Editore Nero Cromo
Anno 2017
Genere Noir
342 pagine – brossura
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“Milano è scossa. I cadaveri di un’insegnante e di una prostituta sono stati rinvenuti. Sebbene in posti diversi, entrambe sono state accoltellate e strangolate, e ad entrambe è stato lasciato tra le mani un articolo di giornale a firma di Fabio Sandri.” Recita l’aletta di copertina di “La doppia tela del ragno“ di Roberto Pegorini, romanzo noir milanese, con qualche puntata nella bergamasca, sul lago d’Endine, dove Fabio Sandri, il nostro giornalista protagonista, si rifugia per ritrovare la pace e se stesso. Con quell’indizio del ritaglio con la sua firma che punta minacciosamente il dito su di lui, la polizia e la procura non possono fare a meno di coinvolgerlo, ma Sandri, che è reduce da un accoltellamento che lo ha messo duramente alla prova e non solo il suo fisico, si tira indietro. Ha un mucchio di problemi psicologici e sentimentali che tenta di risolvere o dimenticare con qualche bicchiere di troppo. E non ha più intenzione di ricominciare a scrivere di cronaca nera. Ma l’assassino agisce con crudele e lucida efferatezza e il ritrovamento di una terza vittima e soprattutto di una quarta, questa volta colpendo vicino ai suoi affetti più cari, cambierà le carte in tavola. Anche se non vorrebbe sentir più parlare di omicidi, di indagini e di morti ammazzati, l’ultimo delitto lo costringerà in qualche modo a scendere di nuovo in campo.
Ma Fabio Sandri deve ricostruirsi, deve smettere di fuggire la realtà, trovare la volontà di piantarla di piangersi addosso e non maltrattare e far soffrire chi ama veramente. Nascondere la testa sotto sabbia come uno struzzo non serve e solo se deciderà di lasciarsi trascinare nella mischia sulle orme del killer seriale, potrà finalmente affrontare e vincere i suoi personali fantasmi. Una strana indagine: priva di collegamenti, di cause, di moventi o almeno pare e anche i colpevoli veri o presunti, sono introvabili. Ci sono in ballo quattro cadaveri che, apparentemente, non hanno nulla in comune e una minaccia che pesa sul capo del protagonista. O no? Alcune indagini portano sulle piste dei Balcani, seminano dubbi… Insomma una trama composta di elementi che sembrano slegati tra loro, ma che, come la tela di un ragno, piano piano imprigionano i protagonisti, costringendoli ad agire.
In una ossessiva,”pallida e malaticcia” Milano notturna, triste e misteriosa, sfondo e personaggio integrante del romanzo, metropoli fatta di luci ed ombre e di quel chiaroscuro sempre da ripulire, i personaggi sembrano farfalle svolazzanti, indifese prede pronte a farsi imprigionare e trascinare nel baratro della vischiosa tela del ragno, che sa insinuare sospetti anche tra inquirenti. Un’infida duplice tela che purtroppo come si distrugge, si ricrea ma che, se si riesce ad agganciarla e ripercorrere le sue fila fino a raggiungerne il cuore pulsante e contemporaneamente, chiudere il cerchio, consentirà di smascherare il killer, ritrovando se stessi. Una storia corale che si costruisce e si sviluppa tutta intorno a un pericoloso duello mortale: con da una parte l’imprendibile, follemente amorale, serial killer sconosciuto, dall’altro un vitale ventaglio di personaggi. Cominciamo da Fabio Sandri, restio protagonista che si è miracolosamente salvato dal primo attacco e ancora sotto choc viene chiamato in causa nella ripetitività dell’attacco criminale, passiamo a quelli del commissariato: Elena Miraglia, riservata ma determinata e acuta osservatrice, l’ispettore Greco, i colleghi Stefano e Laura, la piemme dottoressa Borsa, il pragmatico e geniale criminologo con il farfallino, professor Gianguido d’Andrea. Gli affetti di Fabio primo tra tutti Marika e poi i suoi dubbi, le sue debolezze, le sue sensazioni, la sua volontà di oblio ma anche di riscatto.
Storia e indagine da thriller classico, ma con quel quid in più che comporta l’ambientazione nel luogo e l’immersione di fatto in una ossessiva grande città, con i suoi quotidiani cliché e inconvenienti ad essa collegati e dunque: ripetitività fino alla noia, abitudini consolidate, tante necessità. Basta pensare a quelle piccole cose obbligatorie per ciascuno, vedi: stirare, fare la spesa, andare dal meccanico. Tante microstorie che come fa un ragno con la sua ragnatela, tessono la trama del romanzo. “La doppia tela del ragno” è il sequel di “Cuore Apolide” e, in un certo senso il sequel in cui i lettori speravano. Ah, anticipazione quasi certa: pare che tra un annetto ci sarà un altro capitolo delle avventure di Fabio Sandri. E stavolta si dovrebbero abbandonare le brume milanesi e la pianura padana per scendere coraggiosamente verso sud: “hic sunt leones”.
Patrizia Debicke
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Lo scrittore:
Roberto Pegorini è laureato in giurisprudenza. Di professione giornalista, da oltre vent’anni si occupa prevalentemente di cronaca nera. Ha collaborato per numerosi quotidiani a tiratura nazionale e attualmente è direttore di “inFolio”, un settimanale a carattere locale nell’est Milanese. Nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo Vita a spicchi, ambientato nel mondo della pallacanestro con prefazione scritta dal cestista medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene Gianmarco Pozzecco, mentre nel 2014 ha pubblicato il suo secondo romanzo, Cuore apolide, un inedito noir con prefazione di Cesare Cadeo . Milanese doc, ha vissuto a Sesto San Giovanni per 37 anni, prima di trasferirsi nella bergamasca Val Cavallina, in un piccolo comune ai piedi del lago di Endine chiamato Casazza, dove tuttora risiede e, come dice lui stesso, ama rilassarsi, sognare, rigenerarsi, passeggiare con la sua cagnolina, accarezzare i suoi tre gatti, grigliare sul suo barbecue e pensare a nuove storie da mettere nero su bianco.