Editore Neri Pozza / Collana I Neri
Anno 2017
Genere Noir
315 pagine – brossura e ebook
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Accadono cose, fatti, che ci cambiano irrimediabilmente. A volte dipendono dai nostri comportamenti, dalle nostre scelte. A volte dalle scelte degli altri, o almeno così ci raccontiamo. Altre volte sembrano riconducibili alla casualità, al destino, sempre che questo esista per davvero. Situazioni in cui non ci saremmo mai voluti trovare. Persone che non avremmo voluto conoscere e nemmeno trovare per sbaglio sul nostro cammino. Perché dopo non è stato più come prima. E questo cambiamento che sentiamo in noi, magari non ci piace, ma tornare indietro non è più possibile. La vita continua ad andare avanti ma c’è un fruscio di fondo che accompagna ogni nuovo giorno. C’è un nodo, impossibile da sciogliere. C’è qualcosa d’irrisolto in noi, che ci modifica nello sguardo, nei lineamenti, in ogni battito di cuore che ne risulta appesantito e che, quando meno ce lo aspettiamo, ci riporta indietro, quando e dove qualcosa è successo. O non è successo.
La vita del commissario Rocco Cavallo, originario del Sud ma trapiantato nella città di Milano, si può dividere in due parti: prima e dopo la vigilia di Ferragosto del 1972. Allora era un vice ispettore della Squadra Mobile, giovane e con poca esperienza lavorativa. Nel caldo immobile di una città deserta arriva la telefonata che cambierà la sua vita: alla stazione centrale, è stata ritrovata al deposito bagagli, una valigia con il cadavere di una donna senza testa brutalmente fatta a pezzi. Anche a causa dell’avanzato stato di decomposizione, stabilirne l’identità è veramente difficile. L’unico indizio è una piccola croce ortodossa rinvenuta nell’interno della valigia. La stampa coglie delle somiglianze con i delitti del “Macellaio”, un killer che ha operato negli anni ’40 e di cui non è mai stato possibile scoprirne l’identità. Il vice ispettore Rocco Cavallo cercherà la verità su quanto è successo ora ed allora, nonostante sia influenzato dalle richieste del suo superiore Naldini, che vuole giungere al più presto ad una soluzione del caso.
Flavio Villani ha diviso questo romanzo in tre parti, nelle quali ha giocato su diversi livelli narrativi riconducibili a diversi periodi. Siamo infatti in un presente in cui il commissario Cavallo, attraverso un manoscritto affidato alla viceispettrice Valeria Salemi, ci racconta i fatti accaduti nell’agosto del ’72, quando attraverso i ricordi del commissario Vicedomini siamo di nuovo trasportati indietro nel novembre del ’44.
In questo romanzo ho riscoperto il desiderio di scovare l’assassino. Arduo trovare dei sospetti mentre la curiosità cresceva man mano che la storia si arricchiva di dettagli e i personaggi entravano in scena con i loro segreti. Durante la lettura è nato uno schema per fermare i punti insieme alle date di una trama veramente complessa, ma che per questo non ne è risultata appesantita bensì impreziosita.
Il protagonista Rocco Cavallo, prima vice ispettore e poi commissario, è un personaggio che ha saputo far breccia nel mio immaginario letterario: per come cerca di contrapporre la più ferrea razionalità al caos, per l’abitudine di attraversare la città a piedi per meglio comprendere il mondo che lo circonda, per la costante nostalgia che nutre verso il luogo di origine e gli affetti che a quello lo legano, per lo stupore e lo sconforto che lo colgono di fronte a certi fatti e di come davanti al male si scopra che possa sempre andare peggio e per l’infaticabile ricerca della verità a dispetto di tutto e tutti.
Insieme a lui, tra gli altri, in questa storia, nel passato o nel presente, la viceispettrice Valeria Salemi, che ha chiesto un trasferimento all’antimafia perché bisognosa di azione, il cui unico modo conosciuto per indagare è quello di inseguire le emozioni. Il commissario Naldini, memoria da elefante e vendicativo, che insegue invece i giochi di potere per dedicare la sua vita alla carriera. Il vice ispettore Vicedomini, un misto di stantio e di sigaro toscano, in cui tutto respinge sia l’odore che lo sguardo corrucciato e sfuggente, a tratti allucinato.
In una trama complessa dove gli eventi si incastrano alla perfezione, possiamo godere di descrizioni dettagliate e realistiche di un’epoca che non ci appartiene più, dove per telefonare ci si recava alle cabine telefoniche ma anche di un ‘altra in cui si viveva in uno stato di guerra sotto la minaccia delle bombe. In una città che percepiamo realmente, nella sua desolazione e nell’afflizione da un caldo che si appiccica addosso impedendo di respirare ma anche di una nebbia che impedisce di vedere. Gli argomenti trattati sono molteplici: di come il mondo continui ad andare avanti nonostante le brutture che in esso trovano un palcoscenico; di come spesso si pretenda fedeltà dagli altri esonerandone noi stessi; di come siamo disposti ad affrontare qualsiasi avversità quando si è giovani e si è mossi da solide motivazioni; di come la gente ami essere spettatrice degli orrori altrui per uscirne rassicurata; dell’importanza dei ricordi legati a certe atmosfere; di quanto sia giusto ammettere i propri errori; di come la lotta di classe affondi nella storia dell’umanità; di come certe persone ci influenzino indipendentemente dal tempo che abbiamo speso con loro e di come non ci sia soluzione a certe mancanze.
Leggere questo libro di Flavio Villani è stato un bel viaggio, in un luogo e in un tempo diverso. Naturalmente il piacere della lettura è un fatto soggettivo, come quello che in essa riesce a toccarci. E come è successo per l’ispettrice Valeria Salemi, ho intravisto una crepa nel commissario Rocco Cavallo. Una crepa che non mi ha respinta ma attratta. E per questo voglio leggere anche il prossimo romanzo che da pochi giorni è uscito il libreria “Nel peggiore dei modi”. Perché, invece, ci sono nodi che non si vogliono sciogliere ma trattenere il più a lungo possibile, e crepe che non si vogliono tappare ma attraversare, nonostante i rischi e le incertezze perché è sicuramente un modo per uscirne arricchiti. E le emozioni, non sono mai troppe.
Federica Politi
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Lo scrittore:
Flavio Villani è nato a Milano nel 1962. Neurologo, ha lavorato negli Stati Uniti come ricercatore nel settore della neurofisiologia. Come scrittore ha esordito con L’ordine di Babele (2013, Laurana). Il nome del padre è il suo primo romanzo poliziesco.