ascoltare la voce della sua coscienza così ironica e sagace.
Il protagonista è innamorato (e ricambiato) di Marzia Penza, la proprietaria della pensione Aurora, pensione dove lui alloggia. Marzia è sposata, ma con suo marito le cose non vanno e lui è sempre in giro per mare per lavoro. I due si amano ed il cuore di Berté è cosi ben imbrigliato nelle trame dell’amore che decide che una bella casa gialla che ha visto a Lungariva dovrà essere il nido per la loro nuova vita insieme.
Berté ha una passione alla quale si rivolge ogni volta che ha un po’ di tempo o quando ha voglia di staccare un po’ la mente dai pensieri che lo attanagliano. Lui scrive e scrivere è una parentesi troppo vitale e fondamentale, ci tiene troppo, a tal punto che quando Marzia gli combina un appuntamento con un editore e quest’ultimo si permette di muovergli delle critiche, apriti cielo! Il carattere sanguigno del nostro commissario esplode come un fiume in piena, ma poi anche se sgraziato nelle maniere riesce a farsi perdonare da Marzia.
Mi hanno colpito diversi aspetti durante la lettura del libro.
Prima di tutto l’ironia che serpeggia tra le pagine e che prende forma attraverso alcuni pensieri di Berté (“ Nei film d’azione i poliziotti non dormono mai. Non mangiano, non bevono, non vanno in bagno. Seguendo una morale granitica, anche se li pestano a sangue continuano le indagini. Non si rompono le costole, non si slogano le caviglie e, quando accade, non si mettono in malattia In un libro letto di recente, un poliziotto americano si licenziava e spendeva tutti i suoi averi per ritrovare una bambina scomparsa… Le prendeva di santa ragione, rischiava di morire assassinato, ma niente, mica mollava la presa!”), la vocina della sua coscienza sempre pronta a punzecchiarlo e la storia nella storia contenuta tra le pagine de “Il mistero della gazza ladra”. Una storia nella storia che appunto con molta ironia espone alcuni aspetti legati al mondo dell’editoria, dei lettori e degli scrittori. Tutta da leggere!
Poi, il grande amore per i libri e la lettura. C’è un grande omaggio per un Maestro del giallo, Simenon con il suo Maigret. Per chi scrive e legge gialli Simenon rappresenta un mito, un punto di riferimento, un Maestro. Omaggiarlo vuol dire amarlo.
C’è spazio anche per la narrativa con “Dona Flor e i suoi due mariti” di Jorge Amado.
E c’è una metafora che ho trovato di una delizia incantevole. Ad un certo punto della storia, non vi dico chi, come, dove, perché, viene salvato grazie ad un libro. Un proiettile a lui/lei destinato/a sarà deviato grazie ad un libro, un libro salvavita. Metafora davvero deliziosa. E’ proprio così. I libri sono dei salvavita. Lo sappiamo bene noi lettori compulsivi che abbiamo bisogno dei libri per regalarci quella parentesi necessaria ad affrontare la vita quotidiana. Leggere è come respirare, bere , mangiare, non ne potremo fare a meno per poter vivere.
In conclusione non posso fare altro che consigliarvi questa nuova avventura del commissario Berté. Per lo stile che riesce ad essere insieme ironico, delizioso, credibile, delicato. Per i personaggi che sono così ben caratterizzati e delineati. Berté su tutti, con i suoi pregi e i suoi difetti, il suo essere sanguigno e allo stesso tempo capace di fermarsi a riflettere e compiere gesti frutto della sua sensibilità a volte un po’ maldestra ma sincera.
Per l’amore per i libri e la lettura. A voi tutti auguro buona lettura. Io, intanto, vado a recuperare le precedenti avventure!
Cecilia Dilorenzo
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Lo scrittore:
Dietro Gigi Berté si nasconde un vicequestore aggiunto in carne e… coda, che opera in un commissariato italiano. Per ovvie ragioni di riservatezza, Gigi non ha potuto esporsi con il suo vero nome. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il commissario, sono milanesi e amano molto la Liguria.