Derek B. Miller – Uno strano luogo per morire

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Editore Neri Pozza / Collana I Neri
Anno 2014
Genere Thriller/Noir
304 pagine – brossura con alette
Traduzione di Massimo Gardella

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uno_strano_luogo_per_morire_01“In questa vita, il mio corpo è diventato un ramoscello appassito, mentre una volta ero bello e dritto.

In questa vita, i miei ricordi sono come fumo che mi strozza la gola e brucia gli occhi.

Questa vita! Questa vita sta arrivando al capolinea senza alcuna spiegazione o scusa, e ogni fibra della mia anima o raggio di sole attraverso le nuvole promette di essere la mia fine.”

Ottantadue anni suonati, ebreo di nascita, cresciuto nel New England e migrato a Oslo per desiderio della nipote Rhea e del suo novello sposo Lars. Reduce dalla guerra in Corea, aveva perso suo figlio Saul nella guerra del Vietnam e la moglie Mabel a causa di una malattia.

Aggiustava orologi, una passione che non lo aveva mai abbandonato, anche se la vita in quel paese freddo gli stava un po’ stretta.

Viveva perennemente nei sensi di colpa, per non essere riuscito a salvare suo figlio dagli ideali che lui stesso gli aveva trasmesso, partendo per una futile guerra in cui ha perso la vita.

Fu così che sua nipote Rhea, all’epoca ancora col pollice in bocca e un coniglietto al rimorchio, venne scaricata dai servizi sociali a casa sua e di sua moglie, visto che non c’era nessuno che potesse occuparsene.

Oggi è il nonno a dover essere accudito, anche se ogni tanto le sembra che quell’uomo viva in un’altra dimensione. O è l’Alzheimer che comincia lentamente ad insinuarsi tra  le pieghe del suo cervello.

“Sia ben chiaro, signorina, che non sto varcando il confine con la follia, è il confine che attraversa me.”

“La sanità mentale? Vuoi sapere cos’è la sanità mentale? E’ la densa zuppa di distrazioni in cui ci immergiamo per evitare di ricordarci che la perderemo.”

“Con l’età, i ricordi si fanno più vividi. Il tempo si dispiega in modo nuovo. Senza un futuro, la mente si rivolge su se stessa. Non è demenza senile. Si potrebbe persino sostenere che sia l’unica reazione logica all’inevitabile.”
Oslo non era più la città tranquilla e noiosa di una volta. I recenti flussi migratori dall’Africa e dall’Europa dell’Est – oltre che dai paesi islamici – avevano generato un nuovo tipo di tensione sociale in città, e mancava ancora la maturità politica per affrontarlo.

Per cui era normale avere dei vicini di casa serbi, bosniaci o kosovari. Meno normale era sentire litigare furiosamente una coppia tanto da sentire scappare per le scale una donna e un bambino che rischiavano di essere ammazzati di botte.

Vuoi per l’istinto dell’ex marine, vuoi per uno spirito di solidarietà, Sheldon si ritrova in casa due figure impaurite e smarrite.

E l’ottantaduenne farà un tuffo nel passato e vivrà la sua ultima missione..

Primo romanzo di Derek B. Miller, originario americano e trapiantato a Oslo con moglie e figli. Ed è proprio a Oslo che lo scrittore decide di svolgere la storia, il cui titolo originale è Norwegian by night. Selezionato per sette premi letterari, a ottobre 2013, gli è stato assegnato l’Association John Creasy Dagger Crime Writer Award per un crime esordiente.

Miller è direttore del Policy Lab, organizzazione dell’Istituto per la Ricerca del Disarmo delle Nazioni Unite. Partirei proprio da questa ultima informazione per capire le ragioni che credo di aver individuato sulla scelta dell’autore di parlare di Sheldon Horowitz.

Il genere thriller fa da contorno ad una scelta dettata dagli orrori che le guerre lasciano nelle menti di chi le ha vissute. Da chi si è trovato in prima linea come cecchino a sparare ad un altro essere umano senza capirne le motivazioni.

E’ la storia di un padre e di un figlio. Un figlio che ha scelto di andare in guerra spinto dai racconti di suo padre. Un figlio che non è più tornato.

In alcuni momenti, mi ha ricordato “Nato il 4 luglio” di Oliver Stone, anche se protagonista in questo caso non è un giovane, ma un vecchio ormai al tramonto destinato a sedersi su una panchina a dare da mangiare ai piccioni.

Per niente. Anzi.

La sua voglia di riscatto, i suoi ricordi che improvvisamente diventano vividi e maneggia le armi come fosse ancora in trincea, lo caricano e fanno diventare i sensi all’erta e pronti a combattere.

Lunghe digressioni sulle sue origini ebree e su quello che si prova ad essere stranieri in un paese straniero.

La scelta di ambientare la storia in Norvegia non ne fa un romanzo “nordico”, affatto. E’ una storia che prevarica la fantasia, è un atto dovuto nei confronti di chi ha vissuto sulla propria pelle atti violenti trasformati in giuste cause. Storie purtroppo sempre attuali dalle quali gli esseri umani non hanno imparato nulla..

Romanzo commovente e spunto di riflessione.

Questo romanzo fu pubblicato per la prima volta in Norvegia nel 2011, in norvegese nonostante fosse stato scritto in inglese.

Nel 2012, sessantasette anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, il governo norvegese porse le scuse ufficiali al popolo ebraico per gli episodi avvenuti durante l’occupazione.

Cecilia Lavopa
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Lo scrittore:
Derek B. Miller è il direttore del Policy Lab, organizzazione dell’Istituto per la Ricerca del Disarmo delle Nazioni Unite. Dopo la laurea in relazioni internazionali all’Università di Ginevra e un master in studi sulla sicurezza della Georgetown University, in cooperazione con il St Catherine’s college, Oxford, ha cominciato a scrivere.