Marina Pierri – Gotico salentino

78

Editore Einaudi / Collana I coralli
Anno 2025
Genere Noir
240 pagine – brossura e ebook


Nel dialetto di una determinata zona del Salento, il termine “stria” sarebbe traducibile con “ragazza”, fascia d’età di cui è universalmente difficile definire l’inizio e la fine. Si può essere chiamate “stria” a sei anni come a venti, ma di certo la gran parte delle quarantenni di ieri e di oggi storcerebbe quantomeno il naso sentendosi apostrofare con quel termine simil vezzeggiativo e dalle connotazioni non sempre positive.
Ma se certi epiteti ti vengono affibbiati da bambina con connotazioni specifiche, beh, diventa ancor più difficile scrollarseli di dosso, qualsiasi età tu abbia, specie con la gente del paesello, che ti conosce e ti ricorderà sempre per com’eri da piccola. E proprio questo è accaduto a Filomena Quarta, la protagonista di Gotico salentino, il primo romanzo di Marina Pierri, da poco pubblicato per Einaudi Editore, nella collana I coralli.

Dopo essersi costruita una vita e una professione (giornalista) a Milano ed essere fuggita tanti anni prima da Palude del Salento, il paesino che la sua famiglia ha contribuito a fondare, Filomena è costretta a ritornarci e a stabilirvisi. Suo padre è morto da pochi mesi e Filomena – l’unica erede dell’arcinota dinastia dei Quarta – deve prendersi cura della loro dimora storica trasformandola, possibilmente, in un B&B. E Filomena ci prova, arriva lì con le migliori intenzioni, in un caldo giorno del settembre 2023, ma la missione le appare da subito ardua: il problema è proprio la casa e la presenza che la abita. E già, perché la dimora Quarta è infestata, lì ci sta la malumbra, lo spettro, la fantasima. Lo sanno tutti da sempre, specialmente Filomena che, per averla vista da bambina, a Palude è conosciuta come “la stria ca ide li muerti” (la ragazza che vede i morti).

E le basta avvicinarsi al paese ed entrare al bar di Antonio per scoprire che nulla è cambiato, nonostante gli anni lei è per tutti ancora la “stria”, la medium, legata ai morti e a cui i morti sono legati. Come apprendiamo dalle lunghe mail-fiume che invia alla sua psicologa milanese, questo ritorno nella terra amata e rifuggita sarà per Filomena un viaggio dentro se stessa, nel passato suo e della sua famiglia: un viaggio molto più profondo, duro e doloroso di quanto potesse mai immaginare. Ad accompagnarla molte presenze, alcune molto umane, vive e tangibili, altre provenienti dal passato, illustri ma – come dire – più eteree e bizzose. E noi, con lei, ci inoltreremo tra i segreti e i sussurri di una casa e di una terra misteriosa e magica in cui le atrocità si mischiano ai riti, la sacralità della natura stride con l’interesse e tutto pare cambiare perché, in fondo, nulla debba cambiare davvero.

Con uno stile diretto ma al contempo ricercato e a tratti sofisticato, Marina Pierri ci conduce in una storia che affonda saldamente le sue radici nella terra salentina di cui veicola odori, fetori e umori, ma che strizza abbondantemente l’occhio a quella letteratura ottocentesca in cui l’amore e l’orrore erano spesso tragicamente legati a doppio filo. Così ci ritroviamo, senza sapere bene come, a parlare di precipitose fughe e difficili ritorni, di male occultato e male occulto, di uomini che opprimono le donne e uomini che invece conservano un senso del rispetto antico quanto rimpianto, di legami familiari e di amori in fieri, di journaling usato come terapia e del bene che fa mettere le mani nella terra e trarne giovamento e meraviglia. E nel frattempo potremmo incontrare, in una delle tante stanze di una casa che ha vissuto troppi turbamenti, una scrittrice dell’Ottocento che traffica con un laptop, fa ricerche su Google ed ha una passione per i vecchi abiti eleganti… o forse due?

E al di là dei validissimi suggerimenti letterari forniti dall’autrice in queste pagine, mi è stato impossibile, leggendo, non pensare a Walpole e al suo “Il castello di Otranto”, foss’anche solo per assonanza territoriale e rimandi a un passato neanche poi così lontano. A proposito, se non l’avete ancora fatto, leggetelo: direi, eufemisticamente, che merita. E se posso uscire un po’ dai soliti binari della recensione standard, azzarderei il consiglio di una colonna sonora che mi pare appropriata per la lettura del romanzo della Pierri, che è poi il brano che ascolto mentre scrivo: Cantigueiras di Carlos Núñez. Buona lettura e, magari, buon ascolto.
Da una – seppur recentemente trapiantata altrove – salentina orgogliosamente D.O.C.

Rossella Lazzari


La scrittrice:
Marina Pierri, laureata in semiotica all’Università di Bologna, vive e lavora a Milano. È cofondatrice di FeST – il Festival delle Serie Tv, ed è series developer per EDI – Effetti Digitali Italiani. Insegna inoltre nella scuola online «Come si scrive una grande storia ». Ha scritto di serialità televisiva, letteratura e videogiochi per «Wired», «Corriere della Sera», «Rolling Stone» e «Vanity Fair». Ha pubblicato Eroine (Tlon 2020), Lila (Giulio Perrone 2023) e Spettri (Einaudi 2024). Sempre per Einaudi ha pubblicato Gotico salentino (2025), il suo primo romanzo.