Giorgio Ballario – L’equivoco del sangue

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Editore Edizioni del capricorno
Anno 2024
Genere Giallo
336 pagine – brossura e ebook


Settima indagine africana del maggiore Morosini, dicembre 1937.
L’agognata vacanza per farsi una rimpatriata a Massaua con i vecchi colleghi e amici di Aldo Morosini, ricca di colossali mangiate, bevute e imprevisti ma graditi incontri con voluttuose vedove che potrebbero persino costringere il nostro eroe a dimenticare la sua musa, la quasi inafferrabile spia tedesca, verrà bruscamente interrotta da una telefonata mattutina del suo superiore, il colonnello delle Piane. Quella telefonata legata a indubbie pressioni politiche, ci si è mossi addirittura dai vertici della colonia, faceva presagire maretta e tanto lavoro in più.
Necessità impera e la causa incidentale che provocherà il suo rientro anticipato sarà l’efferato omicidio che vede come vittima Samya, stagionata domestica eritrea dei Bouchard , una delle famiglie più in vista della città. La donna è stata assalita in un vicolo, pugnalata, sgozzata e abbandonata a terra per una stradina mentre, da devota praticante par suo, la sera tardi tornava a casa da sola da una chiesa copta dove si era recata a pregare.

Aldo Morosini dovrà rientrare in anticipo ad Asmara per indagare sulla morte di una indigena, che prestava servizio presso una potente famiglia di coloni locali italiani, di ascendenza piemontese e valdese. Chi ha ucciso ha tentato di fabbricare un goffo e ben poco credibile tentativo di stupro forse teso a confondere la polizia. Samya infatti, benché di mezza età, era ancora illibata. Normalmente un delitto legato a un nativo avrebbe dovuto essere pane per i denti del fido maresciallo Barbagallo ma i Bouchard sono tra coloro che contano nella colonia e la morta era cresciuta in casa come dama di compagnia dell’attuale erede del nome e delle sostanze familiari. Ma e soprattutto, o almeno così pare, il voler affidare il caso a un ufficiale superiore, sarebbe dovuto a complicate motivazioni religiose legate alla conquista dell’impero e, visto che i Bouchard fanno parte della ricca potente e originaria comunità valdese, si potrebbe addirittura temere una vendetta trasversale. In questo momento poi l’Italia intende ricucire il rapporto con le altre religioni che si era guastato durante il duro conflitto per la conquista dell’Etiopia, dopo che i protestanti svedesi avevano offerto protezione e appoggio agli etiopi. Tutto parrebbe appianato e si vorrebbe arrivare con la massima delicatezza e solerzia a ripristinare i migliori rapporti con tutte le confessioni ma, contemporaneamente, riuscire a barcamenarsi e mantenere il controllo senza perdere la faccia.
Con l’Asmara che si prepara all’inattesa visita del duca d’Aosta, nuovo governatore dell’AOI, foriera di confusione e tanto lavoro in più, Morosini si troverà alle prese con un caso molto complicato e che scotta.

Nel frattempo grazie all’insostituibile appoggio della passionale prostituta Lucilla Santacroce – una vera e disinteressata amica – e di Gualtiero Buonvicini, cronista del Corriere Eritreo, pur di riuscire a risolvere il caso Morosini dovrà anche confrontarsi con la proibizione del regime che, per preservare la purezza della razza, vieta i rapporti con le donne indigene. Divieti che vengono sistematicamente aggirati da una popolazione italiana composta prevalentemente da coloni maschi. Le statistiche di allora parlano infatti di una donna ogni dieci uomini. Ragion per cui nonostante gli impedimenti, le relazioni stabili tra i coloni italiani e le donne locali dilagano e imperano. Relazioni che vengono tollerate benché queste famiglie alternative e non ufficiali producano troppo spesso dei figli non riconosciuti. E situazioni in grado di degenerare quando i legami di sangue che si vengono a creare possono provocare tensioni affettive, economiche, o addirittura gravi e profonde spaccature in grado di incidere nei rapporti umani e causare le peggiori, se non tragiche, conseguenze.

Anche stavolta Ballario, servendosi di una attenta narrazione giallonoir e pur non sviscerando i tanti e indiscutibili danni legati al colonialismo, regala ai suoi lettori i diversi punti di vista dei personaggi, e un minuzioso quadro di un’epoca, arricchito da numerosi e intensi particolari che ci permettono quasi di rivivere un periodo storico poco conosciuto e approfondito. Particolari che in virtù di un ben congegnato lavoro di ricerca e di ricostruzione sociale e politica ci riportano abitudini di vita, alimentari, e ci consentono persino un ritorno musicale a quei tempi, facendoci idealmente rivedere i film di allora.
Con leggerezza, venata di umorismo pur segnato di malinconia tipico di un noir, spazia sullo scenario di un lontano mondo sparito che ha marcato , anche tragicamente, la recente storia italiana.
Una trama ben congegnata con una perfetta reinterpretazione storico-ambientale.

Patrizia Debicke


Lo scrittore:
Giorgio Ballario, è nato a Torino nel 1964, è giornalista e lavora a La Stampa. Ha pubblicato racconti in svariate antologie giallo-noir, tra cui, per Edizioni del Capricorno, Porta Palazzo in noir (2016) e Il Po in noir (2017), e sei romanzi: Morire è un attimo (2008), Una donna di troppo (2009), Il volo della cicala (2010), Le rose di Axum (2010), tutti appartenenti al ciclo del maggiore Morosini; Nero Tav (2013) e, per Edizioni del Capricorno, Il destino dell’avvoltoio (2017). Nel 2010 ha vinto con Morire è un attimo il Premio Archè Anguillara Sabazia e nel 2013 il Premio GialloLatino con il racconto Dos gardenias, pubblicato da Segretissimo Mondadori. Con Vita spericolata di Albert Spaggiari, biografia di un famoso ladro francese degli anni Settanta (2016), è stato finalista al Premio Acqui Storia. Fuori dal coro (2017) è una galleria di personaggi irregolari e controcorrente del Novecento. Dal 2014 è presidente di Torinoir, sodalizio di scrittori torinesi malati di noir.