Michele Turazzi – Prima della rivolta

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Editore Nottetempo
Anno 2023
Genere sci-fi
544 pagine – brossura e epub


La libera circolazione delle persone in Europa è un ricordo del passato, i deniers del riscaldamento globale sono al sicuro dalla vergogna storica perché morti, in Francia il reddito di base universale è una realtà, il sud Italia viene descritto per accenni che si dedicano solo a luoghi di orrore e disperazione. Un uomo ricco e potente, Renato Valsecchi, si trascina fuori dal grattacielo in cui abita ma i suoi apparati vitali collasseranno poco dopo. Ora, è il 2045. Milano è una città la cui normalità, sociale, energetica, come struttura ecologica, non è più sostenibile.

“Non è una cosa che la Digos può fare”.

“Nemmeno il dio dell’Apocalisse può farlo”.

“E oggi è l’anniversario della morte di Gulliver Sacco….”

Uno dei cardini di questo new but old normal basato su energia solare, sorveglianza ed emarginazione di massa era Renato Valsecchi, la cui morte, classica, per avvelenamento da neurotossina estratta dal pesce palla, è ovviamente sospetta. Indaga su quello che potrebbe rivelarsi un omicidio con enormi ripercussioni il protagonista, il commissario Alberto de Santa. È il noir che si svolge come indicato dal titolo, Prima della rivolta, romanzo d’esordio di Michele Turazzi.

Noir il cui sviluppo, elementi e costruzione sono, in ordine, classico, canonici e professionale. L’indagine è il viaggio dell’eroe borghese tra una folla d’interessi e personaggi, indizi e ostacoli. La progressione è senza rischi autoriali e senza sorprese, nessun colpo di scena memorabile ma allo stesso tempo, qui la sorpresa nell’esordio, nessun calo della tensione, peccato cronico dello scrittore noir e di thriller, anche veterano, italiano. Il procedurale di polizia è altrettanto solido, coerente e coordinato con l’ambientazione di uno stato d’assedio fantasma, freddo, che sta per diventare caldo ma è il prima e l’interregno prevede violenze e strappi con leggi e formalità ancora in vigore.

Il concerto, o la ricetta, del romanzo si compone di dark lady, fanatici, individui sullo sfondo nel rubicone di status tra terroristi e rivoluzionari, dottoresse interessanti e interessate, tutti standard di scuola, e poi un commissario che è un trope che viene dalla migliore tradizione del genere: il commissario con un passato da attivista, un antagonista nel braccio armato del Sistema. Come direttore d’orchestra Turazzi esegue e armonizza con sorprendente maturità, con una scrittura che è chiara e insieme capace di rendere la lettura delle sue oltre 500 pagine veloce, agevole, mai sgradevole. Anche qui nessun picco creativo, scena o pagina memorabile ma neanche alcun buco nero, dove la luce dell’attenzione del lettore viene risucchiata, di scrittura mediocre e non professionale.

Turazzi applica il suo buon standard, senza picchi e senza crolli, anche nell’ambientazione e nel background ma con un diverso risultato. Qui infatti i “soliti” strumenti di scrittura non bastano. L’econoir, il thriller antropocenico, richiedono un livello di verticalità rilevante, dalla vicenda e dall’indagine deve risultare vertigine per i paradigmi del “vivere e morire” nell’Antropocene e non c’è alcuna vertigine e bewilderment in testo e sottotesto di questo romanzo. Verticalità e ambientazione sono fondamentali nell’ultimo VanderMeer, nel miglior Genna o nel cruento quanto politico Ministero del Futuro di Kim Stanley Robinson. In Prima della rivolta troviamo una solita dialettica distopica stanca. La contrapposizione tra frontisti e Antagonisti, come tra commissari buoni e colonnelli cattivi, è non abbastanza dinamica, poco significativa, non incisiva.

C’è anche una grande confusione, un rischio realizzato che avviene forse quando si affrontano con temi ad altro livello di complessità, su alcuni player nel romanzo: nessuna grande ricchezza può crearsi da pannelli solari come nessuna alleanza è costituzionalmente possibile tra estinzionisti, la cui aspirazione è un non futuro, e la galassia antagonista, la cui anima, per dirla con concetti di uomini migliori, è la capacità di immaginarlo un futuro. Supply chain e rischio ideologico sono due abitanti dell’immaginario adesso e meritano attenzione. Affrontare il tema della coscienza con verticalità ha il potere incidentale di rendere la Napoli di Qualcosa là fuori di Arpaia complessa, colorata, vibrante.

Quando quel potere viene denegato rimane un buon noir in cui il cambiamento climatico, come in troppi distopici italiani, può sembrare una posa e gli abitanti e personaggi di questa Milano, a volte sembrano simili ai droni che la sorvolano, tutti eccitati per una rivolta che sembra una rivincita del ’68, irrilevante ai kaiju climatici che stanno in altri luoghi e romanzi. Ma il bacio della morte creativa della distopia è un problema molto diffuso e non solo italiano, un’insidia difficile, narratologica, da evitare. È importante lo sforzo di portare alcuni temi e parole chiave in narrativa, Prima della rivolta è certamente uno dei pochi, al momento, davvero apprezzabili in Italia.

Antonio Vena


Lo scrittore:
Michele Turazzi (1986) vive a Milano e lavora nell’editoria. Oltre a vari racconti in riviste e antologie, ha pubblicato il reportage narrativo Milano di carta (il Palindromo, 2018).