Editore SEM
Anno 2021
Genere Thriller
368 pagine – brossura e epub
Traduzione di Valentina Zaffagnini
Non sembra un romanzo d’esordio questo ammaliante thriller di Sam Lloyd, pubblicato in Inghilterra nel 2019 e già tradotto ed edito in quindici paesi e opzionato per un film.
Sin dalle primissime pagine capiamo di trovarci davanti a una storia imprevedibile e oscura, ma limpida nel suo svolgersi. Sam Lloyd rispetta e rende onore a tutti i canoni sia di un thriller convenzionale di indagine che di un thriller psicologico, creando una storia intensa, dove la suspense è costante, e in cui la malvagità umana, il disagio psichico, le descrizioni dei luoghi e la caratterizzazione dei personaggi creano una dimensione di “realismo magico” fra l’incubo e la fiaba. Come Hansel e Gretel, i due giovanissimi protagonisti vivono una comune storia di paura e lotta per la sopravvivenza, un gioco psicologico e di potere costruito con grande abilità.
La storia è narrata, di capitolo in capitolo, attraverso tre diversi punti di vista.
Elissa è una tredicenne che ci racconta di essere stata rapita, nel parcheggio fuori dal torneo di scacchi a cui stava partecipando, e trascinata priva di sensi in un furgone da uno sconosciuto di cui non ricorda il volto. Si sveglierà ritrovandosi incatenata al centro di uno spazio buio e sporco, che riuscirà a mappare attivando istintivamente le sue strategie da scacchista e dove rimarrà in allerta e in attesa degli incontri inaspettati e alternati fra due persone: il suo rapitore, che riconosce dall’odore che ricorda acre e nauseabondo,
e un ragazzino che sembra avere più o meno la sua età. Non può vederli, sempre accecata da una torcia puntata negli occhi: più diretta e ferma quella dell’aguzzino, più incerta e tremolante quella del ragazzo.
Elissa è indomita, ha una mente analitica che usa per cercare di mantenere la memoria di ciò che le è successo nel periodo precedente al rapimento e nei giorni successivi, perché profondamente determinata a sopravvivere all’esperienza, nonostante la voce aspra e gli ordini secchi del suo aguzzino la terrorizzino. Le visite del ragazzino sembrano aprirle, invece, uno spiraglio di azione.
Il secondo punto di vista è quello di Elijah. È lui il ragazzo solitario e bizzarro, unica voce narrante in prima persona e personaggio attorno alla cui complessa psicologia ruota il mistero del romanzo, che va ad incontrare Elissa nella cantina buia, di cui ha le chiavi, in un cottage abbandonato e decrepito, inghiottito dalla vegetazione di quello che lui conosce come il “bosco dei ricordi” e dove da sempre si rifugia sfuggendo al controllo di sua madre, suo padre e del fratello Kyle. Stavolta con Elissa non farà errori, sa come può andare a finire, ma lei è diversa dalle altre, è intelligente e potrebbe diventare la sua prima amica.
I dialoghi nella cantina sono pregni ed essenziali, li aspettiamo con estrema ansia. Fra Elijah ed Elissa sembra crearsi una complicità mista a diffidenza, sempre sull’orlo della rottura per l’ipersuscettibilità di Elijah e l’indecifrabilità del suo ruolo (perché non aiuta Elissa a fuggire, perché non chiama la polizia come la ragazzina ha tentato di chiedergli?) e il disperato e fermo desiderio di sopravvivenza di Elissa, che continua a cercare acutamente di approfittare della presenza di Elijah.
Infine la detective Mairead MacCullagh, che seguirà l’indagine sul rapimento, offre il terzo punto di vista. Mairead sta affrontando i suoi personali problemi di salute (dolorosamente inanellando gravidanze che non riesce a portare a termine), e anche per questo è ancor più determinata a scoprire cosa è successo a Elissa e a riportarla a casa sana e salva da sua madre. Attraverso di lei seguiamo lo svolgimento delle indagini e la possibile correlazione con un caso sinistramente simile, rimasto irrisolto.
L’architettura dei capitoli, con i passaggi da una linea temporale e da una prospettiva all’altra, non crea confusione e anzi contribuisce ad aumentare gradualmente la conoscenza dei personaggi e la tensione narrativa. Ogni capitolo si chiude con un cliff hanger, che ti lascia abbagliato e curioso e con la certezza, però, che quel momento sospeso lo ritroverai nel capitolo successivo. La precisione, ricchezza e chiarezza lessicale e di ritmo rendono sempre palpabili immagini, sensazioni, odori, luoghi e personalità.
Man mano che il pericolo si approfondisce, la natura sognante della storia si dissipa.
Con più di un colpo di scena nella seconda parte, che spiazza e rimescola le carte, l’analisi psicologica si fa ancora più acuta, l’indagine più complessa e febbrile perché le carte rimescolate hanno aperto uno spiraglio; il lettore, già avvinto diventa sempre più avido di pagine, desideroso di comprendere, salvare e punire.
“Il bosco dei ricordi” risulta, alla fine, un romanzo con un’atmosfera difficilmente dimenticabile, un thriller mozzafiato, costellato da personaggi complessi, acuti o sgradevoli, da ambientazioni insieme sognanti e sinistre, ma attraversato in ogni momento anche da un senso di speranza.
Sam Lloyd in questo libro mostra anche il grande pregio di spezzare molti stereotipi legati ai ruoli di vittime e carnefici e ai concetti di psicopatologia e pura malvagità umana, realizzando un’opera consigliabilissima sia agli amanti del genere che a ogni lettrice o lettore alla ricerca di una narrazione coinvolgente e di sapiente costruzione.
Maria Teresa Torti
Lo scrittore:
Sam Lloyd è cresciuto nell’Hampshire, inventando storie e creando un suo mondo tra i boschi vicino casa. Questo è il suo esordio.