Giuliano Pasini – L’estate dei morti. Un’indagine di Roberto Serra e Rubina Tonelli

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Editore Piemme
Anno 2024
Genere Giallo
432 pagine – brossura e ebook


Quanto conoscete davvero le favole? Hansel e Gretel, Biancaneve, Cenerentola…Credo che la maggior parte di voi abbia in mente la loro edulcorata versione disneyana, quando in realtà nessuna di queste ha la benché minima intenzione di farvi dormire sonni sereni o cullarvi in fantasiosi voli pindarici.

Le prime versioni di queste fiabe hanno un potente lato oscuro fatto di violenza, cannibalismo, maltrattamenti e chi più ne ha più ne metta: le sorellastre di Cenerentola che si amputano dita e calcagni pur di entrare nella scarpetta (d’oro nella versione originale, poi di cristallo nella riedizione di Perrault), Biancaneve che si risveglia non per il bacio del principe, ma perché i servi di lui – stanchi di prendersi cura di una morta – iniziano a maltrattarla dandole calci e proprio uno di questi le fa sputare il pezzo di mela avvelenata. Potrei raccontarvene almeno un altro paio (su Hansel e Gretel e Raperonzolo per esempio), ma credo che i più si staranno domandando il perché di questo incipit (i miei tediosi incipit). Perché Giuliano (mi permetto un “tu” campanilista) confeziona per noi amanti del noir un altro gioiellino dove questa doppia lettura è a suo modo protagonista.

Incontro con l’autore a cura di Cecilia Lavopa

Riaccogliamo, con piacere, il commissario Serra incastonato in quel borgo d’Appennino che va sotto il nome immediato di Case Rosse e con lui tutta la combriccola che lo anima e lo rende un luogo in cui a noi “pianziani” piacerebbe andare a far un giro per delle buone tigelle e del pignoletto come si deve, seduti nell’osteria di Alves. Eccolo il mondo di Pasini che anche in questo caso ritorna e si estende un pezzetto in più, dandoci ad ogni pagina quella familiarità come consumati avventori. Ma è un luogo un po’ come Cabot Cove (il paese di Jessica Fletcher per chi se lo chiedesse e se anche Jessica Fletcher vi mette in crisi vi dico “La Signora in Giallo” e se anche adesso state guardando la pagina con aria interrogativa, mi sa che potrei dirvi “ma va’ in ti frè” con quel bellissimo accento che ha la Tonelli), un posto in cui sembra che il male (chiamatelo come volete) sia di casa così come lo splendore della natura.

Il male. E’ complicato dargli una definizione precisa al male, perché in alcuni casi è drammaticamente evidente, in altri casi è drammaticamente difficile bollarlo come tale, perché può nascere in luoghi e persone che di malvagio non hanno nulla o quantomeno non ne sono consapevoli. Ma come si fa a non essere consapevoli del male?

Il percorso, inizialmente tortuoso come le stradine in salita e i fitti boschi di castagni che circondano Case Rosse, Giuliano ve lo svela con la stessa curiosità dei pezzetti di pane di Pollicino (per rimanere in tema). Sbocconcella le vicende e le incastra in un percorso intrigante fatto di tanti spunti che, a noi lettori con il pallino degli investigatori, piacciono un sacco. La cosa che a Giuliano riesce in modo sublime (sì, lo so, sono di parte e lo ammetto) è tratteggiare i personaggi, anche quelli che fanno solo capolino nella storia. Ognuno ha un suo contesto, un suo posto ben preciso e riappare quando è giusto che sia, senza portar via la scena o senza presenzialismo tanto per fare il tappabuchi. Ognuno ha un tratto, una voce, un odore, uno spazio preciso. Allo stesso modo i luoghi: è come guardarsi intorno perché non sono solo “descrizioni” o sfondi, ma anche loro diventano personaggi, concorrono a portarvi dove Giuliano vuole che andiate, a rimanere stupiti, impauriti, a stringere gli occhi mentre leggete perché “sentite” intorno a voi la nebbia o l’odore delle paste burrose dell’osteria di Alves al mattino.

In tutto questo c’è il noir, c’è il lato oscuro, che viaggia intrecciato alle vicende, che le sopravanza o che si nasconde, ma che ha, in questo libro, una protagonista su tutte: Rubina Tonelli. Probabilmente Giuliano – e anche Serra, soprattutto Serra – le dovevano questa centralità, dato che ha dimostrato di avere tutte le carte per diventare un altro personaggio chiave dei racconti del commissario. Rubina è chiave di volta con quell’impeto istintivo di vivere che i romagnoli si portano dietro e che coinvolge chi li incontra, ma è anche tenutaria di segreti e di dolore con cui ha un rapporto tossico, fino all’estremo. Ci sono alcuni momenti in cui Giuliano mette alla prova anche i cuori più di marmo, attimi sussurrati che Rubina vive con sé stessa, con i suoi incontri e con Serra.

Bon, zuvnàz (Bene, giovinastri), se non vi ho convinti ad andare immediatamente in libreria e accaparrarvi quest’altro gioiellino incastonato onestamente non saprei cosa aggiungere… magari che non è l’ultimo visto che Giuliano ha pensato bene di mettere sul tavolo tutti gli ingredienti per una prossima avventura. E allora, sedetevi al tavolo apparecchiato con la tovaglia a scacchi rossi e bianchi e preparatevi a gustarvi uno dei più buoni “borlenghi” che si possano mangiare da queste parti, vè mò!

Michele Finelli


Lo scrittore:
Giuliano Pasini, nato a Zocca, è un orgoglioso uomo d’Appennino che vive in pianura, a Treviso. Socio di Community, una delle più importanti società italiane che si occupano di reputazione, è presidente del Premio Letterario Massarosa e in giuria di altri concorsi italiani e internazionali.
Il suo esordio, Venti corpi nella neve (ora Piemme), diventa subito un caso editoriale.
Seguiranno Io sono lo straniero e Il fiume ti porta via (entrambi Mondadori), tutti con protagonista Roberto Serra, poliziotto anomalo e dotato di grande umanità, in perenne fuga da sé stesso e dal male che lo affligge. È così che si muore ne segna il ritorno a Case Rosse dieci anni dopo il primo romanzo.