Loriano Macchiavelli – La Balla dalle scarpe di ferro

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Editore Einaudi / Collana Stile libero big
Anno 2024
Genere Giallo storico
320 pagine – brossura e ebook


La Balla è sempre esistita e intende un gruppo di persone che si trovano sovente e, assieme, si danno a un qualunque impegno. In principio la parola “Balla” era riferita a gruppi di facchini che, nei vari quartieri della città, si davano all’opera di facchinaggio. I facchini facevano un corpo solo: dividevano i guadagni della giornata, facevano pagare una multa a chi di loro mancava ai doveri, si organizzavano nel lavoro e così via. Il basso popolo, in seguito, applicò questa parola a ogni sorta di adunanza. La Balla ti difende quando entri in un altro quartiere, ti aiuta contro i soprusi della polizia austriaca o pontificia o reale. Se sei nella Balla, sei con i tuoi, sei in casa tua.

“La balla delle scarpe di ferro” è ambientato a Bologna nel 1870, un decennio dopo l’unità di Italia. Unità che, a quanto pare, è solo sulla carta.
La situazione politica e sociale a Bologna è alquanto instabile: la criminalità è altissima e la città è in mano alle “Balle”, che da associazioni di mutuo soccorso sono, ora, diventate delle libere organizzazioni a stampo delinquenziale spesso in combutta con la questura e la politica cittadina e che dettano la propria legge. E nessuno vede mai niente.
A mettere ordine in città dovrà essere il questore di origini sarde Pinna Felice:
Pinna Felice è avvocato e cavaliere. Quarantacinque anni nati e cresciuti al servizio di Sua Maestà. È questore di Bologna da pochi mesi ed è già riuscito a farsi odiare da tutti, compresi gli agenti al suo servizio. Ma è quello che gli serve e quindi non ha rimpianti.
Partendo dall’arrivo del questore Pinna e dalla sua ferrea volontà di riportare l’ordine in città, il romanzo descrive, o meglio, sviscera con accuratezza storica ben documentata le vicende  politiche e sociali di Bologna nel 1870.

In una sorta di visione futuristica, Pinna, con metodi drastici, severi, di stampo quasi terroristico, capisce che per riportare l’ordine dovrà fare buon viso a cattivo gioco, giocare sporco, ma avere sempre la camicia pulita. In un gioco di doppi, di spie e infiltrati, il lettore si troverà spesso a chiedersi chi è che muove i fili.
E’ un giallo storico, avvincente, che prende il lettore fin dalle prime righe e non riesce a dargli tregua. Impossibile anticipare le mosse del questore che nasconde il viso: le mani sul volto, i gomiti sul tavolo e il capo appoggiato alle palme.
Il ritmo narrativo è incalzante grazie alla brevità dei capitoli e al titolo che ne riassume il contenuto.
La scrittura di Macchiavelli è fluida e la nota di colore ma anche, forse, il difetto per chi non lo mastica, è data dall’utilizzo del dialetto bolognese per rendere i dialoghi più veritieri e autentici.
Le descrizioni dei personaggi e degli ambienti così accurate e meticolose sono il fiore all’occhiello di questo romanzo.

Attraverso una minuziosa caratterizzazione di ognuno di loro anche quelli secondari e dei luoghi in cui si svolgono le vicende, Macchiavelli proietta il lettore nella storia: gliela fa vivere fino in fondo. Da sottolineare che molti dei personaggi sono realmente esistiti stando alla postfazione di Giuseppe Savini.
La narrazione fresca e sapiente , con la tessitura nel racconto di brani degli atti processuali, lo scenario storico di una Bologna vivida e di un’Italia che non sembra lontana da noi, con i suoi poteri occulti e le sue trame, prendono l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine. E gli fa conoscere una realtà storica poco nota a livello nazionale: i capipopolo, gli agitatori erano i “briganti” di città.
I romanzi sono come le persone. Come le persone nascono sotto una buona o cattiva stella e, sempre come le persone, muoiono dopo una vita lunga o breve, felice o tribolata. Non tutti, per fortuna. I giganti di carta resistono al tempo.
Questa appendice è doverosa per raccontare la rocambolesca avventura vissuta da questo romanzo.

Edito nel 1983, il libro non ottiene il successo che merita, ma la sua buona stella fa sì che, sia nel 2015 che nel 2023, venga ristampato.
La Balla dalle scarpe di ferro ha avuto una vita accidentata, ma non vuole morire probabilmente perché il suo autore, Loriano Macchiavelli, ha saputo raccontare, con la sua scrittura acuta e trascinante, un Regno d’Italia che tanto somiglia, per i suoi intrighi e le sue macchinazioni, al Paese che conosciamo.

Benedetta Borghi


Lo scrittore:
Loriano Macchiavelli, bolognese, è uno dei fondatori del noir italiano. Ha pubblicato una cinquantina di libri e ispirato numerose fiction televisive. Einaudi Stile libero sta riproponendo con successo tutta la serie di romanzi con protagonista Sarti Antonio. Sono usciti finora: Fiori alla memoria (2001), Ombre sotto i portici (2003), Le piste dell’attentato (2004), Sui colli all’alba (2005 e 2024), Cos’è accaduto alla signora perbene (2006), Passato, presente e chissà (2007), Sarti Antonio: un diavolo per capello (2008 e 2024), che nel 1980 ha vinto la prima edizione del premio Tedeschi, Sarti Antonio: caccia tragica (2009), Strage (2010 e 2020), Sarti Antonio: rapiti si nasce (2014), L’archivista (2016), Delitti senza castigo (2019), Sarti Antonio e l’amico americano (2022) e I sotterranei di Bologna. Sarti Antonio alla scoperta di una città segreta (2023). Macchiavelli ha inoltre scritto un racconto per l’antologia Crimini italiani (Einaudi Stile libero, 2008). Nei Super ET è uscito Trilogia di Sarti Antonio, che riunisce in un unico volume i romanzi Le piste dell’attentato, Fiori alla memoria, Ombre sotto i portici (2009), Sequenze di memoria (2011). Nel 2013 ha pubblicato E a chi resta, arrivederci, scritto con sua figlia Sabina (Einaudi Stile libero), nel 2016 Noi che gridammo al vento (Einaudi Stile Libero) e nel 2024 La Balla dalle scarpe di ferro. Il suo sito ufficiale è all’indirizzo www.loriano-macchiavelli.it