Franco Vanni – Il Caso Kellan

1797

Editore Baldini+Castoldi / Collana Romanzi e Racconti
Anno 2018
Genere Giallo/Thriller
336 pagine – brossura o ebook


Seguendo la mia consuetudine di mettere a cappello una piccola digressione, vorrei mettervi a parte di qualcosa che, quando accade, aiuta a rimettere un po’ di ordine tra le cose. No, stavolta niente pistolotti sui titoli, ma una mera riflessione su quanto accade quando trovate sproloqui e critiche sperticate, dichiarazione tipo “questo è il nuovo Tizio Caio!” (ovviamente sostituite al buon Tizio Caio uno autore rinomato e pietra miliare del genere). Quante volte? A iosa. Quante volte è vero? Ai posters l’ardua sentenza, anche se – mia media personalissima – non si arriva a metà di una mano. La questione diviene evidente quando ti ritrovi, per necessità, a destreggiar la lettura tra più titoli contemporaneamente. L’evidenza è proprio lì, davanti agli occhi: quello meno “blasonato”, meno “enfatizzato”, meno “pompato”, è quello che di gran lunga ha più da dire, più da lasciare. L’altro è un’accozzaglia di già sentito, già visto, già letto e ci siamo capiti. No, non è questo libro di Vanni, è un altro romanzo d’italico scrivente che ho avuto la tentazione d’usare quale fondo per la gabbia degli uccellini, ma che ho preferito dare altrui, sperando che si tratti solo della mia acrimonia. Adesso basta, parliamo di Vanni e Steno.

Nel modo a voi più congeniale, con un frasario casalingo e piano senza che questo pregiudichi nulla della qualità, Franco Vanni si offre ai vostri occhi di lettore e li umetta di piacere e vivacità. Le trecento e rotte pagine di questo libro svicolano tra le dita a rapida velocità e si fanno così voler bene che vi vien voglia a volte di tornare indietro con discernimento, perché volete risentire la descrizione di quella via, di quel viso, di quel posto, sentire il rumore ovattato dell’hotel, percepire nettamente i profumi e, tendendo l’orecchio, il cicaleccio sommesso dei clienti.

Un romanzo calato nel presente, che lo rimanda e ne mette a nudo aspetti delicati e ben poco edificanti – i sentimenti d’odio verso i gay, il mondo dei black-bloc, l’idea folle delle ronde punitive – intrecciati con la sapienza di una tricoteuse di lunga data. L’intreccio è vivo e sposta l’attenzione ora qui, ora lì, con un saltabeccare pianificato, la cui matrice però rimane fuori dai giochi, cosa che dà al tutto un’ottima armonia. Eccovi allora fin dal principiare messi al cospetto di un giovane giornalista che scrive di nera – Steno Molteni – che si presenta a voi in un mattino sonnacchioso di una Milano coperta di neve, appena riemerso da una sbornia notturna, le cui sinapsi ancora intorpidite realizzano che nel letto con lui vi è una donna. Altrove questo incipit avrebbe fatto l’occhiolino ad ammiccamenti soft-porno giusto per tirare la volata. Vanni, invece, vi mostra già cosa vi aspetta – dal punto di vista della scrittura – nelle  pagine successive. Vi scoprirete a rileggere più di una volta le dieci pagine che formano il primo capitolo, proprio per i motivi di cui sopra.

E poi? Beh, poi c’è una bella trama, non scontata, che viene messa in scena a Milano, una Milano citata per vie e per luoghi, ma con quel modo che dopo poco vi sembrerà d’averla sempre conosciuta, anche se non ci siete mai stati. I personaggi – Steno, Sabine, il sig Barzini, Scimmia, Antonio, Emiliano, Allen e la Maserati Ghibli – vi scoprirete d’averli conosciuti anche voi almeno una volta ed ognuno vi apparirà molto più familiare di quanto avreste immaginato.
E il giallo? C’è, eccome, ma è quasi un pretesto, senza nulla togliere alla sua qualità. Sembra quasi Vanni lo abbia messo nel racconto per avere la possibilità di metterci anche il resto. Scusatemi, devo chiudere qui. Devo andare a prendere il treno per Canzo-Asso, scendere ad Erba ed arrivare al Ghisallo dalla parte più semplice: magari incontro anche Steno e Scimmia.

Michele Finelli

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Lo scrittore:
Franco Vanni (Milano, 1982) è cronista giudiziario a «la Repubblica» e docente al master in Giornalismo dell’Università Cattolica. Nel 2015 ha pubblicato Il clima ideale, suo primo romanzo, premiato come migliore esordio italiano alla trentesima edizione del Festival du Premier Roman de Chambéry. Nel 2017, con Andrea Greco, ha scritto il saggio d’inchiesta Banche impopolari.