Editore Einaudi / Collana Stile Libero Big
Anno 2024
Genere Giallo
248 pagine – brossura e ebook
Da melomane quale è Giancarlo De Cataldo, la nuova indagine di Manrico Spinori non poteva che attingere a Puccini, nell’anno del centenario della sua morte. Non dirò certo quale opera ha ispirato Il bacio del calabrone, ma ho apprezzato e gradito lo ‘stare sul pezzo’ dell’autore. Per chi non si è mai imbattuto nei romanzi con protagonista Manrico Spinori, è necessario che il lettore sappia che: il magistrato ha nobili origini, infatti viene chiamato “il contino”; ha un maggiordomo molto ironico che strappa sempre dei bei sorrisi in chi legge soprattutto quando dialoga con il contino; ha una mamma ludopatica che escogita sempre qualcosa per scommettere o giocare e con la quale si creano dei siparietti simpatici; ha una ex moglie di grande intelligenza e da cui ha avuto un figlio; è molto sensibile al fascino delle donne soprattutto se hanno determinati particolari fisici; ha una squadra investigativa molto affiatata ma soprattutto è convinto che la soluzione dei casi sia contenuto nelle opere liriche: “Era convinto che non esistesse situazione umana, incluso il delitto, che non fosse stata affrontata da un melodramma”.
Tuttavia, la morte del titolare di una casa di moda, Tito Cannelli, non sarà di facile soluzione. Innanzitutto perché Spinori non riesce a individuare l’opera che di solito è fonte di concentrazione, riflessione e intuizione, e poi perché l’arma del delitto era un grosso insetto, sfortunatamente giustiziato sul luogo, tra l’altro da Manrico stesso, presente durante l’incidente in quanto invitato alla prima di una nuova edizione della Traviata di Giuseppe Verdi i cui costumi di scena erano stati disegnati dalla maison stessa. In base alle evidenze scientifiche, il Cannelli è morto per shock anafilattico da puntura di calabrone gigante asiatico e questo farebbe chiudere immediatamente il caso in quanto verrebbe archiviato come morte accidentale. Ma un video girato durante la sera della disgrazia, mette in moto la macchina dell’indagine per la presenza di minacce di morte rivolte alla vittima e che potrebbero portare gli inquirenti alla presenza di un delitto. Manrico è scettico, ovvero crede a un evento accidentale ma non è capace di affrontare le cose con leggerezza per cui si adopera per non tralasciare nulla al caso e dispone la squadra affinché vengano eseguite le operazioni di routine ovvero interrogare i testimoni, verificare alibi, approfondire gli elementi dell’autopsia. In effetti pian piano vengono fuori evidenze interessanti che porteranno alla conclusione del caso.
Il giallo c’è tutto, come c’è la bellezza dell’indagine e le distrazioni di Spinori, i colpi di scena sono blandi ma intriganti e la soluzione scoperta del colpevole sorprenderà tutti, Manrico che finalmente individuerà l’opera adesa all’omicidio, e il lettore che di sicuro non si aspetterà tale conclusione. La gelosia, il potere, la vendetta, sono gli elementi fondamentali di Il bacio del calabrone ma a ben vedere sono gli stessi, comuni alla costruzione di tutti i noir che come sostengono i molti autori, “sono i nuovi romanzi sociali”.
Leggere i casi di Manrico Spinori è non solo gradevole per l’incursione di donne affascinanti di cui il magistrato subisce la fascinazione, ma soprattutto perché sono ricchi di citazioni a volte evidenti a volte nascoste fra le righe. Di sicuro dietro la preparazione del romanzo c’è uno studio attento e preciso di ciascun elemento della storia, ma alla base della scrittura di De Cataldo c’è una grande cultura che emerge dalle pagine e colpisce e incuriosisce il lettore.
Luciana Fredella
Lo scrittore:
Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. Per Einaudi ha pubblicato: Teneri assassini (2000); Romanzo criminale (2002 e 2013); Nero come il cuore (2006, il suo romanzo di esordio); Nelle mani giuste (2007); Onora il padre. Quarto comandamento (2008) ; Il padre e lo straniero (2010); con Mimmo Rafele, La forma della paura (2009);Trilogia criminale (2009); I Traditori (2010); con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, Giudici (2011); Io sono il Libanese (2012 e 2013); con Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio, Cocaina (2013); Giochi criminali (2014, con Maurizio de Giovanni, Diego De Silva e Carlo Lucarelli); Nell’ombra e nella luce (2014); con Carlo Bonini, Suburra (2013 e 2017, diventato prima un film di Stefano Sollima, poi una serie diffusa in centonovanta Paesi da Netflix) e La notte di Roma (2015); con Steve Della Casa e Giordano Saviotti, la graphic novel Acido fenico (2016); L’agente del caos (2018) e il ciclo con protagonista il Pm romano Manrico Spinori: Io sono il castigo. (2020 e 2023), Un cuore sleale (2020 e 2023), Il suo freddo pianto (2021 e 2023), Colpo di ritorno (2023 e 2024) e Il bacio del calabrone (2024); con Cristina Cassar Scalia e Maurizio de Giovanni, il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (2020) e La svedese (2022). Ha curato le antologie Crimini (2005) e Crimini italiani (2008). Nel 2019 sono usciti Alba nera (Rizzoli) e Quasi per caso (Mondadori). Insieme a Graziano Diana ha diretto il documentario Il combattente – Come si diventa Pertini, tratto dal suo libro omonimo (Rizzoli 2014).