Intervista a Enzo Papetti

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Enzo Papetti è conosciuto come sceneggiatore e regista. È celebre per aver partecipato a Calcolo infinitesimale (2016), Noi due (2007) e Beniamino Gad – Alle soglie dell’incubo (1994).

Appena uscito per Re Nudo il romanzo intitolato New Belle Époque (con illustrazioni di Mirella Beraha), del quale vi riportiamo la sinossi:
L’inizio del Nuovo Millennio condivide con l’Età della Belle Époque numerosi aspetti: dalle repentine quanto straordinarie trasformazioni dei modi di vita, alle sempre più ampie e conflittuali relazioni di potere fra le grandi potenze. Il romanzo segue le vicende di una mirandola di personaggi stravaganti e improbabili: un assicuratore truffaldino, due avvocati con documenti scottanti, un illustratore deciso ad aprire una factory alla Warhol, quattro concorrenti in gara per il premio alla persona più fortunata dell’anno, un politico ambizioso, un commissario che indaga su un caso a lungo irrisolto, un giovane video-maker che prende a pretesto la storia d’amore di una ragazzina con per trasformarla nella metafora sulla morte del cinema… un’ombra e un piccione, novelli Virgilio, fanno da guida lungo il percorso. 16 capitoli, ognuno dei quali si apre con la pagina di un quotidiano e si chiude con una chat AI. Un crossnovel dove attraverso qr-code si possono ascoltare la rivisitazione di brani musicali dei primi anni del secolo scorso e guardare un film-saggio sulla morte del cinema.

Lo ha intervistato Michela Martignoni, qui un anticipo sulle peculiarità dell’autore e della sua opera, della quale Francesco Bevivino ne è stato il curatore:
Un autore fine, colto, poliedrico e sorprendentemente attento a quanto accade intorno a noi ha accettato di rispondere ad alcune domande.
Contorni di noir sono più che mai individuabili tra le moltissime pagine del testo (chi non ama i romanzi ‘corposi’ sappia che le pagine sono più di 800). Omicidi, attentati, raggiri, truffe, corruzione e concussione sono molto presenti nel caleidoscopio narrativo di New belle époque, così come tra i più di quattrocento personaggi ci sono magistrati, commissari e funzionari… ma non ci si ferma a questo.
Il libro è una sfida per lettori forti, preparati e disposti a mettersi in gioco, ma anche un esempio dell’evoluzione del romanzo e del modo di raccontare la realtà.

1. Perché New Belle Époque?
E.: Il romanzo crea un parallelismo fra la nostra epoca e quella a cavallo fra Otto e Novecento, entrambe caratterizzate da rivoluzioni tecnologiche che hanno cambiato modi e stili di vita. Allora l’elettrificazione delle città, l’aeroplano, le macchine, il cinema, il telefono. Oggi i computer, i cellulari, l’Intelligenza Artificiale. Anche gli assetti politici, allora come ora, subirono processi che misero a dura prova la stabilità internazionale.

2. Perché per descriverne la forma avete usato il termine Crossnovel?
E.: Perché il romanzo si serve di innovazioni linguistiche e tecniche compositive al servizio di una pratica narrativa multimediale. Spazia dalla pagina stampata al web. Ha la struttura di un’architettura gotica: un’articolata impalcatura interna – composta da parole chiave che danno i titoli ai 16 capitoli, illustrazioni che le traducono gli incipit palindromi in suggestioni visive; le prime pagine di un quotidiano che rinviano agli eventi che hanno segnato gli ultimi 30 anni, brani musicali all’inizio e video in chiusura di ogni capitolo – sostiene l’intero edificio, mentre il racconto vero e proprio cuce un intreccio a mosaico che dà agli eventi una dimensione corale.

Presentazione in Cadore 33 con Michela Martignoni

3. Come definiresti il genere?
E.: Il racconto mette in scena un’epopea cialtrona e sgangherata. Combina momenti divertenti a altri drammatici, suspense, riflessioni critiche, vicende di personaggi folli e sofferti, farabutti e ingenui, senza che vi sia un vero inizio come una vera fine. Disegna nicchie di vita da abitare, condividere, scavare. Ironia e leggerezza, riflessioni critiche, eleganza e intelligenza di scrittura sono i suoi punti di forza. Nel panorama editoriale contemporaneo si tratta di una novità che traccia un possibile percorso sperimentale. In questo senso stupisce come un quadro di Escher. Rabelais gioca a poker con Balzac. In altre parole, se proprio vogliamo definirlo potremmo romanzo picaresco e sociale insieme.

4. Se capisco bene si inserisce in quella linea di ricerca che domandava: è ancora possibile scrivere un romanzo?
E.: Il libro scappa da tutte le parti. Non si fa ridurre a una semplice storia. Tematizza il rapporto tra scrittore e personaggio. Interroga il reale con le armi della finzione. Poiché la verità in letteratura ha struttura di finzione, la finzione si raddoppia, diventa finzione di se stessa, esperienza nuda di scrittura. In questo senso, nel vortice di proliferazioni di identità che crea, chi si nega a se stesso non può essere scrittore. Contemporaneamente, chi si aggrappa a sé e non esce dal suo guscio, come scrive Philippe Forest, è destinato a sparire nel buco del suo stesso culo. In altre parole: La scrittura porta con sé il racconto del proprio insorgere. Non è concepibile senza la consapevolezza del suo potere, che è quello di creare caos.

5. Perché parli di romanzo politico.
E.: NBÉ è un libro politico nel senso che suggerisce una visione del mondo. Descrive il presente non raccontandocelo alla maniera dei quotidiani o come fa la televisione, bensì sforzandosi di cogliere le linee di forza sotterranee in cui siamo immersi. Il rapporto fra realtà oggettiva e reale figurato – vita vissuta e romanzo – è un rapporto di interdipendenza. Mentre il dato di fatto storico è riducibile a una correlazione causa-effetto, il reale finzionale ha una matrice quantistica. Il personaggio che forse meglio interpreta questa postura politica è Leonardo Oriente, un Urlich musiliano, l’uomo senza qualità.

Intervista a cura di Michela Martignoni