Antonio Manzini – Il passato è un morto senza cadavere

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Editore Sellerio Editore Palermo / Collana La Memoria
Anno 2024
Genere Giallo
576 pagine – brossura e ebook


Lettori! Fan di Manzini!
Udite, udite! Rocco Schiavone è tornato, in forma più smagliante che mai. E non mi riferisco al personaggio Rocco ma in generale alla storia, veramente notevole.
Qui, lasciatemelo gridare, ho ritrovato il miglior Manzini: quello che mi ha fatto divorare 576 pagine, con il desiderio di vedere come si dipanava la trama, e nello stesso tempo cercando di farlo durare più a lungo possibile per godermi ogni pagina.
Il “nostro” Rocco. Con le sue malinconie, la sua graffiante ironia che a volte scade nella maleducazione; coi suoi rimpianti senza fine e la difficoltà a staccarsi da un passato felice.
Come non amarlo…
“ La macchia dorata era già scomparsa.
…. Come il passato, pensava Rocco, che non riusciamo mai a calcolare quanto sia durato. Gli sembrava sempre fulmineo, nei bei ricordi, e la nostalgia era figlia di quei momenti.
Rapidi ma necessari a qualsiasi esistenza”.

Il vicequestore Rocco Schiavone viene chiamato per un incidente: che incidente non sia lo capisce presto, così come si rende conto di essere di fronte a una rottura del decimo livello, nella sua personale classifica ormai nota a tutti.
Un ciclista è precipitato in un burrone o, almeno, è stato fatto precipitare. Un’auto pirata?
L’uomo, tale Paolo Sanna, è un caso singolare: ricco, senza lavoro (e va bene, probabilmente non ne aveva necessità); inoltre, e qui arrivano le curiosità, ha vissuto in molti luoghi senza apparente motivo. Quasi nessuno lo conosce, qualche storiella amorosa di poco conto: un fantasma, si potrebbe definire. Un solo amico, ma in modo superficiale, compagno di gite in bicicletta.
Qui c’è da arrovellarsi parecchio. E si inizia subito, con una rubrica trovata nella casa del Sanna, con nomi, sigle, numeri apparentemente senza senso.
C’è lavoro in abbondanza per la squadra di Rocco, che si distribuisce nelle varie direzioni. Le scoperte non si fanno attendere, e li portano lontano, costringendo i vari Scipioni, Casella, Deruta, a salti mortali.
D’Intino no, non sarebbe in grado, e per lui c’è una storia a sé. Che rappresenta poi l’unica parentesi comica del romanzo in tante situazioni drammatiche – e ci vuole – per alleggerire gli animi.

In questa storia complessa, ricca di personaggi, di luoghi diversi, di sorprese, una vicenda parallela si fa strada, molto più personale per Rocco. Una vicenda tutta da scoprire, per il lettore.
L’uomo a questo punto deve fare i conti con la sua vita, con il suo modo di essere, di pensare , disincantato al punto da essere quasi crudele con sé e con gli altri: persino Marina, la moglie morta che viene a fargli visita in alcuni momenti, glielo fa notare ancora una volta.
“Svegliati, Rocco. Tu, gli altri, questa città , siete VIVI e finché lo siete il prezzo da pagare alla vita è accettarla, abbracciarla, farsi ancora male perché è questo che vi tocca. Nascondersi è da vigliacchi”.
Amare e dolcissime, queste parentesi.

Due indagini, dunque, parallele seppur lontanissime fra loro.
Entrambe intriganti e risolte, non senza risvolti dolorosi, con l’aiuto della sua fedele squadra e dei due “Bravi di don Abbondio”: Furio e Brizio, gli amici d’infanzia, arrivati prontamente da Roma, quando hanno compreso che serviva il loro aiuto. Non sempre…nella legalità, ma talvolta utilissimo.

Un romanzo con mille sfumature.
La malinconia di Rocco è la colonna sonora della storia. Il suo non adattarsi alla vita corrente, ai luoghi. Il rimpianto del passato che non lo lascia mai. Il rifiuto a legarsi ad altre donne, con cui ha esperienze fugaci e deludenti. L’ironia graffiante e amara con cui affronta i dialoghi con le persone durante l’indagine: un cammeo è l’incontro con l’ambiguo professor Brunetti, con cui Rocco capisce che “deve giocare a scacchi”. Frasi fatte di sfumature, di riflessioni, da leggere e rileggere più volte.
Eppure ormai noi lo amiamo.
Anche quando è antipatico; anche quando si comporta in modo diverso da come vorremmo. In alcuni momenti, la sua sofferenza, il suo male di vivere sono così tangibili, che si percepiscono a pelle. Trapelano da ogni gesto, da ogni parola.

Ma parliamo anche di momenti allegri. Il povero D’Intino, sfortunato poliziotto, buono ma dalle scarse capacità, è reduce da una esperienza negativa con una fidanzata del paese, ricordate? Quella che lo aveva ingannato, sfruttato.
Ora l’uomo si mette alla ricerca di una nuova “fidanzata” su un sito di incontri. Esilarante. Mimmo D’Intino è preparato: scrive poesie, nel suo buffo abruzzese, che i colleghi tollerano per affetto. Queste serviranno per conquistare la fortunata che risponderà al suo annuncio. È un florilegio, degno di un’antologia.
Un verso finale?
“A Natale so’ vinte tutte le tombole
e tu si’ cchiù bbona
de la pasta ‘nghe le vongole”.
Lui è certo che, ascoltando questa poesia, la donna cadrà ai suoi piedi. Vedremo.

Ormai Rocco Schiavone fa parte della mia vita di lettrice. C’è tutto nelle sue storie: emozioni, sorprese, tristezza, ironia, qualche sprazzo di allegria. Tanti spunti di riflessione.
Come farne a meno? E ora ci tocca aspettare il prossimo romanzo.

Rosy Volta


Lo scrittore:
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (2020) e La mala erba (2022). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022), ELP (2023) e Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (2023). In altra collana di questa casa editrice ha pubblicato Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019).