Liz Moore – Il dio dei boschi

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Editore NN Editore
Anno 2024
Genere Thriller
544 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Ada Arduini


Da sempre il bosco ci ricorda le fiabe dei Fratelli Grimm, quell’insieme di alberi e piante nelle quali addentrarsi e passare dalla luce al buio in un attimo e in quell’attimo realizzare che basta poco perdersi e non ritrovare più la strada di casa. Basta poco pensare che in quella boscaglia possa nascondersi qualche animale feroce o qualche folletto dispettoso.

Il bosco è anche il senso dell’ignoto, il voler riscoprire se stessi attraverso il silenzio e l’allontanamento dagli altri.
il bosco ha tante sfaccettature, ti accoglie e ti inganna, ti mostra un sentiero per poi scoprire che non è quello giusto, ti avvolge con i suoi odori e ti mette brividi di freddo per l’umidità che ti circonda, o forse più per la paura.

Credo che sia il più evocativo tra i luoghi nei quali farsi trasportare da una storia come quella che ci racconta Liz Moore, “Il dio dei boschi”, quinto romanzo di questa autrice pubblicato da NN Editore.
Quanti di voi sono stati in campeggio? Io ci sono stata, ma certamente non assomigliava a quello di cui si parla nel romanzo, un campo estivo nel parco nazionale degli Adirondack (stato di New York), fondato dai Van Laar, una famiglia agiata che sembra non avere pace.
In quei boschi scomparve Bear, il figlio dei Van Laar e a distanza di anni da quella tragedia ora anche Barbara, la figlia tredicenne, dall’animo punk, un po’ ribelle e scapestrata, non si trova.
Sembra che i casi di scomparsa siano un argomento di interesse di Liz Moore, affrontato anche ne “I cieli di Philadelphia” e “Il mondo invisibile”. Questa volta, siamo tra gli anni ’60 e ’70, non esistono i metodi investigativi di oggi e sicuramente all’epoca bisognava avere un grande intuito e grandi capacità, per riuscire a risolvere un caso.
Conseguenza di questa ennesima disgrazia, Alice, la madre di entrambi i figli scomparsi, inizia a soffrire di depressione e si distacca dalla realtà, una tragedia troppo difficile da sopportare. In una famiglia così ricca, dove i soldi spesso possono risolvere i problemi, in questo caso non possono fare nulla.

Judyta Luptack, investigatrice che segue le indagini, intuisce che qualcosa non ha funzionato sin dalla prima indagine, tutti preoccupati di risolvere la cosa senza clamore e con l’idea di trovare velocemente un colpevole e mettere tutto a tacere.
Nonostante la sua giovane età e lo scetticismo che la circonda da parte di chi crede di conoscere vita, morte e miracoli di quella famiglia che della ricchezza ne ha fatto un vanto, riesce a farsi strada seppure con molte difficoltà. Un personaggio che mi è piaciuto molto, quasi dimesso ma la classica acqua cheta che distrugge i ponti.

Interessante l’uso che fa l’autrice dell’ambientazione, un luogo nel quale i pionieri americani cercavano di sopravvivere avendo come unica risorsa il legname di quei boschi, trasformato poi dai ricchi a parco giochi naturale, perdendo un po’ di quel fascino della terra selvaggia tanto decantata nei romanzi. Di uomini duri, abituati a vivere in simbiosi con la natura che dà e che prende. Sempre. Scopro tra l’altro che la stessa autrice conosce bene gli Adirondack, poiché i suoi avi vi si erano trasferiti all’inizio dell’800, poi i nonni avevano costruito una baita nella quale la Moore ci ha trascorso le sue vacanze da bambina e ci torna tuttora.

Ci sono molti elementi in questo romanzo: l’amicizia, l’amore, le dinamiche familiari; le menzogne travestite da verità, segreti fintamente celati, la natura che ti fa credere di esserti amica, ma non  lo è visto come è stata perennemente sfruttata dagli esseri umani. Terre conquistate che presentano il conto a chi, con la propria ricchezza, crede di poter comprare qualsiasi cosa, anche le persone. Una trama che ti spinge a sospettare di chiunque, personaggi poliedrici che conquistano, sempre con il dubbio di aver trovato la soluzione dell’enigma. Invece Liz Moore vuole giocare con i suoi lettori, mantenendo la suspense fino al finale, inaspettato. E da quei boschi è innegabile che uscirete diversi da come siete entrati: parola d’onore! Un’autrice che ho scoperto in ritardo, ma che sicuramente non lascerò più.

Cecilia Lavopa


La scrittrice:
Liz Moore è una scrittrice e musicista americana, e insegna Scrittura creativa alla Temple University di Philadelphia. NNE ha pubblicato I cieli di Philadelphia (2020), da cui è stata tratta la miniserie Long Bright River, Il mondo invisibile (2021) e Il peso (2022), romanzo che è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award e ha imposto il talento di Liz Moore sulla scena letteraria internazionale. Tradotto in più di venti paesi, Il dio dei boschi è uno dei bestseller americani del 2024, selezionato per il Summer Book Club di Jimmy Fallon e incluso da Barack Obama tra i migliori libri dell’anno.