Lorenzo Visconti- La furia del Drago

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Editore La Corte / Collana Underground
Anno 2020
Genere Hard-Boiled
270 pagine – brossura e epub


La furia del Drago, quinto episodio dell’omonima saga, comincia con una citazione autorevole, scomodando Shakespeare il quale ammonisce i lettori: “Non metterti tra il drago e la sua rabbia”, prosegue poi con un’altra grande verità: “L’arte di vincere si impara nella sconfitta” (Simon Bolivar), per chiudere in bellezza con uno scambio di battute tra (forse) un ipotetico lettore e il Drago:
“Cosa facevi in montagna per tenerti in forma?”
“Spaccavo”.
“Legna?”
“Soprattutto il culo ai bracconieri”.
Questa citazione-incipit la dice lunga sul protagonista di questa serie di romanzi hard boiled firmata da Paolo Roversi, con lo pseudonimo di Lorenzo Visconti.
Anche senza aver letto gli episodi precedenti è agevole riprendere il filo del racconto e prendere confidenza e familiarità con Drago, all’anagrafe Lorenzo Visconti (come lo pseudonimo scelto dall’autore) l’indiscusso pezzo da novanta della storia. Il sipario si alza su una tipica ambientazione invernale di montagna (ci troviamo nelle Dolomiti per esattezza), mentre Drago è intento a fare ai bracconieri quanto innocentemente dichiarato poche righe fa.

Drago è tutto fuorché un tipo tranquillo ma la sua furia, questa rabbia ancestrale che lo caratterizza, non è mai gratuita e fine a se stessa. Sta facendo un appostamento al bracconiere di turno intento nell’obiettivo di uccidere un ignaro cervo, mentre lui resta nascosto alle sue spalle “ricoperto di sterpi e neve come un orso polare in Alaska, con indosso una pelliccia bianca, sintetica ovviamente”.
Impossibile non fare il tifo per lui: “La violenza dei codardi è la peggiore di tutte: infida, crudele e meschina. Quando mi ci imbatto mi sale su un veleno, come il caffè nella moka. Non che sia difficile farmi innervosire, d’accordo, eppure ci sono schiere di uomini che la praticano, senza scrupolo a ogni latitudine. Per quanto mi riguarda, mi sono messo in testa di mettere un freno a questo scompenso: un fatto di karma, mi dico, al punto che da venti giorni a questa parte ne ho già spediti cinque all’ospedale”.

La caccia ai bracconieri e la parentesi montanara del Drago vengono bruscamente interrotte. Drago deve tornare a Milano. Sembra esserci infatti una nuova pista per scoprire che fine ha fatto Lara Serrano, sua amata compagna e collega (Drago è un ex poliziotto), scomparsa misteriosamente da oltre due anni. Riceve un telegramma da parte di Sara, sorella di Lara, che lo esorta a scendere a valle e riaprire le indagini. Tolto il vestito da Yeti e lasciato a malincuore il suo isolamento silvestre il nostro eroe sale sul primo treno e torna a Milano, dove è nato e cresciuto.
Con indolenza riprende i vecchi ritmi e le vecchie consuetudini, fatte di location amene, due su tutte: il bar sotto casa dove è solito degustare del Fernet e la palestra dove riprende a praticare la boxe improntando sfide dove non sempre ha la meglio). Nonostante la sua evidente sociopatia (“per quanto mi riguarda l’umanità va presa a piccole dosi”) Drago ha due amici speciali: Jamel, geniale e imbranato smanettone di tastiere e Barillà, ex maresciallo dei Carabinieri. I due sono i titolari di un’agenzia investigativa intitolata proprio al mitico e nerboruto amico: la Dragon. La sgangherata agenzia, sempre sull’orlo del fallimento, sarà la base per seguire la nuova pista e per ritrovare Lara, seguendo in parallelo i vecchi casi irrisolti ai quali la giovane donna stava indagando, i cosiddetti Cold Case.

I capitoli si susseguono veloci alternando il punto di vista di Drago a quello di Jamel e il ritmo creato da questo dinamismo è irresistibile. Impossibile non pensare allo scorrere degli episodi di una serie tv dove la trama verticale si incastra perfettamente con quella orizzontale creando giustificate aspettative (Lara è ancora viva? E se è viva dove si trova?), risolvendo misteri ma creandone altri. Un nutrito gruppo di personaggi secondari danno a sottotrame e aggiungono inedite sfumature al Drago confrontandosi e scontrandosi con lui.
Lo stesso Roversi ha definito la saga del Drago (Dragon) come la prima serie tv che si legge sul Kindle. E il riferimento al noto device di casa Amazon ha un motivo: I quattro capitoli precedenti (La legge del Drago – 2017, Le piume del Drago – 2017, Il morso del Drago – 2018,Il karma del Drago – 2018 ) sono edizioni Amazon Publishing (ordinabili e disponibili sia in formato epub che cartaceo solo su Amazon), ma questo ultimo capitolo della saga è invece il primo pubblicato da La Corte edizione.

Sociopatico dal cuore tenero e vegano (il suo medico di fiducia non poteva che essere una veterinaria)… Ho trovato il personaggio di Drago molto credibile e mai stereotipato, soprattutto nella sua capacità di accettare i fallimenti e nelle fragilità che lo espongono, nonostante le spalle larghe, a rovinose cadute. Drago è forte, ma non invincibile e la sua non è la solita immagine dell’eroe impavido ma noioso e bidimensionale. In qualche occasione finisce a terra, ce le prende di santa ragione, ma lui che legge “L’arte della Guerra” pasteggiando Fernet, ha capito bene una cosa: “Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere.”

Ogni lungo viaggio inizia sempre con un primo passo”.
Alla prossima fermata, Drago.

Susanna Durante


Lo scrittore:
Paolo Roversi è nato nel 1975 a Suzzara (Mantova). Scrittore, giornalista e sceneggiatore, vive a Milano. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore di soggetti per il cinema e per le serie televisive, spettacoli teatrali e cortometraggi. Tiene corsi di scrittura crime per la scuola Holden di Torino. I suoi romanzi sono tradotti in otto Paesi.