La Lepre Edizioni / Collana Visioni
Anno 2021
Genere Romanzo
240 pagine – brossura
“A sud dell’inferno” è costituito da quattro capitoli che l’autore chiama Quadri. La particolarità sta nel fatto che ad aprire la storia sia il Quarto Quadro. Una fine che è un inizio. Un andare a ritroso per avere la visione dei quattro Quadri e ottenere così all’ultima riga la visione totale.
Ed è una visione piuttosto tragica, un andare nella profondità dell’animo umano e ritrovarsi a osservare persone e vite che non hanno nessun spiraglio di speranza. Perché è il loro destino? Perché se la sono cercata? O perché doveva andare così e non c’è nulla da fare per contrastare quello che di negativo ci si riversa contro? Non è dato sapere e ai perché è impossibile dare una risposta, nessuna risposta che possa colmare i dubbi, le domande che ci si pone quando va tutto a rotoli e vorresti capire cosa hai fatto per meritare tutto ciò. Vite che vanno a rotoli, che seguono una discesa inarrestabile, che ti tolgono ogni speranza.
Nel Quarto Quadro si parte con il funerale di Umberto e con tre persone poco raccomandabili che si avvicinano ai suoi due figli, Maria e Luigi, per far loro una richiesta ben precisa e particolare. Non sappiamo nulla della storia di Umberto, di sua moglie, dei loro figli, di quei tre brutti ceffi. Dobbiamo andare avanti nella lettura per tornare indietro, per sapere, per capire. Per seguire gli accadimenti che non lasciano quasi respirare il lettore per la loro drammaticità. E quando per Umberto sembra quasi finalmente ritornare la serenità e la sua vita riprende quel senso di normalità tanto auspicata, arriva la disfatta che lo annienterà definitivamente, che gli toglierà ogni barlume di luce, la speranza di sistemare ogni cosa si frantumerà in mille pezzi, pezzi che non potranno mai più essere incollati.
Non racconterò nulla degli eventi, dovete scoprire le vicende leggendo il libro, passando, da un Quadro all’altro. Premesso che “A sud dell’Inferno” non è un giallo o un thriller, ma in compenso ha delle sfumature noir, quello che posso dirvi è perché l’ho apprezzato. Per la scelta dell’autore di intraprendere il percorso a ritroso che ho trovato molto interessante. Non ha distolto la mia attenzione durante la lettura, anzi, è stato un andare incontro ai perché seguendo un itinerario ben preciso e chiarificatore.
Per la scelta stilistica e per l’uso lodevole delle parole. Mai fuori posto. Un utilizzo sapiente della lingua italiana, tante volte così bistrattata, invece così bella, così efficace, così riuscita. E’ un piacere leggere un testo che ha un così forte impatto.
Per la scelta di fare uso di frasi ironiche, sparse in qualche punto della storia, per spezzare un po’ la gravità e la tensione degli avvenimenti, per far respirare il lettore.
Per come l’autore ha descritto i personaggi, in una maniera così potente. Nella loro descrizione c’è tutto, chi sono e che cosa li ha portati ad essere quello che sono, evidenziando ogni evento che ne ha segnato la vita e ne ha segnato l’animo. I perdenti della vita, quelli che una volta segnati non potranno più riemergere e rimarranno soffocati tra le pieghe di una vita che non è vita.
“Come respirare senza polmoni, palpitare senza cuore, camminare senza gambe; toccò proprio a lui inventarsi una vita destinata a non esser vissuta.”
Osservare e guardare dei quadri significa porsi da soli davanti a quel quadro, percepirne i colori, le luci e le ombre , osservarne i particolari, cercare il significato di quello che vuole trasmetterci l’autore e come noi lo interpretiamo. E’ quello che succede anche quando ci poniamo davanti ad un libro, il nostro io e il libro, l’autore, i colori, le luci e le ombre. Quello che il libro e l’autore vogliono trasmetterci. Cosa il lettore ne riceve e che significato ne percepisce. Vi consiglio vivamente la lettura de “A sud dell’Inferno”, sarà “Un viaggio negli abissi dell’anima umana, in cui ritroviamo l’eco degli orrori narrati con sempre maggior frequenza dalle cronache quotidiane”, così come riportato nel risvolto di copertina.
Cecilia Dilorenzo
Lo scrittore:
Claudio Giovanardi è nato e vive a Roma. Insegna Storia della lingua italiana e Linguistica italiana all’Università Roma Tre. Oltre a numerosi volumi scientifici e divulgativi, ha pubblicato il romanzo Mamma ricordi (Manni 2013, finalista al premio Pisa) e la raccolta di racconti Tutto così regolare tutto così prevedibile (Manni 2015).