Editore Todaro / Collana Impronte
Anno 2024
Genere giallo
304 pagine – brossura e ebook
Salvo Barone torna con il suo terzo romanzo per la Todaro Edizioni, una dozzina di anni dopo i due precedenti.
Dopo un intrigante prologo che incuriosisce ma senza darci alcuna anticipazione, incontriamo in breve i tre personaggi principali, tre poliziotti della Squadra Omicidi della Questura di Milano: il commissario capo Enzo Biondo, che dirige la squadra e ha un serio problema sentimentale a causa della compagna giornalista che si è recata in Sicilia senza nemmeno avvertirlo; il suo uomo di fiducia, l’ispettore Gigio Martinoia, stanco ma competente e attento; la giovane Giusy Garofalo, etiope adottata da bambina da una famiglia italiana, felice di essere entrata a far parte della squadra e soddisfatta con il suo nuovo compagno. Biondo e Martinoia sono entrambi palermitani; oltre al sodalizio professionale, tra loro c’è anche una certa amicizia.
Una mattina, molto presto, i tre vengono chiamati sulla scena di un omicidio avvenuto ai piedi di un condominio signorile in piazza Piemonte. Un uomo è stato trovato morto, riverso tra i sacchi della spazzatura. Gli manca una scarpa. Un’indagine tra i residenti del condominio rivela una serie di sospetti e di dubbi e l’assenza di un certo Graziano Scarpa, personaggio misterioso del quale si sa ben poco se non il fatto che sembra fuori posto tra gli altri residenti del palazzo.
Alcuni capitoli del romanzo, poi, sono dedicati a qualcosa che è successo nel passato, a Palermo, al padre del commissario Biondo.
L’indagine della Squadra Omicidi procede a rilento, sia a causa di diverse difficoltà oggettive che per via dei problemi personali dei protagonisti, che naturalmente cambiano e si evolvono nel tempo coperto da questo romanzo, tra false piste e omertà, vista anche una sospettata connessione con la criminalità organizzata siciliana e con eventi del passato.
“L’uomo senza una scarpa” è una storia complessa, con tanta carne al fuoco tra le varie false piste che gli investigatori incontrano e che comunque portano a qualcosa e gli sconvolgimenti che le loro vite incontrano. Una storia che a tratti potrebbe risultare difficile seguire per il lettore meno attento, ma del resto questo la rende anche più realistica, più credibile, più umana.
Salvo Barone, con questo romanzo, ci regala un libro incentrato soprattutto su storie di persone, che spingono il caso poliziesco non esattamente in secondo piano ma in un ruolo quasi di supporto, come se per i personaggi si trattasse di un fastidio, di… di quello che è, ovvero un impegno di lavoro che impatta le loro vite personali.
Si tratta di una storia che richiede attenzione, che ha bisogno di essere seguita con cura. Ma che ricompensa pienamente chi lo fa.
Marco Piva
Lo scrittore:
Salvo Barone è nato a Palermo nel 1956. Bancario, ha vissuto in Sardegna per una decina d’anni e da altri dieci risiede a Como. Laureato in Scienza Politiche con una tesi sui mezzi di comunicazione di massa, è sposato e ha due figli.
Ha tanti difetti, a cominciare dalle tibie martoriate e inappellabilmente storte. Eppure lui è convinto che questa sia una qualità, se è vero che per camminare dritto, nella vita, è anche importante saper deviare.
Calciomane incallito (provate a chiedergli dei suoi miti sessantottini e vi risponderà senza esitare Tanino Troja), ha una visione manichea della vita. Anche se, ragionandoci sopra, ha dovuto constatare che, più facilmente, il mondo si sostiene sul principio del “tengo famiglia” e del “vediamo di non farci troppo male”. Coltiva legami a lungo termine. Non pratica il bon ton deliberatamente, evitando però di farsene accorgere. Ecco perché complessivamente è una persona a modo.
Tra i suoi desideri irrealizzabili, possedere la vena umoristica di Petros Markaris, quella lirica di Leonard Cohen, e la timbrica di Tom Waits. Vivere nell’antica Atene di Margaret Doddy e soprattutto fare ritornare in vita Falcone e Borsellino. Se poi il Palermo vincesse lo scudetto, sarebbe un trionfo.
Nel 2010 pubblica “Le regole del formicaio” e nel 2012 “Una giustizia più sopportabile”.