Matteo Ferrario – Il silenzio che rimane

1827

Editore HarperCollins Italia
Anno 2019
Genere Noir
280 pagine – brossura e ebook

[divider] [/divider]

A volte ho il sospetto che non sappiamo vivere nel presente. Siamo sempre impegnati a guardare avanti in un’eterna sfida con noi stessi. Sempre alla ricerca di nuovi obiettivi e stimoli. Mai soddisfatti di chi siamo. Di dove siamo. Di ciò che abbiamo. Siamo convinti che ci sia sempre qualcosa di meglio altrove: che ci spetta e che ci aiuterà a stare meglio, a essere migliori. Così guardiamo sempre avanti. Troppo avanti, a volte. E quando inciampiamo, riusciamo solo a guardare indietro e non a quello che ci ha fatto cadere. Riusciamo solo a ripercorrere la strada che abbiamo intrapreso fino a quel momento, rammaricandoci per ogni passo perso o affrettato. E da lì, a terra, incuranti di quello che c’è, sfiancati da quello che manca, ci resta solo l’incapacità di andare avanti e il vuoto. Un vuoto capace di inghiottire il tempo futuro e passato in un presente stagnante, carico di rimpianti e di rimorsi alimentando una bolla di rabbia e odio pronta ad esplodere.

quel senso di spreco e incompiutezza rimasto ad entrambi, come se del tempo che ci era stato messo a disposizione per dedicarci alle persone amate avessimo fatto il peggiore degli usi,”

Davide e Valentina sono sposati. Hanno da pochi mesi superato una crisi matrimoniale che li ha fatti vivere separati per un periodo di tempo. Hanno poi deciso di riprovarci e piano piano le cose non sono proprio tornate come prima, ma sono molto migliorate.
Il 26 agosto si danno appuntamento in una caffetteria, non sapendo che questo cambierà la loro vita per sempre. Entra un giovane ragazzo di origini pakistane ma nato in Italia, Rasib Amwar. Prende in ostaggio i dipendenti e la clientela del locale. Non si tratta di un atto terroristico di stampo religioso o politico ma della rivendicazione per il recente licenziamento del fratello da parte della dirigenza della caffetteria. Seguiranno ore tremende di ansia e di paura in cui si alterneranno momenti di maggiore tensione ad altri di relativa calma che sfoceranno in un episodio che scatenerà la furia del giovane sequestratore. Alla fine di questo incubo per Davide ne inizia un altro. E tutto perde senso e scopo. E non sembra più esserci un orizzonte possibile.
Matteo Ferrario, autore di “Dammi tutto il tuo male” uscito per HarperCollins nel 2017 torna in libreria con “Il silenzio che rimane” un romanzo che ho chiesto di leggere dopo l’intensa e profonda lettura del libro precedente.
Non sono rimasta delusa. Ho trovato che il suo modo di scrivere si adatti alla perfezione alla storia raccontata, arrivando a plasmarla ai nostri occhi, dandogli forma e corpo ma allo stesso modo svuotandola quando si rende necessario, lasciandoci lì, immobili.
Davide, il protagonista, che ha perso la moglie all’improvviso ed in una maniera tanto brutale, non riesce a piangere questa perdita tanto dolorosa e non riesce nemmeno a guardare avanti. Sa solo guardarsi indietro nell’eterno rivivere un passato che non può tornare.
Anche gli altri personaggi, persino i più marginali, sono necessari alla trama anzi a volte sembrano sostituirsi ad essa perché è il loro modo di essere che fa accadere le cose: il loro non riuscire ad agire in maniera diversa da ciò che sentono, fa succedere anche quello che non dovrebbe.
“Il silenzio che rimane” è un libro che ci parla in molte maniere. E non con lo stesso tono di voce. A volte ci sussurra nelle orecchie, a volte ci grida in faccia. Smentisce le nostre certezze alimentando i dubbi.
Qui ho ritrovato l’intenzione di prendere su di sé il male della persona amata per poterlo alleviare se non guarire. Ho trovato la sorpresa e la paura, anche nel tremore di quella mano e nel luccichio innaturale di quegli occhi. Ho trovato la disperazione di chi vive ai margini e il pregiudizio di chi appena oltre quei confini scruta dentro senza nemmeno provare a capire ma con il solo intento di giudicare. Ho trovato l’odio ma anche l’amore che diviene una forma di resistenza. Ho trovato la mancanza di coraggio di cambiare e la disposizione a recitare ruoli che gli altri ci cuciono addosso. Ho trovato il mondo di internet e dei social che in tanti sfruttano per brillare, anche di luce riflessa, e che altri impugnano come un’arma per colpire, per aggredire, consapevoli o meno del peso delle parole.
Sopra a tutto questo io vi ho letto il disperato tentativo di un uomo di sopravvivere alla morte della moglie, in cui ha trovato la sua personale fine del mondo. Il suo desiderio che ogni parola spesa, a ragione o meno, su quel tragico evento, sparisse lasciando il posto ad un rispettoso silenzio.

Federica Politi

[divider] [/divider]

Lo scrittore:
Matteo Ferrario è nato nel 1975. Architetto, giornalista e traduttore, a partire dai primi anni Duemila ha pubblicato racconti su riviste letterarie e nelle antologie Via dei matti numero zero (Terre di Mezzo, 2002), Racconti diversi (Stampa Alternativa, 2004), Q’anto ti amo (Damster, 2014) e Biblioteca vivente. Narrazioni fuori e dentro il carcere (Altreconomia edizioni, 2016). È autore dei romanzi: Buia (2014) e Il mostro dell’hinterland (2015), usciti entrambi per Fernandel editore e Dammi tutto il tuo male (Harper Collins Italia, 2017)