Editore Solferino
Anno 2022
Genere Giallo
352 pagine – brossura e epub
Al sontuoso pranzo organizzato dalla matriarca Marina Pietrofesa Cortese, detta Mimma, manca proprio il nipote preferito Wlady.
Mentre col passare delle ore l’assenza di Wlady inizia a sembrare una vera e propria sparizione incontriamo la nostra amata anatomopatologa Viola Guarino che viene chiamata a esaminare la scena del crimine nella quale viene rinvenuto il cadavere del noto professor Vittorio Ambroselli.
Il sostituto procuratore Loris Ferrara inizia a fare un elenco di tutti i nemici di Vittorio ma, considerando il fatto che Wlady e la figlia diciassettenne del professore avevano una relazione, è facile pensare che tra la morte di Ambroselli e la sparizione del nipote della Petrofesa Cortese ci possa essere una qualche relazione.
Non voglio aggiungere altro alla trama per non rovinarvi il gusto della lettura ma ci tengo a parlarvi di chi ha scritto questo bellissimo romanzo.
Piera Carlomagno è un’abile cucitrice di parole, cosa evidente fin dalle prime righe di ogni suo scritto e in questo nuovo romanzo torna, dopo “Una favolosa estate di morte“ e “Nero lucano”, a farci salire a bordo di una Ducati bianca in compagnia di Viola Guarino, personaggio oramai seriale della quale personalmente avvertivo la mancanza.
Penso spesso che in fondo nessuno di noi può modificare il passato. Quello che abbiamo vissuto e da dove veniamo non si cancella con un trasloco in una nuova città, con un passaporto intonso o con un intervento chirurgico che modifica i nostri connotati.
Ciò che siamo stati ci appartiene sempre, anche quando lo specchio, le amicizie e un lavoro nuovo ci vogliono far credere il contrario.
È questo secondo me uno dei motivi per i quali, quando si crea un personaggio, bisogna considerare il sommerso e tutti i bauli invisibili che faticosamente costui porta con sé.
L’autore deve conoscerlo a fondo. Conoscere gioie dolori e traumi del passato. Sapere che pizza ordinerebbe, qual è la sua musica preferita o il genere di film che predilige.
Dettagli. Un’infinità di dettagli che probabilmente non entreranno mai dentro le pagine del libro che sta scrivendo ma che gli permetteranno di costruire un qualcuno con cui il lettore vorrebbe andare a prendere una birra, cenare o anche prendere a pugni, perché no.
Insomma, dev’essere in grado di dare vita a una persona vera.
Perché la realtà in cui viviamo è molto spesso finta e dominata dalle impressioni, dal sentito dire, dalla paura di mostrarsi all’altro per come si è veramente ed è qui che arriva Carlomagno con la sua finzione narrativa che finta non è perché, da attenta giornalista, inserisce nei suoi romanzi fatti gravosi realmente accaduti, ci parla di tradizioni e ci fa conoscere attentamente il territorio ma, soprattutto, ci consegna Viola Guarino che diventa, almeno per me, l’amica con la quale si vorrebbe uscire quasi ogni sera.
Viola è il suo passato. Resta la nipote di Menghina celebre lamentatrice funebre.
Viola che osserva la luna. Viola che forse vede i fantasmi. Viola, da un lato medico e dall’altro strega. Strega, la chiamavano quando era bambina e “strega” pensa ancora qualcuno quando la vede passare.
Viola che vede ciò che è invisibile a tutti.
Viola, col suo sesto senso.
Viola, con la sua paura di essere in qualche modo difettosa e non compresa e, proprio per questo, sempre più vera.
Sto già aspettando il prossimo romanzo, Piera.
Deborah Alice Riccelli
La scrittrice:
Piera Carlomagno è giornalista professionista e scrive sul «Mattino»; con il romanzo Una favolosa estate di morte, edito da Rizzoli, ha vinto il premio Romiti di «Ombre», sezione Emergenti, al Caffeina Festival di Viterbo. È direttrice artistica del SalerNoir Festival, che nell’estate del 2022 è giunto all’ottava edizione.
È laureata in cinese e ha tradotto un’opera teatrale del premio Nobel Gao Xingjian. Con Solferino ha pubblicato Nero lucano (2021).