Juan Gómez-Jurado, nato a Madrid nel 1977, è un giornalista e un romanziere tradotto in quaranta lingue. La trilogia composta da Regina Rossa, Lupa Nera e Re Bianco ha avuto un successo clamoroso, con oltre tre milioni di copie vendute, e l’ha consacrato come l’autore di thriller spagnolo più venduto di sempre, nonché come uno dei massimi esponenti del genere a livello internazionale. Fazi Editore ha inoltre pubblicato i romanzi Il paziente, Cicatrice e Tutto brucia, che inaugura una nuova trilogia anch’essa parte dell’universo Regina Rossa. Da Regina Rossa e da Cicatrice sono state tratte le omonime serie Amazon Prime Video.
In occasione della sua presenza a Noir in festival, evento svoltosi dal 2 al 7 dicembre 2024 a Milano, per parlare del suo nuovo romanzo, Tutto torna, pubblicato sempre da Fazi Editore, lo abbiamo incontrato per farci raccontare un po’ di lui e del libro:
1. Benvenuto su Contorni di Noir e grazie per la disponibilità. Iniziamo con una domanda di routine: da quale idea o spunto è nata la scintilla attorno alla quale si è dipanata la trama che ha dato corpo al romanzo?
J.: L’idea di “Tutto torna” nasce dalla vicenda precedente, “Tutto brucia”, soprattutto con l’idea di tre personaggi di cui io mi sono innamorato e penso si innamoreranno anche le lettrici e i lettori. Queste tre donne hanno avuto esperienze estreme ognuna diversa dall’altra, che in teoria non dovrebbero conoscersi, ma che invece si conoscono e si uniscono.
2. Le protagoniste femminili tornano in questo secondo libro con un’impronta ancor più marcata, se possibile ancor più lucida. Come descriveresti Aura, Sere e Mari Paz a chi non ha letto i libri?
J.: Aura si occupava di gestione di fondi, ha due figlie molto particolari che poi avranno un ruolo molto importante nella vicenda. Aura deve andare in prigione per un reato che non ha commesso e l’unica donna che la può salvare è Mari Paz, che è una ex legionaria, ex alcolista e a prima vista non sembra certo la persona ideale a cui affidare due ragazzine di dodici anni. Invece i fatti smentiranno questa apparenza, perché è quanto più simile a una madre che Aura possa trovare. Fra le due c’è Sere, esperta informatica completamente fuori di testa che serve da ponte fra le due donne in molte delle situazioni difficili in cui si troveranno nell’ambito della vicenda.
3. Per quanto riguarda invece i personaggi maschili punterei l’attenzione su Bruno, che potremmo descrivere come uno dei “cattivi” e sicuramente lo è ma nel raccontarcelo hai saputo raggiungere un livello di spessore e trasparenza che ci ha permesso di vedere ben oltre l’apparenza. Come ti approcci quando devi sviluppare personaggi la cui eco risuona con prepotenza tra le pagine?
J.: Hai due ore (sorride)? È molto difficile spiegarlo in poche parole, mi appassiono a scrivere dei miei personaggi, succede soprattutto con quelli cattivi. Io sono molto sensibile alla paura e Bruno mi terrorizza. Lui è bellissimo, ha degli occhi azzurri che ho paragonato a quelli di un pilota che guarda il radar cercando il punto esatto in cui sganciare una bomba. È malvagio dentro, quindi questa dissonanza tra aspetto esteriore e interiore di Bruno è una delle ragioni per cui mi piace descrivere questi personaggi è proprio questo misto di passione e paura che suscitano.
4. Quindi il Male, attrae, in fondo…
J.: Direi proprio di si, quando il Male è bello e ha potere di attrazione è assolutamente interessante. Mi vengono in mente ad esempio i nazisti che avevano gli abiti di Hugo Boss che disegnava le loro divise, oppure i cattivi di Guerre Stellari in cui i Jedi usano soltanto una sorta di accappatoio mentre Dark Vater è elegantissimo.
5. Penso che comunque questi personaggi che rappresentano il Male, anche quando vengono descritti in modo brutale, a parte il fascino che suscitano, i lettori tendono a giustificare le azioni che vengono compiute all’interno del romanzo. Trovano sempre l’aspetto del buono che c’è nel cattivo, quasi a minimizzare la brutalità.
J.: In effetti è così, perché quando un personaggio è ben scritto, troviamo le due facce della medaglia. Tutti gli eroi sono potenzialmente cattivi e tutti i cattivi pensano di potersi trasformare in eroi. Alla fine sono le circostanze o il destino che decidono ma in modo assolutamente accidentale. E poi naturalmente c’è la decisione di ciascun personaggio che decide cosa diventare.
6. Le ambientazioni sono molteplici e si scivola da una all’altra con una naturalezza che segue le azioni che stanno vivendo le protagoniste. Le tue descrizioni sono precise ma non ridondanti e meglio ci fanno comprendere attraverso ciò che vediamo, quello che significa per chi lo sta vivendo. Come scegli i luoghi che reputi migliori per il romanzo?
J.: Gli scenari sono molto importanti per me, ma meno importanti delle emozioni dei personaggi. Come facciamo a far risaltare una figura bianca? La proiettiamo su uno sfondo nero e la figura nera, al contrario, la proiettiamo su uno sfondo bianco. Per le tre protagoniste, voglio mettere in risalto determinate emozioni, come ad esempio: una persona che non è mai stata una criminale, quindi mai stata in prigione come Aura, vivere questa esperienza del carcere sarà senz’altro molto più intensa rispetto a un altro personaggio. Allo stesso modo, quando descrivo Mari Paz che attraversa il deserto al centro della Spagna con la bambina, in condizioni estreme e senza un goccio d’acqua, le emozioni diventano ancora più forti e nitide per come sono descritte.
Secondo me questo ha a che fare anche con il modo di scrivere che abbiamo noi europei in confronto ai thriller anglosassoni, anche perché ci troviamo davanti a un lettore più sapiente, che ha letto più cose e tocca a noi scrittori offrirgli qualcosa in più.
7. Parli di sogni nel libro, di come muoiano se vengono realizzati. Quali sono i tuoi sogni e come riesci a mantenerli vivi?
J.: In realtà i miei sogni si stanno realizzando adesso, perché mai mi sarei sognato nella vita quando avevo tredici o quattordici anni, un paio di anni in più di Alex e Chris, le gemelle di cui scrivo nel romanzo, di essere seduto qui a parlare di un libro esposto nelle vetrine della libreria della Galleria in Corso Vittorio Emanuele a Milano! Come mantengo questo sogno? Pensando ai lettori che vogliono che continui a scrivere e alla scelta che hanno fatto milioni di lettori di leggere i miei libri. Questo mi consente di dedicare ogni minuto alla scrittura e lo sto vivendo con un grandissimo senso di gratitudine nei confronti di tutti quelli che mi seguono.
8. Dici anche che “Un lavoro ti entra dentro, qualsiasi lavoro”. Siamo curiosi di sapere in che modo e in quale quantità il lavoro di scrittore fa parte di Juan Gomez-Jurado?
J.: Ti faccio ridere… Io penso di essere lettore, prima di essere scrittore. È abbastanza difficile da spiegare, ma vorrei fare una similitudine: la mosca della frutta condivide il 60% dei geni dell’essere umano. Secondo me invece il lettore e lo scrittore condividono il 99% degli stessi geni. Quindi a furia di leggere io credo che dentro di noi sorgano delle storie e a un certo punto non puoi fare altro che raccontarle.
9. C’è un’altra domanda che faccio spesso agli autori e che mi piacerebbe fare anche a te. C’è un sentimento più di altri che attraversa il romanzo e che meglio ne rappresenta la sua indole e perché?
J.: Sì, ci sono dei sentimenti che permeano tutto il romanzo. Anni fa è morta la madrina dei miei figli, che era anche la mia migliore amica, e io ho visto come suo padre si è trasformato in madre, a un certo punto. E la stessa cosa avviene secondo me quando ci guardiamo allo specchio, che riflette la nostra immagine e come noi ci sentiamo dentro. Come Aura, una volta uscita dal carcere e tornata nella vecchia casa dei suoi genitori, ha paura di guardarsi allo specchio perché teme ciò che vedrà. Lo specchio è il punto di riferimento ancora più dello specchio di casa sua, tu ti guardi e non ti riconosci più. Lo stesso avviene per Mari Paz, si guarda e capisce di essere diventata madre di due bambine, cosa che all’inizio era un’ipotesi inverosimile.
Quindi si guardano dentro ed è la vita stessa che impone loro questo sguardo.
Secondo me, mentre nella maggior parte dei thriller la cosa più importante è l’azione, questa è una scusa per cercare di guardarsi dentro.
10. Puoi darci qualche anticipazione su cosa stai lavorando o quale sarà il prossimo romanzo che troveremo sugli scaffali delle librerie?
Il prossimo romanzo che uscirà in Italia si intitolerà “Tutto muore”, in arrivo con l’anno nuovo sempre con Fazi Editore. Sarà lo sviluppo della storia di Aura, Sere e Mari Pazi, che fa parte ancora una volta dell’universo Regina Rossa.
ieri, fino a notte fonda, abbiamo girato delle scene della seconda stagione di Regina Rossa, che andrà in onda… Non posso dire quando! Comunque il mio progetto è di continuare a scrivere e scrivere.
Intervista a cura di Cecilia Lavopa e Federica Politi