Editore Corbaccio
Anno 2023
Genere Giallo
240 pagine – brossura e ebook
Leggere una nuova storia del commissario Gigi Berté è come ritrovare un amico, un fratello, un fidanzato. Lo conosci, lo ami, aspetti ogni suo caso e sai che ce la metterà tutta per cercare di risolverlo.
Non siamo a New York con gli uffici megagalattici e i metodi sofisticati della polizia americana, ma abbiamo un uomo che cerca, attraverso il suo intuito e i suoi sistemi poco ortodossi, di risolvere un’indagine che si presenta piuttosto complicata.
La narrazione in prima persona, questa volta, ci permette di immedesimarci con maggiore facilità con il personaggio, data la grande vicinanza e prossimità al suo sguardo: lo abbiamo lasciato un po’ abbacchiato a Lungariva, località ligure nella quale Emilio Martini, alias le sorelle Elena e Michela Martignoni, ambienta i romanzi della serie di Berté.
Per il poliziotto, dopo aver risolto tre omicidi in pochi giorni, forse la stanchezza si fa sentire. Il luogo dovrebbe essere solo meta di villeggianti in cui dedicarsi a passare qualche giorno di vacanza, ma il commissariato di Lungariva non ha mai pace e la ben oliata squadra di colleghi non ha nulla da lamentarsi.
Per dare il carico da undici, come si dice, ci si mette anche la coscienza bastarda di Berté, che gli ricorda di non essere più quel fusto muscoloso dal codino brizzolato e carico di energia per dare la caccia ai criminali, ma solo un uomo del Sud esiliato in un’altra città, appesantito, malinconico e brontolone, senza ispirazione per i suoi racconti.
Ci voleva una secchiata d’acqua gelida, metaforicamente parlando, per risvegliarlo dal torpore di un periodo poco felice: un brutale omicidio a Genova, al Bogart Hotel. L’albergo era rinomato per essere luogo di incontro di avventori e prostitute. Le camere non erano numerate, ma omaggiavano le grandi stelle di Hollywood come Cary Grant, Gregory Peck, la Monroe o la Hayworth. All’interno di una di queste camere, la Humphrey Bogart, è stato trovato il cadavere di un uomo, ucciso con due colpi di pistola e il volto sfigurato.
Berté sarà mandato a seguire le indagini direttamente sul posto, lasciando la sua compagna Marzia all’Aurora e gli altri membri della squadra a presenziare in commissariato.
Sembra che il nostro protagonista senta sempre la necessità di vivere sul filo del rasoio, l’adrenalina lo carica al punto giusto per muoversi tra sospettati e indizi, nonostante Genova non sia così accogliente nei suoi confronti (o è tutto frutto della sua immaginazione?).
Troviamo un nuovo personaggio, l’ispettore Mimmo Romeo, calabrese d’origine, con il quale il commissario instaura un ottimo rapporto e noi lettori restiamo con la curiosità di scoprirne di più nei prossimi episodi.
Sì, perché leggere di Berté non stanca mai, soprattutto seguendo l’evoluzione che questo personaggio ha avuto nel corso del tempo, cominciato con un approccio leggero, incentrato maggiormente sulla figura dell’uomo, del poliziotto, anche del fidanzato, per poi virare su un approfondimento delle indagini, sul poliziesco vero e proprio, che rimanda allo stile di Augusto De Angelis e il suo commissario De Vincenzi (ora riportato in auge grazie a Luca Crovi) con il quale Berté condivide il carattere riservato e taciturno, l’amore per la letteratura e l’arte e la scrittura (il nostro personaggio scrive racconti – a proposito, non perdetevi la chicca finale… – quando è ispirato, De Vincenzi scrive poesie).
Un’ultima considerazione sulla quale mi trovo totalmente d’accordo, è un pensiero che viene rivolto al Gigi scrittore: “Ormai è stato scritto di tutto e di più, e noi non riusciremo mai a eguagliare i grandi classici. Il nostro linguaggio è diventato basico, propedeutico alla traduzione in inglese e al best seller internazionale. Manca l’originalità, che non vuole dire la stravaganza.” Un passaggio che fa riflettere sulla direzione che sta prendendo il settore dell’editoria negli ultimi anni e che certo meriterebbe di essere approfondito. Forse una coscienza bastarda potrebbe essere utile anche ad altri.
Ogni romanzo della serie può essere letto singolarmente, ma potete benissimo cominciare da questa quattordicesima chicca e poi procurarvi anche i precedenti per affezionarvi all’uomo del Sud, al poliziotto, allo scrittore, all’amante, tutto in un unico personaggio.
Intanto i miei complimenti a Elena e Michela Martignoni le quali, anche questa volta, hanno dimostrato quanto dalle sinergie tra le terribili sorelle possano nascere belle storie.
Cecilia Lavopa
Lo scrittore:
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore aggiunto in carne e… coda brizzolata, che opera in un commissariato italiano. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il commissario, sono milanesi e frequentano da anni la Liguria. Insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora e Il duca che non poteva amare, e i gialli con protagonista il commissario Berté La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso, Doppio delitto al Miramare, Il mistero della gazza ladra, Invito a Capri con delitto, Il ritorno del Marinero, Ciak: si uccide, Il paese mormora, Il caso Mariuz, Vent’anni prima, Il botto, Sfida a Berté e L’uomo del Bogart Hotel, oltre alle raccolte I racconti neri del commissario Berté e Talent Show.
elenaemichelamartignoni.com