Bruno Morchio – La badante e il professore

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Editore Mondadori / Collana Il Giallo Mondadori
Anno 2024
Genere Giallo
216 pagine – brossura e ebook


Uno dei principali pregi della scrittura di Bruno Morchio è sempre stato il fatto di dare ampio spazio al vissuto dei suoi personaggi rivelandone le più sottili sfumature della personalità, i pregi e i difetti, i vizi e virtù.

Questa volta però le priorità della narrazione si invertono e così, invece di maneggiare un giallo nel quale le vicissitudini dei personaggi hanno un notevole risalto, il lettore si ritrova ad affrontare uno dei grandi classici della letteratura che è il romanzo di formazione sul quale poi si innesta una bella storia noir che serve molto al protagonista per diventare adulto e a noi per mantenere alta la tensione nella lettura.

L’epoca dei fatti è di poco posteriore all’invasione russa dell’Ucraina, evento che fra le tante conseguenze ha avuto quella di creare una grande quantità di profughi, una delle quali si ritrova a servizio di un professore di italiano in pensione che impartisce ripetizioni al protagonista e che un pomeriggio, dopo la lezione, viene ritrovato ucciso in modo cruento mentre il ragazzino e la badante erano a fare merenda al bar del paese.

Da qui quello che sarebbe un normale dodicenne con una vita non facile che ha perso da poco il padre e con la madre che si sacrifica per crescere lui e la sorella che va all’università, si ritrova catapultato dentro una vicenda ovviamente molto più grande di lui in cui si alternano il dolore per la perdita di una figura importante e paterna come il professore e la preoccupazione per la badante che con il suo fascino conturbante e un po’ misterioso gli ha scatenato più di una tempesta ormonale ma che ora è fra i sospettati dell’omicidio, non come esecutrice ma come possibile mandante.

Ma il ragazzo, un po’ per rendere giustizia al professore e un po’ per venire in soccorso dell’oggetto dei suoi turbamenti adolescenziali non rimane ai margini della vicenda ma ci si butta a capofitto con l’entusiasmo e l’incoscienza tipici di quell’età in cui ci si sente pressoché invincibili correndo sovente il rischio di cacciarsi in guai da cui poi diventa difficile uscire.

Filippo, nonostante non sia considerato una cima da buona parte di chi lo conosce, compresa la sua battagliera sorella, si mette comunque al lavoro viaggiando su delle montagne russe di entusiasmo e delusione, amore e odio che lo metteranno spesso di fronte a dilemmi emotivi attraverso i quali sarà costretto ad aprire gli occhi su aspetti della vita adulta per lui inopinati fino a poco tempo prima.

Filippo, nel momento in cui decide di raccontare ciò che gli è accaduto alcuni anni prima, è già diplomato, più maturo e, forse, più consapevole del senso degli eventi che lo hanno visto, suo malgrado protagonista, e delle loro implicazioni. Consapevolezza che un dodicenne, ovviamente, non possiede e che renderebbe meno credibile il romanzo se la narrazione fosse ambientata al presente ma Morchio da scrittore esperto non cade nell’errore e con questa traslazione temporale riporta il tutto nell’alveo della verosimiglianza.

Il racconto, lontano dai canoni del noir più profondo, è fresco e agile come solo quello di un ragazzo che racconta di sé adolescente potrebbe essere, ma Morchio dimostra ancora una volta di saper giostrare le parole, i sentimenti e il linguaggio con una capacità di adattamento non comune che gli consente di srotolare con efficacia una storia criminale solida attraverso una lente particolare, fatta di emozioni tanto acerbe quanto autentiche proprio perché scevre da ogni filtro esperienziale.

Mauro Bossi


Lo scrittore:
Bruno Morchio è nato e vive a Genova. È autore di venti romanzi, che gli sono valsi menzioni e riconoscimenti non solo nel mondo del giallo. Nel 2023 si è aggiudicato il premio Scerbanenco.