Editore Marietti 1820
Anno 2014
Genere Giallo
288 pagine – brossura e ebook
Ernesto Ferrari non dimenticava niente.
Era l’uomo dei ricordi.
Curioso il titolo di questo avvincente romanzo, scritto a due mani dal medico Pierdante Piccioni e dal giornalista scrittore Pierangelo Sapegno.
Perché il protagonista della storia è un uomo ipermnesico, cioè con una memoria portentosa, fuori dal comune, e si svolge contemporaneamente nel mondo dell’Alzheimer, cioè in una clinica di lusso specializzata in demenze senili.
Ernesto Ferrari ha due superpoteri: oltre a ricordare tutto ciò che visto o sentito, riesce anche a “vedere” nel cervello di chi ha davanti, a capire quale parte dello stesso stia lavorando. È una dote immensa, che il neuroscienziato ha messo a frutto, dedicandosi allo studio dei malati di Alzheimer. Quindi, la memoria contro l’amnesia.
Anzi, PER l’amnesia. Perché l’uomo, molti anni prima, nelle sue ricerche aveva scoperto un sistema capace di risvegliare, in un certo senso, persone in Alzheimer avanzato e ridare loro una certa normalità.
Prima però di passare dalle cavie di laboratorio agli esseri umani, il suo lavoro aveva subito un arresto in seguito ad un periodo di grande dolore e conseguente depressione. La sua scoperta, ancora incerta e in embrione, era finita nel dimenticatoio.
Il caso vuole che anni dopo il dottor Ferrari sia assunto da una clinica di lusso per malati gravi, soprattutto affetti da demenza, con il ruolo di Risk manager, cioè gestore del rischio. L’uomo avrebbe dovuto, in pratica, effettuare indagini interne nel caso in cui si presentassero problemi che mettessero a rischio il paziente. Il primo impatto è traumatico: nel giro di pochi giorni alcuni anziani terminali, che erano improvvisamente ritornati arzilli e vitali, con somma sorpresa di tutti, muoiono uno dopo l’altro per problemi cardiaci.
Le antenne del dottor Ferrari vibrano fortemente, e gli mandano un messaggio inquietante: è possibile che qualcuno abbia “usato” la sua scoperta ancora rudimentale, applicandola agli esseri umani? Ma chi, se non la conosceva nessuno?
Pur non disponendo di prove concrete, l’uomo si sente in dovere di denunciare il fatto, iniziando egli stesso ad indagare con prudenza.
L’evolversi della vicenda è intrigante, perché abbiamo di fronte un noir di tutto rispetto, nella seconda parte del romanzo. Sorprese, scoperte, colpi di scena.
Ciò che però colpisce di questa storia sono altri aspetti: quello umano e quello scientifico.
L’alternarsi di due diversi stili è un sistema originale e interessante. Da un lato, una narrazione in terza persona al presente; dall’altro un flashback in prima persona, in cui il protagonista racconta del suo passato e, soprattutto, esprime opinioni e considerazioni di grande intensità. Questo sistema dà modo al lettore di conoscere i vari personaggi nel loro intimo; di scoprire aspetti della malattia che non sapevamo, visti però sempre da un punto vista umano, più che clinico; di seguire le riflessioni del protagonista, spesso dolenti e malinconiche.
Siamo diventati più ricchi e più tristi, ma soprattutto ci siamo illusi di essere felici, o di esserlo stati. Abbiamo creduto di poter inseguire la felicità, di poterla prendere, di riuscire ad averla. È questo che ci ha fatto male.
Questa, e molte altre, rendono la narrazione avvincente, ma anche preziosa, ricca di spunti umani, al di là della vicenda gialla, di secondario ruolo.
Questa storia ci insegna pure che la ricerca scientifica riveste la massima importanza per progredire nelle cure, in ogni campo, ma non deve mai perdere di vista l’uomo a cui è rivolta, sul quale si applica. Deve essere perciò affrontata non da un punto di vista del profitto o della fama, ma dell’essere umano a cui deve servire per migliorare o per guarire. Il Pierdante Piccioni medico credo voglia sia questa la chiave di lettura della vicenda da lui narrata, insieme al giornalista Sapegno.
Non dimentichiamo che l’autore ha perso in seguito a un incidente dodici anni di memoria della sua vita (ricordate DOC? È lui che lo ha ispirato, seppure romanzato). Sarà per questo che il romanzo ha come tema la memoria, l’oblio, il ricordo?
Romanzo, quindi, in cui troviamo veramente tutto: malattia, morte; emozioni, sfide; dolore, ricordo; dimenticanza, perdite.. E ancora umanità, coscienza, riflessioni…
Come si usa dire: “Tanta roba”! Aggiungo: Bella roba.
Rosy Volta
Gli scrittori:
Pierdante Piccioni, giornalista e scrittore, opinionista, prima dell’incidente che gli ha cancellato dodici anni di vita, era direttore dell’Unità operativa di pronto soccorso dell’ospedali di Lodi, membro dell’Academy of Emervency Medicine and Care, consulente del ministero della Salute. Da febbraio 2015 a settembre 2016 è stato primario del pronto soccorso dell’ospedale di Codogno. È coautore di Medicina di emergenza-urgenza. Web tutorial Manual, ha pubblicato, con Pierangfelo Sapegno, Meno dodici (Mondadori, 2016) e Pronto Soccorso (Mondadori, 2017)
Pierangelo Sapegno, scrittore e giornalista. Inviato di lungo corso a La Stampa, ha seguito tutti i grandi fatti di attualità degli ultimi quarant’anni, dalla cronaca nera allo sport, dagli scandali politici ai disastri naturali, comprese le guerre.