Gianni Biondillo – Il sapore del sangue

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Editore Guanda / Collana Narratori della Fenice
Anno 2018
Genere Giallo
320 pagine – brossura e ebook
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Quando, parecchi anni fa, scoprii Gianni Biondillo e l’Ispettore Ferraro – era il tempo del romanzo ”Per cosa si uccide” – decisi all’istante che questo autore mi piaceva. E L’ispettore Ferraro di Quarto Oggiaro pure. E la sua Milano ancora di più.
Ecco perché ho accolto questo nuovo romanzo con piacere. Era come ritrovare un vecchio amico, e tutto l’ambiente, e la gente che gli gira intorno. Poi ci sono i nuovi personaggi, e Salvatore Procopio detto Sasà, il protagonista di questa storia, lo è veramente, nella sua negatività.

– Procopio è un tipo volubile. Pericoloso. Una volta mi disse di essere un cane malato. – Puro quartoggiarismo. Forse oggi non lo dice più nessuno. Un mondo in una immagine: randagio, senza padroni, con la testa bacata”.

E’ questo l’uomo che in una gelida mattina milanese esce dal carcere – uomo libero! – dopo quattro anni, con una sola idea in mente: tornare a riprendersi il tesoro che aveva nascosto con i suoi complici prima di essere catturato, e che gli assicurerà un futuro senza problemi. Ma deve fare presto. Prendere moglie e figlioletta e andare lontano, prima che qualcuno dei suoi vecchi amici lo trovi. Il suo passato è nero, costellato di ogni genere di reati; infatti aveva avuto trent’anni di reclusione. E allora come mai è già fuori? Meglio approfittare della sorpresa e fuggire, sperando in una buona stella , e giocando sul tempo.
Anche Augusto Lanza e Michele Ferraro, del commissariato di Quarto Oggiaro, si pongono la stessa domanda:- Come mai Sasà è già uscito?
Loro lo conoscono bene:lo avevano arrestato e fatto imprigionare, a suo tempo.
E partono ad indagare, nonostante un freddo polare stringa Milano in una morsa, e non inviti certo a uscire fuori, per gli appostamenti o per gli interrogatori.

Periferie desolate, dove la malavita e le mafie imperano; non sono i quartieri che cantava un tempo Ornella Vanoni, nelle canzoni della Mala…queste sono crudeli, pericolose, senza possibilità di riscatto: niente poesia, solo delinquenza.
Dal lato opposto, quartieri nuovi, moderni, come City Life, dove il lusso ed il benessere ci raccontano tutt’altro tipo di persone, quelle “perbene”, dalla vita rispettabile, ma…sarà poi così? O anche lì si può celare qualche mela marcia?
Il romanzo intercala una serie di flash back, che ci “raccontano” Sasà fin dai suoi inizi come delinquente, perché possiamo comprendere meglio l’uomo che è diventato oggi. Eppure avrebbe una famiglia da invidiare: una moglie che lo ha amato “nonostante”, ma ormai stanca di soffrire. Una figlia adolescente che lo ricorda vagamente e che vorrebbe solo dedicarsi allo sport, in una vita senza ombre. Una sorella, Nunzia, che come la cognata non ha più voglia di perdonare i suoi errori. Sasà ne commetterà molti, prima di mettere la parola fine a questa drammatica storia , e la corsa di Ferraro e di Lanza, con la loro squadra, sarà davvero affannosa, prima di riuscire a fermare la sua violenza, perché Sasà Procopio non resiste al “sapore del sangue”.

Alla vicenda noir si alterna anche qualche stralcio di vita privata del poliziotto Ferraro, alle prese con una ex moglie con cui è ancora in contatto per via della figlia Giulia. C’è un episodio, riferito alla ragazza, che si svolge in una discoteca, che ricorda tristemente fatti appena avvenuti che hanno riempito di parole e di immagini i telegiornali…quasi una premonizione da parte dell’autore. La solitudine di Ferraro è quasi palpabile, in alcuni momenti. “Ora invece contava i minuti, le ore, i giorni prima della pensione. Quanti anni ancora? Forse altrettanti. Inutile negarlo: si sentiva sconfitto. Come diceva John Lennon? La vita è quello che ti capita mentre fai altri progetti. Sono i progetti, sono i sogni, sono le illusioni che ti fregano”.
Quanta malinconia in queste parole. Ma forse sono proprio questi momenti di profonda normalità, di umanità, che ce lo fanno amare.

Il personaggio più interessante di questa storia è però un certo Alessandro Locatelli, che entra sulla scena quasi in sordina – il classico tizio buffo che assilla i poliziotti con storie di alieni e di pericolose scie chimiche – e che avrà poi una bella parte nella vicenda: immaginate un misto di Asperger – hacker – finto sempliciotto, ma tutto da scoprire. Magari lo ritroveremo in qualche romanzo successivo. Ma, prima e al di sopra di tutti i protagonisti, la “padrona” della scena è Milano. Una Milano invernale che in ogni pagina, di pari passo con le condizioni atmosferiche, ci mostra prospettive di violenza, infelicità, fatica di vivere (come la definirebbe Cesare Pavese).
Una Milano “da bere”, ma solo in certe zone, mentre la malavita dilagante prende possesso con perfida lentezza di altre, e possiamo darle i nomi che vogliamo, droga, prostituzione, gioco d’azzardo, riciclaggio…sono tutti aspetti di un veleno che si diffonde.

Un romanzo, quindi, che “prende”. Da leggere tutto d’un fiato; che non contiene scene di violenza da thriller classico, ma sa però catturare l’attenzione del lettore e portarlo con sé fino all’ultima pagina. Un’altra bella prova di Gianni Biondillo, che va ad aggiungersi alle precedenti. Vogliamo ancora altre storie con l’ispettore Ferraro.

Rosy Volta

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Lo scrittore:
Gianni Biondillo (Milano, 1966) è architetto e scrittore. Presso Guanda ha pubblicato la serie dedicata all’ispettore Ferraro: Per cosa si uccide, Con la morte nel cuore, Per sempre giovane, Il giovane sbirro, I materiali del killer (Premio Scerbanenco e Prix Violeta Negra), Cronaca di un suicidio, Nelle mani di Dio, L’incanto delle sirene. Per Guanda sono usciti anche Metropoli per principianti, Nel nome del padre, Strane storie, Il mio amico Asdrubale, L’Africa non esiste, Come sugli alberi le foglie (Premio Bergamo) e Pit, il bambino senza qualità. Sempre per Guanda, Biondillo ha curato l’antologia di racconti Pene d’amore; ha scritto con Severino Colombo Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo e con Michela Monina Tangenziali. Scrive per il cinema e la televisione, pubblica su quotidiani e riviste nazionali. Vive a Milano con la moglie e due figlie.