Andrea Fazioli – Gli svizzeri muoiono felici

1782

Editore Guanda / Collana
Anno 2018
Genere Giallo
288 pagine – brossura e ebook

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Fazioli torna alle stampe con il nuovo capitolo della serie con protagonista Elia Contini. L’investigatore privato riceve l’incarico dalla famiglia Torres di scoprire quello che è accaduto vent’anni prima, nel 1998, ad Eugenio Torres, noto medico, scomparso letteralmente nel nulla. Enea e Annika, i figli di Eugenio, dopo la morte della loro madre Sara, vogliono sapere se aggrapparsi ancora alla speranza di ritrovare il loro padre vivo o chiudere definitivamente con quella speranza mettendosi, come si suol dire, l’anima in pace.

Quando leggerete “Gli svizzeri muoiono felici” saprete già dall’inizio quello che è accaduto, come è accaduto, chi conosce dal quel 1998 tutta la verità. Dal primo capitolo tutte le informazioni sono a disposizione del lettore. Ma ciò non toglie nulla alla storia, anzi, proprio perché voi saprete continuerete a leggere con la curiosità di vedere come si evolveranno le indagini e quali saranno le reazioni di chi sa già.

Anche perché ad un certo punto della storia farà la sua comparsa un giovane che arriva dal deserto del Sahara appartenente al popolo tuareg, Moussa ag Ibrahim. Moussa ha ricevuto i soldi necessari per raggiungere la Svizzera, dove vivono i Torres, e una lettera dalla quale estrapolare le informazioni necessarie ad individuare la presenza di Eugenio Torres. Svizzera e deserto del Sahara, svizzeri e un appartenente al popolo tuareg. Inizialmente può venire spontaneo chiedersi cosa potrebbe legare posti e tradizioni così diversi. Ma c’è un’altra chiave di lettura che Fazioli ci regala.

In questo momento storico durante il quale la questione immigrazione è quanto mai attuale – oggetto di studi, summit, incontri e scontri politici e sociali – e i nazionalismi prendono sempre più piede, si tende ad evidenziare le differenze che ci dividono dal diverso da noi (cos’è, poi, la diversità?). L’autore, attraverso Moussa, ci indica invece un’altra ottica perché, anziché le differenze, sottolinea le similitudini. Siamo prima di tutto persone e qualcosa in comune c’è. Viviamo sullo stesso pianeta e in tanti luoghi seppur distanti, possiamo riscontrare delle somiglianze.

E’ incantevole leggere le parole di Moussa che così lontano da casa e con la nostalgia che ne consegue, attraverso i suoi occhi, ci descrive cosa rivede del suo deserto nelle montagne svizzere. Dipende tutto da come guardiamo, con quale prospettiva ci poniamo di fronte alle situazioni, con quale stato d’animo affrontiamo determinate tematiche. Elia Contini rimane uno dei miei investigatori privati preferiti.

Di lui Francesca, la sua fidanzata, dice: “Sei Contini. Sei fatto così. Ma a me piaci lo stesso.”

Quando va a parlare con la famiglia Torres, di lui scrive Fazioli: “Contini si sentiva a disagio: ingombrante, fuori posto, come un cane randagio chiuso in una casa di bambole… o anche solo di pronunciare le parole sbagliate.

“… Contini non aveva le qualità che di solito si attribuiscono agli investigatori. Era svagato, distratto, a disagio con la tecnologia e con gli estranei. Sempre ai margini delle grandi avventure, delle grandi decisioni, amava soprattutto starsene per i fatti suoi. Eppure, nel suo lavoro, riusciva a essere efficace… chi lo conosceva bene, come Francesca, sapeva che la sua dote principale era la pazienza… sapeva aspettare … Quando gli capitava di trovarsi nel traffico, o alla stazione in attesa di un treno, aveva la capacità di uscire dal normale fluire del tempo e di evadere su quello che Francesca chiamava remoto pianeta continiano…

Ammiro la sua fragilità e la sua sensibilità, il suo modo di guardare il mondo, non è perfetto e le sue imperfezioni non le nasconde, lui è così. Chi ha la capacità di riconoscere queste qualità, avrà il privilegio di incontrare una bella persona. Bellissime le descrizioni di luoghi e posti così ben conosciuti dall’autore. Atmosfere, colori, angoli di paradiso. Le parole e la delicatezza che utilizza nel descrivere il territorio in cui si svolgono le vicende, denotano una grande amore e un grande rispetto per ciò che lo circonda. L’epilogo e le conclusioni delle indagini hanno un’impronta altamente psicologica. Alla base di tutto c’è un trauma che ha scavato inesorabile e in maniera spietata, ha seminato un sentimento di colpa e rabbia insieme, sentimento covato per anni e che troverà il suo compimento in un esito nefasto.

Quando la sensibilità dell’autore incontra la bella scrittura e l’incantevole stile, il risultato non può che essere positivo. La sensibilità di Andrea Fazioli la ritroverete nelle pagine, nella descrizione dei luoghi, nella caratterizzazione dei protagonisti. Potremmo mai fare a meno della sensibilità e della bellezza? No. Potremmo mai smettere di cercare sensibilità e bellezza? No. E quando le cerco e le trovo in un libro la mia felicità di lettrice è appagata. E sono sicura che anche la vostra di felicità sarà appagata se avrete il piacere di leggere “Gli svizzeri muoiono felici”.

Cecilia Dilorenzo

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Lo scrittore:
Andrea Fazioli, nato nel 1978, vive a Bellinzona, nella Svizzera italiana. Guanda ha pubblicato L’uomo senza casa (2008, Premio Stresa di Narrativa, Premio Selezione Comisso), Come rapinare una banca svizzera (2009), La sparizione (2010, Premio Fenice Europa), Uno splendido inganno (2013), Il giudice e la rondine (2014) e L’arte del fallimento (2016, Premio Fenice Europa). I suoi libri sono tradotti in varie lingue. Gestisce il blog andreafazioli.ch/blog