Intervista a Paola Barbato

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Paola Barbato è milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e tre cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, ha pubblicato Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso, Non ti faccio niente e Io so chi sei (il primo titolo di una trilogia). Ha scritto e co-sceneggiato per la Filmmaster la fiction Nel nome del male, con Fabrizio Bentivoglio.
Con Piemme ha pubblicato Non ti faccio niente (2017), Io so chi sei (2018), Bilico (2018), Mani nude (2019). La trovate su www.paolabarbato.it

L’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del libro per ragazzi Il Ritornante, edito da Piemme per la collana Il Battello a vapore, pubblicato a ottobre 2019.

1. Benvenuta, Paola. E’ uscito per Il Battello a vapore il libro Il ritornante, con illustrazioni a cura di Lucrèce molto belle. Com’è nata l’idea?
P.: Ho sempre avuto la passione del paradossi, e tra le varie figure orrorifiche quella del doppelgänger ne presentava una davvero interessante: ma se è il doppio opposto della persona che incarna, cosa succede se la persona è GIA’ malvagia? Da qui l’idea.

2. Riprendo una dicitura sulla copertina del libro e te la pongo come domanda: a volte il contrario del Male è sempre il male?
P.: Può esserlo, dipende sempre da cosa spinga il male. A volte faccio un esempio, negli incontri con i bambini. Un uomo cade nel fiume e rischia di affogare. Una persona molto molto buona non trova il coraggio di buttarsi per salvarlo, invece si butta un assassino che lo trae a riva. Chi dei due, a questo punto, è il cattivo. E’ molto soggettivo, il Male, ricco di sfumature, e a volte il suo opposto, come in uno specchio, altera il punto di vista ma non la sostanza.

3. Hai mai avuto un bosco pericoloso dal quale scappare? Vero o metaforicamente parlando? E sei riuscita a mettertelo alle spalle?
P.: Sto ancora correndo.

4. Protagonisti sono quattro ragazzini che, per caratteristiche comunque diverse, mi hanno ricordato IT. Ognuno con un difetto più o meno evidente (poteva essere un asmatico di King anziché Michael, brutto e brufoloso). Ce li vuoi descrivere? E come hai pensato alla loro caratterizzazione?
P.: Ho ricordato i tempi, mai abbastanza lontani, delle scuole medie, e le vittime dei bulli di allora, tra cui c’ero anche io, rappresentata proprio da Michael. I quattro ragazzi sono stati costruiti su alcuni archetipi standard delle vittime preferite di chi non sa affermarsi se non in quella maniera. Basta guardarsi intorno per vedere che la prima cosa che viene derisa è l’aspetto fisico, che si tratti di essere bruttarelli o sovrappeso (come Janice). In seconda battuta, ma con altrettanti vigore, vengono derisi aspetti morali, quali la timidezza (di Bo) o la passione per lo studio (di Ian). La realtà è che NESSUNO di questi aspetti è un punto debole, vengono solo percepiti come tali.

5. Penso che ognuno di noi si possa immedesimare in questi ragazzini, io forse sarei la timida patologica. Credi che sia quasi un passaggio obbligato avere a che fare con il bullismo? Pensi possa essere lo specchio della società in cui viviamo, ma che forse non ci appartiene?
P.: Io sono del 1971 e i bulli c’erano. Mia madre è del 1929 e lei era una dei bulli. Il bullismo è sempre esistito, è una forma di prevaricazione e anche di autodifesa, si afferma una forza così da non poter venire attaccati, è un atteggiamento classico dell’uomo, e viene applicato a molti livelli (ho conosciuti vigili bulli, impiegati comunali bulli, netturbini bulli). E’ il piccolo potere di chi non riesce a ottenerlo diversamente.

6. Ho intervistato poco tempo fa Lello Gurrado, che ha trattato il fenomeno del bullismo nel suo giallo e volevo farti la stessa domanda: da dove nasce il bullismo? Nelle famiglie? Nella scuola? Viene sottovalutato, secondo te?
P.: E’ ovunque, davvero. Ho sentito sermoni pieni di bullismo. Ho letto commenti degli insegnanti a compiti in classe pieni di bullismo. Ho visto genitori bullizzare i propri figli e venire bullizzati da altri genitori. Le chat di classe sono zeppe di bulli, e sono tutti adulti. Ha a che fare sempre tutto col potere e la paura. Mettere paura ti fa sentire potente. Quindi se è insito nella natura umana il desiderare di sentirsi al sicuro è altrettanto possibile che a ogni livello si sviluppi il bullismo, che resta comunque una scelta. Non per niente De Amicis raccontava di Garrone, che molto più di Franti avrebbe potuto essere bullo. Puoi avere qualunque famiglie e crescere in qualunque ambiente, ma bullo ci diventi solo se lo scegli.

7. Nella biografia che scrivi in fondo al libro ti descrivi come una che ha paura da quarantotto anni e non pensa che smetterà presto. Pensi che si riesca a convivere con le proprie paure? A maggior ragione in un momento come questo…
P.: Io e le mie paure non siamo diventate amiche per la pelle ma viviamo insieme da tanto. Io le conosco, evito ciò che le suscita, le tengo il più possibile controllate. Eliminarle non è possibile, un paio le ho superate attraverso traumi talmente brutti che preferivo tenermele.

8. Sempre a proposito delle paure, credi ci possa essere un equilibrio nel non trasmettere le proprie ai figli, ma comunque dosare la prudenza, utile per approcciarsi alla vita?
P.: Questo è un sentiero difficilissimo e irto di ostacoli. Non trasmetterle, soprattutto, è difficile, perché la paura non si manifesta solo nelle parole ma anche negli atteggiamenti, e i figli ci guardano. E’ più importante, secondo me, non demonizzare le loro, non paragonare paure e paure o fare classifiche. Parlare della paura (propria e degli altri) è la via, darle forma, dimensione, rassegnarsi alla sua presenza, se è il caso. Ma mai, mai farne un segreto.

9. La storia di questi quattro ragazzi, senza rivelare nulla, a un certo punto li metterà di fronte a un bivio, dove il male ci mette lo zampino. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere da quale parte stare?
P.: Per quel che mi riguarda sempre. Anche quando scegli con la testa e non con il cuore. La scelta è la sola vera liberta che abbiamo e avremo sempre, anche di fronte a ciò che dobbiamo subire. La scelta è la sola reale prova di forza.

10. Ci possiamo aspettare un seguito de Il Ritornante? E, ovviamente, nasce spontanea la domanda sul tuo prossimo libro, ci puoi anticipare qualcosa?
P.: No, io se posso non scrivo mai il seguito delle mie storie, preferisco lasciarle libere di avere una nuova vita nella mente di chi le legge. Nel prossimo libro, sempre per Il Battello A Vapore, la protagonista sarà una sola, e questa volta il nemico che dovrà affrontare sarà proprio se stessa. Altro non posso dire.

Intervista a cura di Cecilia Lavopa