Intervista a Gianluca Veltri

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foto di Gianluca Veltri

Gianluca Veltri nasce a Milano nel 1972 dove tuttora vive. E’ il titolare di Anadema Haircut Milano (www.anadema.com), prestigioso indirizzo milanese dedicato al binomio arte e capelli. Da oltre un decennio organizza eventi culturali nel capoluogo meneghino, spaziando tra l’arte figurativa, nelle sue diverse forme, e la narrativa.
Nel 2007 pubblica “Amore & altri scarabocchi” (ed. Kipple Officina Libraria), un’antologia di racconti illustrati, che ruotano attorno al funambolico mondo dell’amore, mentre nel 2011 esce il suo romanzo d’esordio: “L’odore dell’asfalto” (ed. NoBeer), che ho recensito sul blog, un noir milanese nel quale l’autore dà vita al vivace Ispettore Crespo.
Inoltre ha pubblicato un racconto per l’ antologia “Milano Forte e Piano 2” (ed. Happy Hour) ed è finalista al concorso per autori noir Giallo Stresa.
L’ho intervistato per voi e vi riporto la nostra chiacchierata:
1. Ciao Gianluca e benvenuto. La tua è davvero una curiosa biografia..ce ne vuoi parlare?
G.: Parlare di me in questi termini mi imbarazza e non poco, diciamo che sono una di quelle persone che con grandi sacrifici, tanto lavoro e un po’ di fortuna, che non guasta mai, è riuscita a diventare quello che sognava di essere, in una città difficile e terribilmente affascinante come Milano che non fa sconti a nessuno.
2. Binomio arte e capelli: in quale dei due argomenti occorre maggiore cura dei particolari e fantasia? Che tipo di eventi culturali organizzi?
G.: Pur essendo entrambe dei veicoli di comunicazione, sono due realtà estremamente diverse, mentre la moda si “vive” e si “consuma” in una arco di tempo limitato, l’arte punta a durare nel tempo e pertanto è indifferente alle influenze del momento. Tuttavia per emozionare, che poi è il loro scopo principale, entrambe devono essere il risultato di una sapiente miscela di sensibilità, ricerca, cura dei particolari e soprattutto fantasia elemento essenziale per evitare l’omologazione, e per riuscire a suscitare stupore.
Da oltre quindici anni, nel mio salone di acconciature e make-up (Anadema Haircut Designer), organizzo presentazioni di libri, mostre di pittura, scultura e fotografia, promuovendo artisti italiani e stranieri. Ogni appuntamento viene inaugurato con vernissage a tema, che spesso diventano dei veri e propri appuntamento festosi, con aperitivi e DJ-set e soprattutto senza liste all’ingresso. Sono figlio della cultura popolare e non amo affatto il classismo con le sue numerose derivazioni, i miei eventi sono aperti a tutte le persone che hanno voglia di stare insieme condividendo spazi e idee. Sono anche curatore di un progetto editoriale, con distribuzione gratuita, giunto ormai al decimo anno di vita, che raccoglie poesie e racconti, scritti da clienti, amici e da alcuni volti noti della TV e del cinema.
3. Quando hai capito che volevi davvero cimentarti nella scrittura?
G.: E’ un sogno che coltivavo fin da adolescente, ma avendo cominciato a lavorare molto presto, l’ho dovuto accantonare, seppur gelosamente custodito nel cassetto dei sogni. In realtà non ho mai smesso di scrivere storie, annotare pensieri e riflessioni, finché un giorno ho trovato il coraggio di proporre alcuni racconti a una casa editrice. Avevo trentaquattro anni.
4. Hai pubblicato nel 2007 Amore & altri scarabocchi, in cui parli del “funambolico mondo dell’amore”, – penso allo stare in bilico su una corda.., per poi passare al romanzo d’esordio “L’odore dell’asfalto”, un noir milanese. Come mai questo passaggio…repentino tra un genere e l’altro? O, a tuo avviso, anche nel noir si sta…in bilico su una corda?
G. In realtà credo che la vita di ognuno di noi sia una lunga corda sulla quale cerchiamo di mantenere l’equilibrio, a volte facendo qualche passo in avanti, altre volte indietro, altre volte ancora combattendo con le avversità nel tentativo di conservare semplicemente la stabilità. Siamo tutti un po’ funamboli.
Detto ciò, penso che intrecciare in una trama noir storie d’amore, d’amicizia o comunque sentimentali, e non necessariamente struggenti o dal tragico epilogo sia la nuova sfida della narrativa di genere. Raccontare il crimine includendo passioni amori e sentimenti, lo ritengo più stimolante sia per l’autore che per il lettore e forse è anche un po’ più moderno.
5. Sono curiosa di sapere come ti sei organizzato nella stesura, considerando la miriade di attività che svolgi e l’attività impegnativa di gestire un negozio.
G.: Fino a qualche tempo fa scrivevo solo di giovedì, il giorno con minore affluenza di clientela nel mio salone, dedicando il lunedì, storico giorno di chiusura per noi acconciatori, alle consulenze che chiedo ai vari professionisti da cui attingo informazioni tecniche/scientifiche. Fortunatamente la mia passione sta diventando sempre più un lavoro e pertanto ho dovuto modificare le mie abitudini. Da qualche tempo scrivo di mattina (sono alle prese con il nuovo romanzo), solitamente dal martedì al giovedì compreso, e non a casa. Mi reco presso ristoranti, bar e chioschi di amici, che mi riservano sempre un tavolo. Accendo il portatile e comincio a lavorare. Ho bisogno di avere gente intorno a me, scrivere è già un esercizio di solitudine, farlo nell’isolamento totale, magari a casa, mi rattrista. E il lunedì… consulenze.
6. Ci vuoi parlare del protagonista, l’Ispettore Crespo?
G.: L’ispettore Crespo è un poliziotto della mobile di Milano che ama profondamente la sua città, Milano, e per nulla al mondo rinuncerebbe all’utopia di vederla un giorno ripulita dalla delinquenza. Ha una Laurea in Giurisprudenza, è un esperto di arti marziali e come spesso accade nella vita e nella narrativa di genere, è un border-line, spesso alle prese con le sue numerose contraddizioni. Ama la bella vita, le belle donne e la musica e come tutti noi anche lui ha le sue debolezze, le sue fragilità e le sue spine nel fianco che di tanto in tanto sanguinano.
7. Nel romanzo si parla di violenza, d’amore e di legami familiari. Che messaggio vorresti trasmettere attraverso la storia?
G.: Amore, amore e ancora amore. Amore per la vita, amore per i nostri ideali, amore per le nostre passioni e i nostri sentimenti, e amore per noi stessi. Diciamo che mi servo del brutto per provare a raccontare il bello.
8. Milano nebbiosa, dalle “atmosfere suggestive e a tratti melanconiche”..è questa la tua impressione della città? Come la vivi? Pregi e difetti.
G.: Amo la mia città e credo di conoscerla bene, anche se riesce sempre a stupirmi. L’imprevedibilità è una caratteristica della metropoli meneghina.
Sono cresciuto in un quartiere popolare e credo che quel disagio sociale che serpeggia silente tra le vie e i casermoni di quei quartieri, spesso inadeguati, te lo porto dentro per tutta la vita. Probabilmente la mia forza sta tutta lì. Se da bambino non avessi vissuto alcune esperienze che mi hanno turbato, se non avessi incontrato alcune persone che mi hanno intimorito, se non avessi conosciuto quelle situazioni straordinariamente umane e poetiche che fioriscono dove il terreno è più duro e arido, probabilmente non avrei trovato la forza di impegnarmi per diventare una persona migliore.
Il mio salone si trova nella cerchia dei bastioni a qualche centinaio di metri dal Duomo, ma la nebbia della periferia ce l’ho nel cuore e la custodisco gelosamente insieme alle tante persone che ho incontrato e che mi hanno voluto bene disinteressatamente.
9. Proprio nei giorni scorsi, sono accaduti due episodi gravi, uno vicino al tuo negozio. Qualcuno ha detto: “Milano non è il Bronx”, ma come credi si possa convivere con la violenza che ci circonda? E come pensi che siano i cittadini, attenti o struzzi che nascondono la testa?
G.: Credo che la delinquenza sia una questione di statistica e non culturale (inteso come cultura sbagliata o limitata). In città grandi come Milano, Roma, Torino e Napoli, attraversate da milioni di persone al giorno, la percentuale dei farabutti che delinquono è nettamente superiore rispetto a un piccolo comune di Provincia, pertanto è inevitabile che questi drammatici fatti di cronaca nera, si ripetano con cadenze periodiche. Quando non accadono, non significa che la delinquenza è diminuita, semmai è sotto controllo, e non sempre quello della giustizia che più di tanto non può oggettivamente fare per contrastarla, ma spesso della stessa criminalità che si autogestisce. Purtroppo. Cittadini attenti o struzzi? Credo che la maggior parte dei cittadini siano persone perbene che cercano di migliorare il microcosmo che li circonda, nella speranza di riuscire a influenzare anche il macro, e che talvolta pur indignandosi, ha paura.
10. Citi molte canzoni all’interno del romanzo, come “Make me wanna holler” di Marvin Gaye, Libertango di Astor Piazzolla, ecc. Che rapporto c’è tra musica e noir secondo te? 
G.: La musica, anche quella pop, spesso giudicata frettolosamente come minore, è un contenitore di forti emozioni come dovrebbe essere una buona storia noir. Pertanto il legame tra loro è forte e di grande complicità.
11. Quale canzone abbineresti al tuo romanzo?
G.: A “L’odore dell’asfalto” abbino “Un tempo piccolo” di F. Califano, struggente, graffiante e intimamente poetica, mentre la nuova avventura dell’ispettore Crespo che arriverà in libreria tra marzo e maggio del 2013 con il suo disincanto e le sue sottili denunce sociali mi fa pensare a “A muso duro”, del grande Pierangelo Bertoli.
Grazie di essere stato con noi e alla prossima, Gianluca!