Elisabetta Cametti, con una laurea in Economia e Commercio in Bocconi, da vent’anni si occupa di editoria e lavora tra Milano e Londra.
La stampa l’ha definita “la signora italiana del thriller”. Nel 2013 ha pubblicato il primo romanzo della serie K, I guardiani della storia, suo thriller di esordio e bestseller internazionale. Nel mare del tempo è uscito nel 2014 e Dove il destino non muore nel 2018.
Nel 2015 ha inaugurato la serie 29 con Il regista, seguito nel 2016 da Caino, entrambi molto apprezzati da pubblico e critica. I suoi libri sono stati pubblicati in 12 paesi.
È opinionista in programmi televisivi di attualità e cronaca su Rai 1 e sulle reti Mediaset.
L’abbiamo intervistata per farci raccontare com’è nato Muori per me, thriller psicologico uscito da poco per Piemme Editore. Ecco cosa ci ha risposto:
1. Grazie per essere qui con noi di Contorni di Noir. Prima domanda: come nasce “Muori per me” e quanto tempo è stato dedicato alla stesura di questo romanzo?
E.: La stesura di “Muori per me” mi ha impegnato per circa diciotto mesi, tra studio delle tematiche affrontate, approfondimento dei casi di cronaca e di attualità che l’hanno ispirato e scrittura. Ci tenevo a mostrare le contraddizioni, le ombre, i pericoli della società in cui siamo immersi e per farlo ho dato vita a personaggi diversi come le strade che hanno scelto: una fashion blogger, con il suo mondo solo all’apparenza perfetto, una veterinaria, che ogni giorno lotta contro la dura vita di montagna. Ma anche una libraia che ha trovato la libertà negli origami e una ex modella che ha perso la sua quando ha accettato di prostituirsi. Un narcisista. Una poliziotta votata alla giustizia eppure tormentata da un figlio bullo. Un medico consumato dai sensi di colpa. Un lupo e tante cicale. Vite che si incrociano tra le pieghe di un sistema di corruzione e comando, la cui scia di sangue conduce a una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale.
Cadaveri ripescati dal lago, cacciatori seriali, giochi perversi, sostanze letali sconosciute. Una sola arma per impedire la strage: i social network. Perché c’è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.
2. “Muori per me” è un thriller psicologico e sociale, tratta temi attuali come il dorato – e falso – mondo dei social network: da dove nasce l’idea? E si tratta di una esperienza personale o pure fantasia messa in relazione al mondo social in cui viviamo?
E.: Seguire l’attualità e affrontare casi di cronaca nera ogni giorno mi hanno permesso di capire che la realtà supera spesso la fantasia. Il mondo che racconto in Muori per me non è un’interpretazione, ma una fotografia. Nitida, con una perfetta messa a fuoco della scena. I social network non hanno rivoluzionato solo il modo di fare comunicazione, ma anche l’approccio alla vita: ormai sono diventati una parte integrante della quotidianità di ognuno di noi. Continuando a influenzare i nostri comportamenti, ci hanno cambiato la prospettiva e imposto nuovi punti di riferimento. Tanto da indurci a identificare il successo con il numero di follower. Ed è proprio questa distorsione della realtà che spinge alcune persone ad affidare ai social aspettative e sogni. Così succede alle “cicale”, protagoniste del romanzo. Ragazze che si lasciano ammaliare dai like, fino a confonderli con un segnale di notorietà. Quella notorietà per cui sarebbero disposte a tutto.
3. Ho apprezzato molto in questo ultimo romanzo la bipartizione tra vita semplice di montagna e vita artefatta di città, quale preferisci personalmente?
E.: Due mondi che conosco molto bene, in uno ci sono cresciuta, nell’altro ci lavoro. Ho voluto metterli a confronto perché Muori per me è il romanzo delle scelte senza ritorno, delle luci e delle ombre. Degli opposti. La montagna rappresenta la purezza di spirito, le gioie semplici, i valori veri. Milano è la metafora per descrivere tutti i volti umani, che spaziano dall’essere all’apparire.
4. Ginevra, protagonista di Muori per me, è una donna che è scesa a patti con la vita per raggiungere il suo sogno eppure, arrivata in cima, scopre quanto sia stata scellerata la sua scelta, e tenta di tornare ad essere solo Teresa: c’è davvero possibilità di redenzione, secondo te?
E.: Ginevra sa che non si torna indietro. Non rimpiange il passato, è sempre stata lucida nelle proprie decisioni ed è consapevole di essere in bilico su quella linea sottile che separa il bene dal male. Ed è proprio quella consapevolezza che la porta verso la scelta definitiva, la scelta di liberarsi di maschere, menzogne e illusioni per indossare solo la verità.
5. Quale libro ti ha fatto pensare per la prima volta che avresti voluto scriverne uno anche tu o quale libro avresti voluto scrivere?
E.: Scrivo da sempre, da quando ero una ragazzina e mi sedevo in mezzo al prato per raccontare i miei sogni al diario e romanzare le mie giornate. All’università ho scritto una serie di articoli di marketing. I romanzi sono stati un passo spontaneo. Una svolta a livello emotivo: ho sentito che era arrivato il momento di lasciare che la scrittura assumesse un ruolo più importante nella mia vita.
Sì, c’è una saga che avrei voluto scrivere: Il trono di spade.
6. Ogni romanzo è per l’autore un nuovo ‘figlio’ ma a quale tra i tuoi romanzi ti senti più legata e di quale vorresti, magari un giorno, vedere una trasposizione cinematografica?
E.: Non ho un romanzo preferito. Ogni romanzo identifica un momento preciso della mia vita: quando li sfoglio, penso ai fatti, alle esperienze, alle emozioni che hanno segnato quel periodo fino a influenzare la trama, i protagonisti e i loro stati d’animo. Ho scritto il primo romanzo della serie K, I guardiani della storia, durante una fase di grande cambiamento, di rabbia interiore, quella rabbia che ha caratterizzato Katherine Sinclaire, rendendola imperfetta, vera, tanto da avvicinarla subito ai lettori.
Ho iniziato a lavorare in modo concreto sulla trasposizione cinematografica di tutti i miei romanzi. È un percorso lungo e in salita. Ma lo vivo come una sfida. Una bella sfida.
7. Sicuramente i tuoi lettori vogliono ora sapere quale nuova sfida letteraria ti attende, puoi raccontarci qualcosa dei progetti futuri?
E.: Ho due progetti in cantiere: il romanzo in cui Katherine Sinclaire e Veronika Evans si incontreranno. E un nuovo thriller psicologico. Sto aspettando che la mia vocina interiore mi dica su quale concentrarmi.
Intervista a cura di Adriana Pasetto