Guillaume Musso – La ragazza e la notte

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Editore La Nave di Teseo / Collana Oceani
Anno 2018
Genere Noir
364 pagine – brossura e ebook
Traduzione di S. Arecco

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In “La ragazza e la notte”, Guillaume Musso abbandona New York, la città dei cuori dei romanzi precedenti, per spostarsi in una più abbagliante Costa Azzurra, tra Nizza e Antibes. Fin da subito, si intuisce che il Thomas protagonista, è un riferimento piuttosto chiaro, ma assolutamente casuale, dello scrittore stesso. Fin da subito si sa… beh, non diciamo nulla. Ve lo dirà direttamente Guillaume Musso in persona.
La location francese, esilio dalla roccaforte americana, è frutto di una richiesta, pare, dei suoi stessi concittadini, che a più riprese avrebbero chiesto all’autore di bestseller tradotti in gran parte del mondo, di ambientare una delle sue storie nella città in cui ha vissuto. Musso li ha accontentati con questo libro calandosi in uno dei suoi soliti testi psichedelici, dove il romanticismo si mescola all’indagine e anche al fantastico.

L’inizio del libro è anche una ripresa di una delle caratteristiche di Musso: l’amplificazione dell’interazione tra l’autore e i suoi lettori attraverso riferimenti musicali, cinematografici, letterari. Una storia che si può dunque ascoltare, accostare, ricondurre a ricordi propri. La scrittura di Musso ha una qualità interattiva che si è solidificata nel corso della stesura dei suoi numerosi lavori. Ciò che disse un tempo Joseph Conrad, “Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore” spiega perfettamente lo stile dell’autore francese.

Dicevamo dei riferimenti. Si parte con i Rolling Stones, passando per un college dal nome di letteraria memoria. Musso comincia fin da subito a fornire ai lettori gli elementi necessari per essere dentro a quella riunione di ex alunni di quel college, dopo anni, in occasione della demolizione della vecchia palestra. Guillaume Musso è come sempre preciso, ma non greve nella descrizione dei personaggi, una rito affabulatorio verso il lettore, simpatico e quasi mai banale, una specie di carta d’identità e di ruolo fissati con scorrevolezza e in punta leggera di penna. Come di consueto, Musso non sconvolge, ma sorprende. Una forma di intrigo che non prevede il colpo di scena inaspettato, ma il colpo di scena sentimentale, nel senso di una costruzione a più mani, autore e lettori, di un sentimento che porterà a quella che è la conclusione. Un ibrido da plasmare, rimodellare, da formare fino al suo compimento.

Ci troveremo così di fronte a un cold case, un caso mai risolto. Ma anche a ciò che da subito appare come un amour fou, riportando alla mente André Breton e il finale del suo racconto: “Je vous souhaite d’être follement aimée.” , dove le coincidenze hanno qualcosa di magico, dove le stesse nascono dai sogni o dall’arte, dai deliri o le premonizioni, dove due individui che procedono fianco a fianco costituiscono una unica macchina a influenza innescata. Impossibile non pensare al film manifesto della Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard, quel “À bout de souffle” interpretato e vissuto magistralmente da Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg immortalati nelle lunghe carrellate del regista e espressi al meglio dal soggetto di François Truffaut. Però Musso si diverte troppo a scrivere, e si vede, quindi questo aspetto è soltanto il primo dei molteplici presenti nella storia. Un’apparente scappatella d’amore di una studentessa con il suo professore di filosofia, nasconde in realtà altro. L’intenzione appare chiara nello leggere pagina dopo pagina. Un crimine, senza crimine. Una frase del tutto interpretabile, soggettiva, spiazzante per come è scritta.

Ricordate Conrad… Musso inganna con la fluidità delle parole e della struttura, diluisce il tempo e le sensazioni, permettendo al lettore di ritornare su quanto letto come riavvolgendo il nastro di una vecchia VHS, Influenze kinghiane (la madre, bibliotecaria glielo ha fatto leggere insieme agli autori francesi più impegnati e a quelli più popolari) si respirano in ordine sparso. Come l’autore americano, anche Musso non disdegna elucubrazioni profonde che per nulla inficiano lo spartito della trama. L’intera storia è permeata dal lungo respiro di Vinca Rockwell, la fuggitiva, l’innamorata, la scomparsa. La sua persona è dentro ogni frase, parola, pensiero dei diversi protagonisti. Sono passati venticinque anni ma la presenza dell’allora, allo svolgimento dei fatti, dicianovenne ragazza del campus e più viva che mai. Qui il riferimento a Michael Chabon è palpabile, quasi un omaggio voluto con forza. Guillaume Musso è sì uno scrittore, ma è soprattutto un narratore. E si sente. Si avverte nella disposizione delle frasi, nella loro costruzione. Una mancanza, a nostro avviso. Dal momento che l’intera storia si svolge nel tempo brevissimo di un giorno, quella di non aver aggiunto un’ora accanto alla data.
“La ragazza e la notte” si rivela alla fine un tocco di nouvelle vague dentro una palla di neve. Una storia da capovolgere e da ritrovare seguendo il caos disciplinato dei fiocchi in uno spazio ristretto. Una discesa lenta e lieve fino a posarsi su un passato che non si può dimenticare. Il respiro di Vinca.

Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini

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Lo scrittore:
Guillaume Musso è nato ad Antibes nel 1974 e ha iniziato a scrivere dopo gli studi e non si è più fermato, nemmeno quando è diventato professore di Economia. I suoi libri, tradotti in 40 lingue, e più volte adattati per il cinema, lo hanno consacrato come uno dei più importanti scrittori di noir, grazie al successo di romanzi come Il richiamo dell’angelo, Central Park, La ragazza di Brooklyn, Un appartamento a Parigi (questi ultimi pubblicati da La nave di Teseo).