Ragnar Jónasson – L’Angelo di Neve

2140

Editore Marsilio Collana Farfalle Giallosvezia
Anno 2017
Genere Giallo
284 pagine – brossura
Titolo originale: Snjöblinda (Accecato dalla neve)
Traduzione di Roberta Scarabelli


Arriva anche in Italia, con circa sette anni di ritardo dato che è stato pubblicato per la prima volta nel 2010, questo autore islandese il cui nome suscita in me molte più elucubrazioni del suo testo. Ragnarr Loðbrók – questo il suo nome norreno –  è un eroe leggendario le cui gesta sono narrate in due grandi saghe: la Ragnarssaga loðbrókar (omonima, La Saga di Ragnarr Loðbrók) e la Ragnarssona þáttr (I Racconti dei figli di Ragnarr). È una figura importante nella storia nordica poiché è il primo vichingo che porta le scorrerie tipiche del suo popolo non più verso l’ovest, ma verso la Scozia, l’Inghilterra e poi fino a Parigi, assediandola. Di come tutti questi fatti siano da riferirsi a uno o più personaggi, tutti convogliati nella mitologica figura di Ragnarr, ben poco possiamo dedurre dato che le fonti di allora – parliamo del IX secolo d.C – erano di gran lunga inclini a trattare le tematiche con molta più indulgenza verso le fonti, riportando spesso racconti fantasiosi piuttosto che reali accadimenti. Di certo ci sono battaglie, resti archeologici e citazioni in altri testi più credibili, ma la figura di Ragnarr è sempre stata talmente pregna del suo mito che anche recentemente ne è stata tratta una serie televisiva (Vikings) che cerca di attenersi, per quanto possibile, alle fonti storiche attendibili, non disdegnando le leggende. Ecco allora che quando ho letto che Ragnarr aveva scritto anche un libro, non ho potuto resistere.

L’Islanda è una terra che bisognerebbe visitare, potendolo. La sua posizione, la sua geografica asocialità dal resto del mondo, la rendono un luogo speciale sia dal punto di vista paesaggistico, sia per quanto riguarda il carattere dei suoi abitanti. Jónasson ci porta in uno di questi luoghi particolari, Sigulfjörður, cittadina di poco più di millecinquecento anime a pochi chilometri dal Circolo Polare Artico alla quale si accede tramite un’unica strada che attraversa una montagna con una galleria a senso unico alternato. Abituatevi, fin dagli esordi, a dover fare i conti con la fonetica norrena, qui al suo massimo, che Marsilio ha giustamente scelto di non traslitterare anche per non perdere coerenza, cosa che ho apprezzato molto, ma che potrebbe distrarvi in alcuni momenti.

Cosa vi aspettereste da un luogo simile? Ad alcuni potrebbe incutere timore, quasi a percepirlo come una prigione o un luogo d’isolamento, ad altri potrebbe invece apparire un posto splendido nel quale poter ritrovare parte di sé e il contatto con la natura. Per Ari þór (Ari Thor), ex studente di teologia che sceglie una carriera in polizia, diventa il luogo da cui partire per il suo lavoro di poliziotto, lasciando Reykjavik e una fidanzata. La scelta, fatta di getto, lo mette già in uno stato di prostrazione, combattuto tra il suo dovere e il suo affetto. Jónasson in questo aspetto è veramente bravo. Ci dipinge ogni personaggio fin nelle sue pieghe più intime, li sentiamo uscire e sedercisi accanto, ma questo aspetto letterario porta con sé un problema: il libro parte in terza, s’ingolfa e rischia di spegnersi. Già. Anche l’inserimento di un corsivo che prelude ad un imminente delitto rimane quasi come un foglio di carta dimenticato all’interno, dato che appare slegato dal contesto.

Vi ritrovate cittadini di Sigulfjörður vostro malgrado, vi sentirete parte della comunità, vi troverete a rabbrividire dal freddo e a farvi venire strane idee di dover andare a spalare la neve in eccesso tanto Jónasson è bravo a descrivere. Proverete affetto per Ugla, vi rammaricherete per l’insonnia di Ari, avrete dubbi su Karl e sarete affascinati da Hrólfur. Spererete d’entrare anche voi nella filodrammatica di Sigulfjörður, o di acquistare un’aringa o provare i filetti di eglefino…Ma di un thriller non c’è traccia. Trovate un buon giallo, che rivela una trama indovinata e ben costruita, ma solo dopo oltre metà libro. Se avrete la costanza di arrivare alla fine di certo verrete premiati e sarete lieti d’aver trascorso un po’ del vostro tempo in giro per le strade di Sigulfjörður ed aver conosciuto le vicissitudini di molti dei suoi abitanti.

Vedremo in futuro se Jónasson saprà portare altro con sé oltre a un bel luogo, tanta descrizione e un pallido giallo. Se avete qualche pomeriggio da passare e non volete un libro impegnativo, ma scritto molto bene, eccolo qui. Se volete un noir nordico, ecco, magari no.

Michele Finelli
[divider] [/divider]
Lo scrittore:

Ragnar Jónasson  (1976) vive a Reykjavík. Avvocato e giornalista, insegna diritto d’autore all’università ed è anche un noto traduttore (sue le traduzioni di Agatha Christie in islandese). È l’autore della serie Dark Iceland, un successo internazionale, di cui L’angelo di neve è il primo episodio.