Loriano Macchiavelli – La stagione del pipistrello. Con Sarti Antonio e la Compagnia della Malora

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Editore Mondadori / Collana Giallo Mondadori
Anno 2022
Genere Noir
392 pagine – brossura e epub


È nota ai lettori la recente intervista di Giancarlo De Cataldo rilasciata su La Stampa da Loriano Macchiavelli, nella quale i due grandi scrittori, sul genere noir – se ancora si può parlare di genere (e di noir) – si confrontano, il primo attraverso le domande e il secondo con una sequela di risposte, a tratti provocatorie, il punto di vista sul fallimento della narrativa che un tempo avrebbe scosso gli animi e destabilizzato qualche potente, mettendosi alla mercé di un pubblico forse non troppo avvezzo a leggere temi che portino a farsi qualche domanda.
Non è un pensiero filosofico, quello di Loriano, ma un’analisi sulla società di oggi e sul potere che le parole avrebbero avuto anni fa e che ora hanno perso quella spinta necessaria.

“La stagione del pipistrello”, romanzo pubblicato da Mondadori (2022) nella quale ritroviamo il celebre personaggio Sarti Antonio, sergente, ha come ragion d’essere il porre fine a un ciclo iniziato cinquant’anni or sono, alla stregua di un’alzata di bandiera bianca, un arrendersi al presente e a ciò che (non) mette in scena.
“Il mio questurino” – così Macchiavelli si rivolge al suo sergente con il quale ha un rapporto intimo, confidenziale e quasi protettivo come un padre potrebbe fare con il proprio figlio – lo ha accompagnato per quasi cinquant’anni e ventuno romanzi, ed è stato il veicolo di trasmissione di massa verso i lettori che lo hanno seguito attraverso le sue indagini e le sue riflessioni.

Sarti Antonio, sergente, è arrivato al capolinea dopo aver vagato in una Bologna che negli anni si è completamente trasformata. In realtà, è lo stesso autore che dichiara di essere arrivato a una conclusione: inutile scuotere il pensiero comune di una città – e di una società – che nel tempo si è dimostrata un muro di gomma sul quale abbattersi ed esserne respinti ogni volta.

“Tutti i niente incontrati lungo una vita che non capisce ancora se inutile o con un senso che a lui sfugge.”

Punto di partenza del romanzo è la pandemia, in un prima e in un dopo, iniziata con un pipistrello. Una “stagione” durata ben due anni, nella quale il mondo intero è stato messo in ginocchio e piano piano sta cercando di rialzarsi, seppure non sia stata ancora dichiarata la fine dell’emergenza.

La città di Bologna, vittima di nuove droghe sintetiche e in balìa di estremismi di destra, deve fare i conti anche con l’ennesimo delitto: il corpo apparentemente senza vita di un uomo ritrovato in mezzo ai rifiuti risulta essere quello di una donna, una che Sarti Antonio, conosceva molto bene. La chiamavano Biondina, una prostituta che esercitava a casa sua, nel centro storico. Ma quello che inizialmente sembrava un cadavere, si rivela essere ancora vivo. Sarti rimane scosso dall’accaduto e inizierà a indagare insieme al resto della Compagnia della Malora, insieme al suo fidato amico Rosas.

Così mi sorge all’improvviso questa forma di parallelismo tra la Biondina e Bologna, una prostituta agonizzante e una città che in qualche modo si è venduta, si è trasformata a uso e consumo di chi la vive, depauperata di quel fascino che la ammantava, ma soprattutto di quella grinta che l’ha sempre contraddistinta, reazionaria e militante, con una deriva politicizzata e neofascista, “armata” di ideologie non sempre condivisibili e influenzata da quella che fu definita “la strategia della tensione”.

Ma Bologna è la personificazione di ciò che coinvolge un’intera società. L’Italia, l’Italietta, l’Italiota. Cosa è successo da quegli anni di fuoco? Perché non si combatte più?
Macchiavelli, attraverso questo romanzo, sembra fare un percorso simile ad Amarcord, per ricordare ciò che era e ciò che non esiste più: una coscienza, quella che ci permetteva di riconoscere il Male e combatterlo. Ora sembra esserci una cecità totale, un intorpidimento mentale. Un’apatia scesa come un manto che ci copre dal buio, ma non protegge, ci nasconde.

Sarti Antonio, sergente, sembra stanco di combattere. E Loriano Macchiavelli con lui.
Un libro che, al di là della storia gialla, punta il dito – facciamo una trave – contro una narrativa diventata spesso un divertissement privo di contenuti sociali, che banalizza e alleggerisce le tragedie che affliggono il nostro Paese. Più facile spostare la polvere sotto il tappeto che toglierla. Ma prima o poi si ripresenterà e sarà ancora più difficile sbarazzarsene. E se la stagione del pipistrello sembra concludersi, la stagione dello struzzo pare non finire mai.
Assolutamente da leggere.

“Forse sarebbe ora che mi togliessi di torno e lo lasciassi vivere in pace l’età che ha messo assieme.”

Cecilia Lavopa


Lo scrittore:
Loriano Macchiavelli, dal suo primo romanzo Le piste dell’attentato (1974) a oggi, ha pubblicato oltre quaranta titoli, tradotti anche all’estero. Ha scritto per il teatro, la radio e la televisione. Il suo personaggio più conosciuto, Sarti Antonio, è il protagonista seriale più longevo della narrativa noir italiana. Dai suoi romanzi sono state tratte numerose fiction televisive e fumetti. Ha scritto una decina di libri con Francesco Guccini. I suoi romanzi più recenti sono Noi che gridammo al vento (Einaudi, 2016), Uno sterminio di stelle (Mondadori, 2017), Tempo da elfi (Giunti, 2017) scritto con Francesco Guccini, Delitti senza castigo (Einaudi, 2019). Mondadori sta ristampando molti dei suoi romanzi e racconti nella collana Oscar Gialli.

Incontra l’autore
http://www.loriano-macchiavelli.it/