Jonathan L. Howard – Johannes Cabal Series

1509

Editore Doubleday Group
Anno pubblicazione 2009
Prima pubblicazione in Italia: n.a.
Libri della serie: – Johannes Cabal the Necromancer (2009), – Johannes Cabal the Detective (2010) – Johannes Cabal: The Fear Institute (2011) – The Brothers Cabal (2014) – Johannes Cabal and the Blustery Day: And Other Tales of the Necromancer (2015) – The Fall of The House of Cabal (2016).


Hai presente quando dicono “non giudicare il libro dalla copertina”? Semplice, se non fai il grafico di professione! Chiamala deformazione professionale, o semplicemente feticismo per le cose belle…ma nell’attimo che ho percepito i pochi pixel tra milioni di altri me ne sono innamorato. Non era semplicemente bella, aveva qualcosa in più, quel “tailor made” che in pochi tratti riesce a raccontare senza svelare, a stuzzicare la fantasia sbirciando attraverso il merletto.
Non conoscevo l’autore, Jonathan L. Howard, né avevo cognizione della trama, del protagonista, del genere, ma sapevo un’unica cosa: LA VOLEVO; e come in un colpo di fulmine non ho indugiato, mi sono fatto avanti, sfiorato il pulsante “aggiungi al carrello” e indossato il miglior metodo di pagamento on-line. È stato un attimo e l’intera collezione era ai miei piedi in attesa che ne sfogliassi delicatamente le pagine e ne conoscessi tutti i segreti.
Come per tutte le relazioni ho avuto il mio primo momento di titubanza. Accendo la lampada, sistemo la poltrona, il bicchiere di porto Ruby, in tinta con i rossi della copertina, e inizio a Immergermi nella lettura per esserne strappato violentemente: un negromante!?

Rileggo l’ultimo paragrafo per paura di aver tradotto male il senso della frase, apro il vocabolario in cerca di fantomatiche sfumature di significato, ma quello che ho letto è nero su bianco, cristallino, un negromante, punto. Non posso crederci, o meglio, ci credo perché la stupenda copertina che mi fissa, animata dai bagliori rossi del porto filtrati dal bicchiere, mi racconta quello che avrei dovuto capire già da tempo: genere, personaggio, ambientazione. Mi insulto allo specchio con fare minaccioso e caparbio riprendo la lettura.
Termino il primo capitolo e ho voglia di continuare a leggere. Un negromante sì, ma è un aspetto collaterale della sua vita, una parte del suo passato e del mondo in cui vive, ma che rifugge e cerca di nascondere, male, ma almeno ci prova.
Proseguendo nella lettura dei restanti libri ho iniziato ad apprezzare quello che erroneamente credevo fosse un puro fantasy. Pagina dopo pagina si sviluppa una trama orizzontale che delinea, attraverso i capitoli, il protagonista e i personaggi principali (alcuni ricorrenti), il brodo primordiale di eventi che ha dato la scintilla agli aneddoti raccontati a supporto delle vicissitudini dei vari libri.
Johannes Cabal è il protagonista ironico, misterioso e scaltro che si destreggia in scenografie che nulla hanno da invidiare ad “American Horror Story: Freak Show” nel primo libro “Johannes Cabal the Necromancer” o ai più torbidi noir alla Nestor Burma” di
Léo Malet con il capitolo “Johannes Cabal the Detective”o come in “Johannes Cabal: The Fear Institute” nei panni di un detective alla Dylan Dog catapultato in Dreamland (che ha poco di dream e molto di Nightmare) alla ricerca del famigerato “Phobic Animus”, l’incarnazione della paura o ancora in “The Brothers Cabal” vestendo maldestramente i panni di uno Sherlock negromante (Johannes Cabal) con suo fratello maggiore Mycroft vampiro mancato (Horst Cabal).

È un eroe con le caratteristiche dell’antieroe. I suoi propositi sono nobili, ma i mezzi per raggiungerli…non passano per la retta via. Si definisce un uomo di scienza, e il suo scopo finale è quello di contrastare l’unico evento certo nella vita di un uomo: la morte. Così si ritrova a profanare tombe o a rubare volumi occulti le cui formule vengono sapientemente convertite in esperimenti scientifici per ripotare i defunti alla vita. Il “lumen sapientie” che guida la sua anima non si accontenta di un classico Zombie, un morto a metà e un vivo mancato. Il suo fine è la “restitutio ad integrum” del malcapitato baciato dall’oscura signora.
Il background scientifico, sulla base del deduttivo alla Holmes, è il motore che scatena gli eventi conducendolo, attraverso l’indagine o la strategia, alla soluzione dell’enigma (che sia l’immortalità o la prova che inchioda l’omicida). Come il buon vecchio Sherlock, Johannes Cabal ha al suo fianco il corrispettivo, meno pigro e svogliato, di Mycroft, Horst Cabal, un vampiro gentiluomo che non concupisce belle donzelle ma come un alcolista anonimo tiene a bada la sete. I due hanno un rapporto di odio/amore, dovuto a un oscuro fatto che ne lega le esistenze, gli umori e i tiri mancini che si scambiano. Johannes è l’impulsivo, il curioso irrefrenabile che mette il naso ovunque.
Horst è il solitario, il razionale della coppia, l’angelo con le ali da pipistrello che punzecchia la coscienza sopita del fratello. A loro si uniscono belle donne, assassini, forze scure, poliziotti e colui che fa le pentole ma non i coperchi.
Sorseggiando il porto, seduto alla mia poltrona da lettura, cullato dalla calda luce gialla della lampada mi trovo a pensare, chiudendo l’ultima pagina della serie, che l’acquisto non è stato poi così male. I colpi di fulmine sono degli appuntamenti al buio, possono lasciare l’amaro in bocca o un dolce ricordo. In questo caso, nonostante il brusco approccio e il ripensamento iniziale, confondo il dolce aroma del vino con la sensazione di aver fatto una buona lettura.

Se sono riuscito a stuzzicare il tuo interesse armati di pazienza e dedizione. Non esiste una versione italiana di questa serie. Almeno secondo le mie lunghe ricerche. L’ho conosciuta attraverso il classico “se hai letto questo allora potrebbe piacerti questo” che propongono tanti siti dedicati alla lettura. È una serie di nicchia, con buone recensioni, scritta da Jonathan L. Howard, nome conosciuto ai gamers, vista la sua biografia.
Personalmente non mi sono fatto scoraggiare dalla lettura in lingua inglese, che risulta fluida e piacevole anche se necessita di un buon vocabolario di base e di una minima conoscenza dello slang. I personaggi sono ben caratterizzati, con tratti semplici e distintivi, lasciando al lettore il giudizio sulle loro azioni. La trama è strutturata in un telaio che unisce i caratteri orizzontali della serialità con quelli verticali del singolo libro portando alla conoscenza del lettore il necessario alla comprensione degli eventi presenti e passati.
Se devo proprio trovare una pecca, anche se comune a tutti i seriali, il ritmo iniziale si perde negli ultimi libri, ma non abbastanza per considerarli di minor valore.

Matteo Bordoni


Lo scrittore:
Jonathan L. Howard (un game designer, scriptwriter e veterano dell’industrial del gaming, tra i suoi titoli troviamo “Broken Sword”, con la passione per la scrittura e una florida bibliografia a suo nome).