[divider] [/divider]
Stefano Tura, giornalista e scrittore, è nato a Bologna e vive a Londra dove lavora come corrispondente per la Rai.
Ha iniziato la carriera come cronista di nera nel quotidiano Il Resto del Carlino. È stato poi inviato di guerra per la Rai in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Sudan.
Come autore di gialli e noir, ha scritto Il killer delle ballerine, Non spegnere la luce, Arriveranno i fiori del sangue, finalista nei premi Fedeli e Scerbanenco, e Tu sei il prossimo, con il quale ha vinto i premi Romiti e Serantini e si è classificato al terzo posto nel concorso letterario Azzeccagarbugli.
L’ultimo thriller pubblicato per Piemme Editore si intitola A regola d’arte, recensito su Contorni di noir e abbiamo intervistato l’autore per farci raccontare qualche curiosità.
1.Benvenuto, Stefano. E’ uscito il tuo ultimo romanzo per Piemme, “A regola d’arte”. Com’è nata l’idea?
S.: L’idea è nata frequentando il mondo delle gallerie d’arte, dei locali alla moda di Londra e dei quartieri ricchi della capitale britannica. Ambienti lontani dalla mia quotidianità ma che ho avuto modo di conoscere per lavoro. Così ho pensato ad una storia noir che raccontasse il lato oscuro che si nasconde dietro la bellezza dell’arte.
2. Un incipit fulminante, con assassinio durante una mostra d’arte contemporanea molto genere horror. Quanto contano certe mode esasperate in un certo ambiente internazionale?
S.: Contano per il tempo che sono di moda. La provocazione non è arte ma show business.
3. Stavolta prendi in mano lo staffile e attacchi tutto un “mondo” di italiani, o almeno di origine, una colonia eterogenea e ben poco affidabile (addirittura smonti l’intera Ambasciata). Quanto di verità c’è nella tua lucida analisi nella Londra di oggi?
S.: Non smonto nulla e tantomeno attacco la comunità italiana di Londra. Ho semplicemente creato una trama che si può adattare ad ogni tipo ambiente. Gli italiani che vivono a Londra sono in maggioranza persone per bene che contribuiscono al progresso di questo paese.
4. Un romanzo decisamente di ambientazione londinese, che passa dal giro modaiolo alla delinquenza delle periferie, ma con importanti richiami ad altri romanzi, sempre tuoi, legati a Bologna o alla costiera romagnola. Cosa ti fa insistere su questa intrigante accoppiata?
S.: Sono i punti cardinali della mia vita in questo momento. Vivo a Londra da oltre dieci anni ma rimango profondamente legato a Bologna e all’Emilia Romagna.
5. L’accoppiata Gerace / Mc Bride aveva funzionato molto bene in passato e anche in A regola d’arte, continuano a collaborare. Stavolta però hai deciso di cambiare le carte in tavola, perché?
S.: E’ il terzo capitolo della saga che vede i due detectives collaborare, normale che ci sia un’evoluzione nel loro rapporto.
6. In realtà tu hai praticamente riunito due trame criminali nello stesso romanzo, collegate tra loro da un sottile filo rosso. Potremmo dire il delitto nel delitto? C’è un motivo speciale per questa scelta?
S.: Le trame sono tante in un solo romanzo ma tutte convergono in un unico finale. E’ da sempre il mio modo di scrivere le storie. Mi rendo conto che implica la totale attenzione da parte del lettore ma al tempo stesso credo contribuisca a rendere il romanzo avvincente e ricco di colpi di scena.
7. Esiste davvero quel senso di complicità tra la massa degli italiani arrivati in Inghilterra per trovare lavoro?
S.: Assolutamente si. Nel romanzo racconto le difficoltà di tanti giovani italiani che vengono a Londra per trovare lavoro e vivono una vita piena di sacrifici e rinunce. Ma sono forti e determinati e spesso uniscono le loro energie per fare fronte alle difficoltà. Cosa che non farebbero mai in Italia. Ne ho conosciuti tantissimi e mi hanno commosso per la loro dedizione e il loro impegno “.
8. Mi sembri straordinariamente bene integrato. Dopo tanti anni di residenza a Londra quanto è rimasto di italiano in Stefano Tura?
S.: Il meglio, spero. O quanto meno la capacità di scrivere romanzi avvincenti in italiano.
9. Quale vero e drammatico problema rappresentano le bande multietniche in cui è sanguinosamente suddivisa la periferia londinese?
S.: Quella delle gang e baby-gang che insanguinano le periferie delle principali città del regno unito è la vera emergenza di sicurezza del paese. Più del terrorismo o del razzismo. Solo a Londra ci sono stati più di 60 morti dall’inizio dell’anno di cui quasi 40 minorenni. E i dati sono in aumento. Purtroppo si tratta di delitti che non fanno notizia poiché riguardano le minoranze e non servono ai fini di propaganda politica. Ma in questo momento Londra ha superato New York in fatto di violenza urbana.
10. E ora perdonami, A parte il tuo lavoro di giornalista e corrispondente da Londra, che mi pare decisamente coinvolgente, quali sono i tuoi futuri progetti letterari? E non?
S.: Tengo rigorosamente distinte le due mie attività. Ho diversi progetti letterari in cantiere ma sempre molto …noir.
Intervista a cura di Patrizia Debicke