Editore Solferino
Anno 2024
Genere Noir
304 pagine – brossura e ebook
“Ovunque andrò”… sembra il titolo di una canzone che parla di eternità… evoca spazi sconfinati e nessun limite temporale… dà un’idea di caducità, di ineluttabilità, di libertà. In verità è il titolo di un romanzo – l’ultimo di Piera Carlomagno, uscito il 21 giugno per Solferino – che in qualche modo ben si adatta a queste suggestioni. È una saga familiare che abbraccia un arco temporale vastissimo, dal 1935 quando una frana provocò una crepa che spaccò in due il paesino lucano di Castrappeso e il palazzo di una delle famiglie più abbienti – sino all’oggi, ma per implicazioni psicologiche e retaggi culturali antichi potrebbe spingersi indietro sino alla notte dei tempi.
Quanto agli “spazi sconfinati” di cui sopra, la storia si sviluppa partendo da una casa ai Banchi nuovi, a Napoli, fino ad arrivare in Cina, nella eclettica e infida Pechino, passando per la Lucania e Parigi… luoghi che non potrebbero essere più diversi e lontani, ma che sono accomunati da un vissuto, quello degli uomini e donne che compongono la vita e le radici di Tania, la voce narrante, l’ultima erede di tre famiglie, i Di Salvia, i Rinaldi e i C, tutti racchiusi in lei e nell’azienda che divide col marito, Raniero Monforti. O forse dovrei dire “divideva”, giacché Monforti è morto, o meglio “scomparso” tra le luci e le ombre di Pechino. Del suo destino infausto è accusata proprio lei, la moglie, Tania. Mentre attende la sentenza che deciderà se è colpevole o innocente, racconta la sua verità, la sua storia e quella della sua o delle sue tante famiglie, una storia nata da una crepa, cresciuta su un fraintendimento, fatta di scelte difficili, sofferenze, coraggio, lungimiranza e talvolta un pizzico di follia. A popolare queste pagine ci sono personaggi scolpiti eppure inetichettabili che, come pietre miliari, segnano il passo in questo viaggio fra i luoghi vicini e lontani di una storia lunga cent’anni.
Questo libro è stato definito “me-no-ir” e non c’è, a parer mio, definizione più calzante perché racchiude in sé la forza e il portato di una storia familiare raccontata con l’animo di un noir. C’è, indubbiamente, tanto dell’autrice e della sua storia personale in queste pagine… e si sente. Si sente – qui più che in altri suoi scritti – l’autenticità di un racconto per certi versi personale, pervaso di sentimenti ed emozioni – positive e negative – che premono per venir fuori, macchiare la carta, deflagrare nell’immobilità dei vicoli silenziosi quando cala la sera. Non c’è Viola Guarino in questo romanzo, ma c’è Piera Carlomagno, come si mostra e si dona a noi che la seguiamo e la leggiamo. C’è e si sente, qui più che altrove… e per essersi donata ancora, per aver tirato fuori e affidato a noi qualche pietra che forse rallentava il suo cammino, noi la ringraziamo.
Rossella Lazzari
La scrittrice:
Piera Carlomagno è giornalista professionista, scrive sul «Mattino» ed è direttrice artistica del SalerNoir Festival. È laureata in cinese e ha tradotto un’opera teatrale del premio Nobel Gao Xingjian. Con Solferino ha pubblicato Nero lucano (2021) e Il taglio freddo della luna (2022).