Editore Einaudi / Collana Supercoralli
Anno 2024
Genere Sci-fi
144 pagine – rilegato e ebook
Traduzione di Andrea Kerbaker e Sarah Thorne
Ne L’urlo (1893) un essere sembra provare a trattenere un accenno di forma e ci guarda, disperato, circondato da un paesaggio e un cielo di luce e onde e poi di fiamme e miasma. Di certo Munch non stava illustrando lo stato della realtà e un’approssimazione del suo stato emotivo in un mondo in cui umani e armi nucleari coesistono. Per quanto da sempre lì, in attesa di essere rivelate, la fisica, la matematica degli alti esplosivi e poi l’ingegneria, non erano ancora; non uno spettro, dovevano essere estratte dalla mano dell’ingegno umano per quanto, in qualche modo, quasi come la guerra in Meridiano di Sangue, fossero sempre in attesa e, in qualche modo, in bella vista. Sparsi nei testi sacri e nei romanzi della fantascienza delle origini cenni e immagini di citta distrutte in un attimo, di bagliori che rendono ciechi e deformi e tramutano in polvere e sale in punizioni e vendette e attacchi di livello continentale, che cancellano popoli e civiltà per lasciare tabule rase, come se l’immaginario, l’inconscio, avesse già svolto le sue ricerche. Qualcosa dell’umano era pronto all’era atomica, qualcos’altro ne è rimasto del tutto trasformato e sconvolto. Questo essere, noi gli umani adesso, personaggi che portano e provano a liberarsi quel tipo di irredimibile disperazione ritratta da Munch, sono Il mostro di Einstein di Martin Amis.
La notte scorsa c’è stata un’impressionante aggiunta al mio vasto repertorio di sogni atomici, i miei sogni di una supercatastrofe nucleare (ormai non si può nemmeno più definirli incubi). L’ultimo civile sta correndo inseguito dall’ultimo pilota sull’ultimo aereo con l’ultimo missile. Questi ultimi due attori si muovono alla stessa velocità -variante interessante dei soliti elementi (fuga, strano rallentamento) – con l’aereo che prova tutta l’umana fatica metallica dell’incubo.
Cinque racconti in cui Amis sembra scorrere intenzionalmente lo spettro delle possibilità narrative in cerca degli strumenti migliori per affrontare il vivere e scrivere nell’orrore inumano della minaccia atomica. Tracce e storie in cui Borges, Ballard e Kafka sono spiriti guida forti e riconosciuti e dove il guizzo e la voce dell’autore di Money e L’informazione è continuo, solo a tratti coperto dal genere. Diversi per struttura e appunto genere, dal pre- al post apocalittico, quasi postesotici, con personaggi che affrontano collassi del fronte interiore e del paesaggio della modernità; sono racconti popolati dai tipici narratori inaffidabili e perdenti privilegiati di Martin Amis adesso però mutati, soggetti a interazioni forti e deboli, vittime e antieroi nel futuro interrotto della Guerra fredda. Racconti in cui Amis inserisce il repertorio lessicale dell’esistenza con la Bomba, nello psicopaesaggio o nella trama e nei dialoghi, affollato di personaggi non umani. Sono le energie, le interazioni, le parole e i concetti dell’era nucleare come se quegli ordigni, le migliaia di bombe nucleari in attesa, volessero in qualche modo, fossero riuscite a uscire, a invadere la vita umana sul pianeta e il linguaggio.
La guerra nucleare come possibilità è già un evento catastrofico, apocalisse realizzata comunque. Fuori dal suo ambito immaginifico, dalla sua cassetta degli attrezzi di scrittura Martin Amis è sempre, in ogni momento, uno scrittore che deve gestire un’urgenza emotiva e intellettuale. Realizzando la magnitudine di quell’immenso apparato estintivo che i governi vogliono insieme far dimenticare e ricordare Amis scrive per provare a conciliare l’inconciliabile, gestire il nodo tragico per eccellenza e mitigare lo shock.
Il nostro tempo è differente. Tutti i tempi sono differenti, ma il nostro tempo è differente. Sotto all’abituale – o meglio tradizionale – presentimento del declino, c’è una nuova caduta, una caduta infinita. Per fare solo un esempio, questo contribuirebbe a spiegare perché nel tempo – nel tempo moderno – sembra esserci qualcosa che non va; passato e futuro, ugualmente minacciati, ugualmente sminuiti, ora si accalcano nel presente.
La raccolta comincia con quello che solo apparentemente è un saggio il cui titolo, centratissimo, è Pensabilità. Lì Martin Amis provvede a un eccellente prodotto culturale non letterario dell’Antropocene che è anche un memoir sotterraneo di un uomo che ha appena avuto un figlio e si trova a discutere con un mindset quasi alieno, pre-antropocenico, che è quello di suo padre. Pensabilità, in cui i temi critici ed etici del vivere e scrivere nell’Antropocene sono lanciati con grande intuito e spontaneità, risparmiandoci quindi un solito cenno a Paul Crutzen, è un gioiello di scrittura e pensiero di per sé.
Il titolo della raccolta sembra l’idea creativa dietro Oppenheimer di Nolan, forse manifesta ingenerosità nei confronti di Albert Einstein. Siamo i mostri del SIOP e di altre trappole cognitive applicate, non di quel momento apicale di verità e ingegno che è la relatività. Questo è forse un dettaglio.
Dalla lettura di tutto il libro emerge la tragedia dell’impensabile, l’abisso di logica, tecnica e tempi dell’apparato diffuso della guerra nucleare, di recente in modo prepotente riportato all’attenzione da Annie Jacobsen ne Nuclear War: a Scenario (2024) e dai rischi reali e sintetici nelle guerre in Ucraina e nel Medio Oriente eppure.
Scorrendo, pagina dopo pagina, il dono, lo strumento del narrare -forse proprio lo strumento che già una volta ci ha permesso di scampare l’estinzione- si svolge, ridà forma e in qualche modo ordine, negli eventi narrati e dopo, nel mondo. È chiaro per quale motivo Martin Amis abbia scritto questi racconti, scrivendo e leggendo l’incomprensibile e il tragico trovano una scena, poi un finale e un senso, manifesto e nascosto. A questo serve sembra la letteratura e questo libro torna in tempo.
Antonio Vena
Lo scrittore:
Martin Amis è nato a Oxford, in Inghilterra, nel 1949 ed è morto a Lake Worth, in Florida, nel 2023. Per Einaudi ha pubblicato: Altra gente, Money, London Fields, La freccia del tempo, L’informazione, Il treno della notte, Cattive acque, Esperienza, Cane giallo, Koba il Terribile, La casa degli incontri, La vedova incinta, Lionel Asbo, Il dossier Rachel (vincitore del Somerset Maugham Award 1974), La zona d’interesse (nel 2023 trasposto da Jonathan Glazer nell’omonimo film vincitore di due Premi Oscar), Successo, Futuro anteriore e La storia da dentro, i racconti I mostri di Einstein, e le raccolte di saggi Il secondo aereo, La guerra contro i cliché e L’attrito del tempo. Nel 2014 è stato insignito del Premio Bottari Lattes Grinzane.