Editore La Nave di Teseo / Collana Oceani
Anno 2024
Genere Thriller/Indagine
160 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Massimo Bocchiola e Carlo Cappi
1957. La ricostruzione delle città dalla Seconda guerra mondiale è in corso, c’è un certo fermento nella vita dei civili che provano a dimenticare e ricominciare, si leggono e scrivono bestseller, la Guerra fredda è ancora molto fredda per dirla Max Hastings, dieci o venti milioni di sterline sono una cifra astronomica che può decidere il destino delle nazioni, la Gran Bretagna sta ancora elaborando la perdita dell’Impero e intanto due uomini con storie di avventure e intrighi si incontrano a Tangeri e parlano. Uno è John Blaize, nom de guerre, ex spia e avventuriero, incaricato da un’organizzazione di contrastare il contrabbando di diamanti, l’altro è Ian Fleming, che ha da poco pubblicato con successo quello che diventerà un classico, Una cascata di diamanti. Milioni e milioni di sterline vengono sottratti dalle miniere di diamanti in Sudafrica e Sierra Leone e operativi e spie che fino a qualche anno fa combattevano contro i nazisti e i fascisti adesso ritornano in questo che è un “piccolo gioco” segreto, con implicazioni non solo per la De Beers e il suo monopolio sulle pietre preziose. Come impossibile per questi uomini sfuggire al fascino, l’eccitazione, il thrilling delle arti oscure dello spionaggio eccoli uno di fronte all’altro. Tra quelli che sembrano appunti per un romanzo e un reportage con intervista a un insider questo Contrabbandieri di Diamanti è come una lampada a olio in un mondo sotterraneo.
Quella notte pensai a Blaize, chiedendomi per quale ragione avesse deciso di raccontarmi la sua storia. Le spie sono addestrate a tenere la bocca chiusa e non capita spesso che perdano l’abitudine. È per questo che le storie vere di spionaggio sono rarissime e, per quanto mi riguarda, non ne ho mai trovata una stampata che fosse del tutto attendibile. Anche nella narrativa, i romanzi spionistici di un certo livello scarseggiano.
Le storie di Blaize, rese da Fleming con cura e il sincero interesse dello scrittore di fronte alla fonte preziosa di esperienze, sono lunghi e brevi capitoli che rendono l’atmosfera e il senso del trascrivere e riportare le esperienze raccontate, piene di cenni e ritratti di questa pletora di personaggi e antagonisti, i veri protagonisti del libro. Impiegati infedeli, poliziotti pigri o ignavi, burocrati avidi e sullo sfondo i minatori legali e illegali, tutti intenti a prendere parte a quello strano, affascinante business dei diamanti. Queste pietre che attirano interessi e brame e che non sono davvero rare come riconfermerà anni dopo Blood Diamond (2006). Tra le righe, pagina dopo pagina, sembra questo il vero intento di Blaize e compagni: controllare il mercato e le zone grigie e nere del traffico di diamanti per contenere la verità ovvero che quelle pietre preziose per cui tanti rischiano reputazione e spesso anche la vita non sono davvero preziose. Il commercio di diamanti con le passioni e interessi che scatena sembra un grande personaggio dietro le quinte che fa fare a persone e interi apparati azioni sconsiderate che sono il motore della avventure e delle vicende che Blaize riporta allo scrittore di 007. James Bond in fondo è un agente di un Impero che combatte per mantenere il ricordo di un ordine che è già sparito ma i cui spettri sono ancora assolutamente presenti e uno di questi spettri brilla, viene da luoghi oscuri e misteriosi e vale migliaia di sterline a carato. Non serve che Ian Fleming spieghi il suo interesse per Blaize e le sue storie.
In questa lotta, ripetitiva e a volte noiosa come la vita vera, su una delle poche schegge di potere imperiale rimaste alla Gran Bretagna, c’è uno sguardo sui rudimenti e sui punti fissi del lavoro della spia e del poliziotto. Contrabbandieri di diamanti è uno scorrere di honey pot, infiltrati e le tecniche d’infiltrazione, doppio e triplogiochisti, appostamenti e missioni nella giungla e nel bush scavati da minatori illegali e prospector con licenza. L’orrore della guerra fredda confuso con gli struggle di liberazione nazionale post coloniale deve ancora emergere e Fleming e Blaize parlano come due veterani di vecchi tempi andati che possono impegnarsi e godere di un momento di grazia che sappiamo non durerà. Contrabbandieri di diamanti, nei suoi dialoghi, nelle vicende di quasi ordinaria criminalità, sono anche gli appunti del thrillerista. Dettagli, dinamiche, l’inerzia e la lentezza delle indagini sono il lavoro di studio del reale prima delle necessità della fiction e questo rende già il libro in qualche modo prezioso.
A chi scrive thriller di spionaggio può capitare di ricevere lettere interessanti. Un giorno dell’aprile 1957 avevo appena risposto alla missiva di un esperto di combattimento a mani nude che scriveva da un indirizzo di copertura a Città del Messico e stavo ringraziando un ammiratore cileno, quando il mio telefono squillò.
Pur tra due “epoche” e temperatura del rischio il libro è pieno di spiragli oltre la routine, cenni sull’underworld criminale che copre le azioni del grande gioco tra le potenze. L’ecosistema ritratto è già quello dei conflitti a bassa densità. Le linee di frattura del crimine organizzato e non, delle sliding doors tra servizi di sicurezza e imprese private strategiche, polizia e burocrati a diverso livello di professionalità e possibilità di essere tentati e corrotti sono il punto d’interesse delle interviste e dello scrittore: da quelle parti, in quei momenti arriva l’ispirazione dei colpi di scena, degli incipit, l’inizio del caso, l’evento scatenante. In certi momenti Fleming pare evasivo, tocca appena forse i limiti delle informazioni che Blaize può condividere. C’è un flusso di diamanti che misteriosamente va oltre la Cortina di Ferro e personaggi intoccabili come il Francese sono descritti come qualcosa di davvero prezioso che lo scrittore e l’ex spia non possono comunque non rivelare. I diamanti sono la moneta che finanzia rivoluzioni e operazioni clandestine? Diamanti foraggiano fondi neri del Patto di Varsavia? La International Diamond Security Organization di Blaize è davvero quello che dice di essere? A lettrici e lettore decidere.
Antonio Vena
Lo scrittore:
Ian Fleming (1908-1964) è il creatore di James Bond, il più famoso agente segreto della storia della letteratura e del cinema. Dopo gli inizi come inviato dell’agenzia Reuters a Mosca e una breve esperienza da broker nella City, allo scoppio della seconda guerra mondiale Fleming entra nei servizi segreti della Marina britannica.
Finita la guerra, nel 1946, passa a organizzare i servizi esteri del gruppo “Sunday Times”. Nel 1953 pubblica il romanzo Casino Royale, che fa conoscere al mondo James Bond. Il libro ha un successo immediato e folgorante: la prima tiratura va esaurita in meno di un mese. Nei dodici anni successivi, Fleming scrive altri 11 romanzi e 9 racconti con protagonista l’agente 007, tra cui Dalla Russia con amore, Il Dottor No e Goldfinger.
Da allora, i romanzi di James Bond hanno venduto oltre 100 milioni di copie nel mondo e hanno ispirato la celebre serie di film, aperta nel 1962 da Agente 007 – Licenza di uccidere, con Sean Connery nei panni dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà.