Barbara Baraldi è autrice di thriller e sceneggiature di fumetti. Pubblica per Giunti editore la serie thriller “Aurora Scalviati, profiler del buio” di cui fanno parte i romanzi Aurora nel buio (2017), Osservatore oscuro (2018) e L’ultima notte di Aurora (2019). Nel corso della sua carriera ha pubblicato romanzi per Mondadori, Castelvecchi, Einaudi e un ciclo di guide ai misteri della città di Bologna per Newton & Compton. Tra il 2014 e il 2015 ha collaborato con la Walt Disney Company come consulente creativa. Dal 2012 collabora alla serie «Dylan Dog» di Sergio Bonelli Editore.
È vincitrice di vari premi letterari, tra cui il Gran Giallo città di Cattolica e il Nebbia Gialla. È tra i protagonisti di Italian noir, il documentario prodotto dalla BBC sul thriller italiano. I suoi libri sono accolti con favore dalla critica e dal pubblico e sono pubblicati in vari Paesi, tra cui Germania, Inghilterra e Stati Uniti.
Dal 2010 tiene lezioni e corsi di scrittura creativa per adulti e per ragazzi, in collaborazione con le scuole secondarie di primo e secondo grado.
L’autrice sarà presente a Giallo di sera a Ortona, insieme a Gabriella Genisi, il 24 luglio alle 21.30 e le abbiamo posto qualche domanda:
1.Il 9 luglio uscirà il tuo nuovo lavoro “Sentenza Artificiale” con Chiarelettere, la cui trama è molto intrigante: attraverso l’intelligenza artificiale è possibile stabilire la colpevolezza o meno di un imputato nei processi penali. Qual è stato l’input che ti ha spinto a scrivere questa storia?
B.: Una riflessione sul ruolo degli algoritmi di intelligenza artificiale nella società odierna, e sulle problematiche etiche che solleva. Le multinazionali dell’intrattenimento, dell’advertising e dell’e-commerce, per fare alcuni esempi, si affidano sempre di più alla I. A. per offrire consigli “personalizzati” per ogni utente, con la scusa di ottimizzare l’esperienza d’uso. C’è tuttavia un rovescio della medaglia che viene troppo spesso trascurato, o persino sottovalutato. Parlo della rinuncia al diritto alla privacy, ma anche dell’aspetto imperativo che hanno assunto le innovazioni tecnologiche nella nostra vita, al punto che sembra non sia più la tecnologia a doversi adattare ai bisogni dell’uomo, ma l’uomo che si adatta alla tecnologia: si pensi ai mutamenti nei rapporti umani provocati dall’avvento degli smartphone.
Mi sono dunque chiesta cosa succederebbe se l’uso della I. A. venisse esteso a campi in cui la discrezionalità umana è fondamentale, come la giustizia. In Italia, il dibattito sull’efficienza della giustizia è quanto mai acceso, ma sarebbe davvero possibile delegare decisioni di carattere penale a un algoritmo? Le problematiche etiche che solleverebbe sarebbero sostenibili? Non è fantascienza: in alcuni stati degli Stati Uniti è già un algoritmo a decidere sulla libertà vigilata dei detenuti.
In Brasile è stato messo alla prova un programma sperimentale di emissione di sentenze di carattere penale, che ha risolto in una settimana mille casi, contro gli 83 della magistratura ordinaria. Ma nell’affidarci a questo tipo di tecnologia, non possiamo dimenticare le enormi problematiche etiche che solleverebbe la sua applicazione. Una macchina, per esempio, non è in grado di distinguere tra “bene” e “male” come li intendiamo noi esseri umani. Non possiede empatia. E non è tutto: una macchina non può prescindere dalle convinzioni di coloro che l’hanno progettata. Si limita ad applicare dei regolamenti, prendendo decisioni di importanza cruciale sulla vita degli individui sulla base della rappresentazione astratta di una realtà che non può capire, perché priva di coscienza. Una macchina non può provare compassione, e intelligenza senza empatia equivale a sociopatia. Stiamo cedendo spazi sempre più ampi della nostra libertà personale a un simulacro di noi stessi, senza nemmeno renderci conto delle conseguenze.
2.Nel nuovo romanzo c’è una nuova protagonista. Chi è Cassia e come la hai conosciuta?
Insieme all’idea del romanzo, la voce di Cassia è arrivata prepotente nella mia mente. È un’analista ministeriale in forza alla Umaa, l’Unità ministeriale di analisi degli algoritmi. È la prima a rendersi conto di un’anomalia all’interno del codice sorgente di LexIA, l’intelligenza artificiale preposta all’emissione delle cosiddette “sentenze artificiali”: sentenze emesse da un algoritmo indipendente da alcun intervento umano. Da quel momento, comincia una lotta contro il tempo per risalire all’origine dell’anomalia, un conto alla rovescia in cui è in gioco la sua vita stessa, oltre che la tenuta dell’intero sistema democratico del Paese.
3. Il 24 luglio sarai ospite della seconda edizione di Giallo di Sera Ortona. Cosa provi al pensiero di incontrare nuovamente i tuoi lettori?
Giallo di Sera sarà il mio primo evento pubblico dopo il lockdown. Confesso un pizzico di apprensione, oltre alla grande gioia di tornare a incontrare i lettori, e di far parte di una rassegna così prestigiosa, guidata dall’amico Romano De Marco.
4. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono al lavoro sul mio prossimo thriller per Giunti editore. Non posso ancora anticipare nulla, ma sono convinta che farà felici i lettori della serie di Aurora.
Intervista a cura di Luciana Fredella