Editore Salani/ Collana Le Stanze
Anno 2024
Genere Giallo
320 pagine – brossura e ebook
Sempre annunciato da una potente copertina di Zerocalcare, potente perché, cosa rara, riesce a condensare l’essenza propria della trama, è uscito il secondo romanzo di Giancarlo Piacci, Nostra Signora dei Fulmini, una storia dura, complicata, lontana dalla Napoli consueta ma che ne subisce gli influssi, le lusinghe e la ricerca di una speranza.
Torna Vincenzo, già protagonista del fortunato I santi d’argento.
Uomo dal passato pesante, in buona parte da dimenticare, ha cercato di rifarsi una vita nella cittadina di Bacoli, lontano dalle brutture, con davanti agli occhi soltanto il mare – eterna madre – potente sollievo dell’anima. Ha un amico, Antonio, vecchio e saggio pescatore che lo guida come una sorta di Virgilio, attraverso le difficoltà della sua nuova vita.
Ma si sa, il passato non è cosa che ci si possa togliere dalle spalle in cinque minuti. Si ripresenta di nuovo nelle figure complesse e dolenti di Giovanni e Bart, malavitosi ricercati, che lo coinvolgeranno in una brutta storia di odio e vendetta.
Ma Vincenzo avrebbe altro a cui pensare. Irene, tanto per cominciare, la donna con cui ha una storia e della quale è innamorato. Irene che cerca di scavare nella sua testa, che vuole sapere, che continua a metterlo di fronte alle sue colpe e alle sue inadempienze. Irene, implacabile nel cercare di rimetterlo sui binari dell’amicizia, delle cose giuste da fare. È una lotta titanica quella tra la solida fragilità della ragazza e il passato di Antonio che ancora pretende la sua parte.
E poi c’è l’amicizia, i pescatori di Bacoli, l’associazione cui fanno parte. E le divisioni, l’acrimonia, i litigi. E sopra tutto questo il “progresso” che vuole cancellare l’individualità stendendo le proprie mani su tutto ciò che può arraffare. Una compagnia che si occupa di allevamento del pesce, che ha disseminato il mare di gabbie senza curarsi degli effetti che può provocare sull’ambiente marino e sulla vita dei pescatori. Divide et impera, sembra il suo motto. E ci riesce bene, mettendo gli uni contro gli altri, finché una notte, in una delle vasche viene trovato il cadavere di uno dei pescatori dell’associazione.
La scrittura di Giancarlo Piacci è nitida, affilata, feroce nel suo saper descrivere situazioni e personaggi, nel sondare l’animo umano alla ricerca del dolore ma anche della gioia. In Nostra Signora dei Fulmini riesce raccontare un mondo che rischia di scomparire, lancia un allarme che in genere passa inascoltato. Esula dalla sua terra per sviscerare un fenomeno che coinvolge a nostra insaputa questo intero, sfortunato paese. Lontano da facili folklori, Piacci si cala nella napoletanità più autentica, quella lontana dalla pizza e mandolino, raccontando una città fatta di contrasti, difficoltà, ma anche di amicizia, di persone che alla fine non chiedono altro che poter vivere del proprio lavoro.
L’elemento davvero in pericolo, in questo romanzo, come ben riassume la copertina, è ciò che abbiamo davanti, le nostre aspettative, i desideri, l’esistenza stessa. È il futuro, che come il tarocco che tiene in mano il personaggio di Zerocalcare, rischia di andare in fumo.
Enrico Pandiani
Lo scrittore:
Giancarlo Piacci (1981) vive e lavora a Napoli. Da più di dieci anni è uno dei librai di riferimento del centro storico. Ha esordito nel 2022 con il romanzo I santi d’argento.