Maurizio De Giovanni I bastardi di Pizzofalcone

3610
Editore Einaudi collana Stile libero Big
Anno 2013
328 pagine – brossura con alette
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978880621573GRA
Trama originale:
Non hanno neanche il tempo di fare conoscenza, i nuovi investigatori del commissariato di Pizzofalcone. Mandati a sostituire altri poliziotti colpevoli di un grave reato, devono subito affrontare un delicato caso di omicidio nell’alta società. Le indagini vengono affidate all’uomo di punta della squadra, l’ispettore Giuseppe Lojacono, siciliano con un passato chiacchierato ma reduce dal successo nella caccia a un misterioso assassino, il Coccodrillo, che per giorni ha precipitato Napoli nel terrore. E mentre Lojacono, assistito dal bizzarro agente scelto Aragona, si sposta tra gli appartamenti sul lungomare e i circoli nautici della città, squassata da una burrasca fuori stagione, i suoi colleghi Romano e Di Nardo cercano di scoprire come mai una giovane, bellissima ragazza non esca mai di casa, e il vecchio Pisanelli insegue la propria ossessione per una serie di suicidi sospetti.
Un bravo scrittore deve avere molte qualità e tra queste quella di saper conoscere bene l’animo umano ed in questo Maurizio è un maestro.
Nel secondo romanzo, con protagonista l’ispettore Lojacono, sia i vecchi sia i nuovi personaggi sono analizzati a fondo come se si fossero sottoposti a delle sedute con un psicanalista, ma di loro non leggiamo un freddo e professionale responso medico, tutt’altro; li conosciamo nel loro intimo, nelle loro debolezze, nelle loro qualità e soprattutto nei loro segreti più profondi. Attraverso loro si intravvede una visione un po’ pessimistica della vita o, sarebbe meglio dire, degli aspetti tristi dell’esistenza anche se con una debole parvenza di luce in fondo al tunnel della disperazione.
Presentiamoli allora i componenti del Commissariato di Pizzofalcone specchi in cui molti lettori potrebbero riflettersi. Lo spavaldo Marco Aragona inconsapevole schiavo dei suoi pregiudizi e dei suoi atteggiamenti; Ottavia Calabrese che apparentemente non accetta il figlio autistico e mal sopporta il marito sempre pieno di entusiasmo e di attenzioni verso il figlio e verso di lei: Ottavia no, non è felice. Come non è felice Francesco Romano che non sa trattenere la rabbia, insita in lui, che esplode in atti violenti nei confronti dei sospettati e verso la moglie che deciderà di abbandonarlo. Depresso, ossessionato dal suicidio della moglie Giorgio Pisanelli, è convinto che dietro tanti suicidi si nasconda un atto criminoso; scopriremo, ma lui non lo saprà -almeno per ora- che ha ragione. Alessandra di Nardo, dalla pistola facile, costretta a nascondere, ma perché poi, la sua omosessualità frequentando squallidi, se pur esclusivi, club privè. Non sembra aver alcun cruccio Luigi Palma, ma non sappiamo cosa nasconda dietro il suo entusiasmo nel voler tenere unito il gruppo.
Infine Giuseppe Lojacono sofferente per i sospetti, dimostratisi infondati, che hanno comunque causato il suo trasferimento da Agrigento, la separazione dalla moglie e rapporti difficili e sporadici con la figlia quindicenne. Insomma, come meglio spiegato nel risvolto di copertina, ognuno di loro ha qualcosa da nascondere o da farsi perdonare. Sono proprio queste le ragioni che spingono tutti loro a cercare il riscatto dedicandosi anima e corpo alle indagini per salvare sì il Commissariato dalla chiusura, ma soprattutto se stessi.
No, nei romanzi di De Giovanni non traspare la felicità, la voglia di vivere: lo vediamo anche nella vecchietta dai capelli grigi, con l’artrosi, con un sacchetto di plastica in mano, prossima allo sfratto, senza amici, nessuno che la possa aiutare e, cosa più dolorosa, ormai diventata un essere che si trascina tra la folla, invisibile a tutti, se non per essere dileggiata. Ma non c’è felicità neanche all’estremo opposto della scala sociale, nella Baronessa Anna Ruffolo e in tutti i frequentatori del Circolo Nautico: l’alta borghesia, i ricchi da sempre che trascorrono noiose giornate tra una partita di burraco e un pettegolezzo. Una vita piena di agi, di desideri esauditi dal denaro, di viaggi: ma c’è vera soddisfazione in tutto questo?
Forse vi starete chiedendo se leggere “I bastardi di Pizzofalcone” può indurre alla depressione ma non è così; la sua lettura ti apre il cuore ed è proprio questa la vera magia di De Giovanni. Non va dimenticata la trama: come giallo si intuisce facilmente il colpevole e anche le ragioni che hanno scatenato l’omicidio. Non ci sono eclatanti colpi di scena, ma non credo che la vera intenzione dell’autore sia quella di scrivere gialli al cardiopalma. Peccato solo un piccolo neo, un aggettivo e un verbo di troppo a pagina 73 quando Aragona porge il cellulare della vittima a Lojacono sostenendo di averlo trovato “spento e in carica” e l’ispettore lo accende per controllare le ultime chiamate. Come poteva farlo senza conoscerne il NIP?
Aurelio (Standbyme)

 

Lo scrittore:

Maurizio de Giovanni (Napoli 1958) ha pubblicato con crescente fortuna da Fandango Libri il primo ciclo del commissario Ricciardi, ambientato nella Napoli del fascismo e composto da Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi (2007), La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi (2008),Il posto di ognuno. L’estate del commissario Ricciardi (2009), Il giorno dei morti. L’autunno del commissario Ricciardi (2010). La serie è tradotta con successo dalla Suhrkamp in Germania, da Payot & Rivages in Francia, da Lumen e La Campana in Spagna.
Per Einaudi, nel 2011, ha pubblicato Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi (Stile Libero Big), con cui inizia il ciclo delle festività, sempre ambientato a Napoli. Con Mondadori “Il metodo del coccodrillo” nel 2012 e, nuovamente per Einaudi, “Vipera”.
Qui la recensione del romanzo Per mano mia, Il metodo del coccodrillo, Vipera e l’Intervista