Yrsa Sigurðardóttir – Il Cacciatore di Orfani

1789

Editore Mondadori
Anno 2018
Genere Thriller
408 pagine – brossura con alette e e-book
Traduzione di S. Massaron
Titolo orginale DNA


Avete presente quando mi ero ripromesso di non fare più pistolotti in merito alle traduzioni discutibili dei titoli dei libri? Eccoci. Vi assicuro che mi riesce complicato arrivare a capire le logiche commerciali dietro la scelta di snaturare il titolo di un libro affibbiandogliene uno nuovo, ma tant’è che me lo devo tenere stretto. La mia Yrsa, che mi ha tanto affascinato con i suoi lavori precedenti, ritorna sui nostri scaffali con un nuovo libro, una nuova serie (Children’s House) e nuovi personaggi. Avevo già letto “Guardami“, il quinto episodio della serie di Thora grandemente surclassato nella qualità dal terrore di “Mi Ricordo di Te“. Già allora, circa un anno fa nello stesso periodo, mi ero reso conto – avendoli letti a poca distanza l’uno dall’altro – come l’ambientazione del libro “spot” fosse molto più azzeccata e potente rispetto al racconto seriale (comunque di qualità). Ora, al debutto – si fa per dire, il libro è del 2014 – in una nuova antologia e dopo così tanto tempo dalla precedente, avremo un passo avanti oppure no? Mia cara Yrsa, adesso vediamo.

Iniziamo in grande stile con un prologo incastonato nel 1987 ed una situazione veramente terribile della quale, con giudizio, si danno mere informazioni lasciando ai nostri neuroni il compito di elucubrare il possibile. Il ritmo, i personaggi, il taglio visuale, sono tutti aspetti che ci mettono sul chi va là, attendiamo un qualche cosa che definire malefico è ridicolo il quale arriva con puntualità da treno svizzero, ma l’azione piomba nel 2015 e ci mette sul piatto il macabro omicidio di una giovane mamma la cui figlia di sette anni ne è la sola testimone. Ma, sì, c’è un ma. Prologo ed omicidio non appare abbiano connessioni, ma sappiamo che devono averle, lo sentiamo: ed allora, come segugi, via giù lungo tutte le altre pagine alla ricerca del perché.

Mentre siamo ancora lì che cerchiamo spiegazioni al primo ne arriva un altro, parimenti macabro, dove la dose di fantasia che li ha ideati è veramente notevole, con quel tocco di grottesco che rende il tutto ancor più straniante. Nel frattempo, perché, per fortuna, non ci sono solo omicidi a tutta birra, veniamo presentati ai nuovi protagonisti della serie Huldar, il detective della polizia belloccio e fisicato il cui nome islandico si rifà al suo omologo femmineo e identifica “colui che nasconde, colui che secreta” (per tutti i nerd là fuori, appare anche come NPC in World Of Warcraft n.d.r.) e Freyia, la direttrice della Children’s House che con il nostro ha avuto un’avventura in precedenza,  il cui nome è il femminile di Freyr, ovvero il “capo”, nonché quello della divinità norrena mandata dai Vanir in ostaggio presso gli Æsir, divenuta poi simbolo della “fertilità”. Quando leggerete il libro capirete come anche nello scegliere i nomi Yrsa abbia fatto le cose a modino.

Cosa non funziona allora? Beh, ci sono alcuni aspetti che si mettono di traverso con la sensazione di essere dei “riempi pista” più che parti necessarie. I più evidenti sono la storia che nasce – ovviamente – tra i due protagonisti i cui aspetti domestici sono fin troppo scrupolosi e creano disagio nell’attesa che ritorni il thriller. L’altro aspetto è quello degli omicidi, soprattuto nel momento in cui la motivazione degli stessi viene rivelata: certo mette di colpo tutto quanto in relazione, ma la vostra reazione non sarà del tipo “urca, aha, ingegnosa!”, ma temo sarà più “eh? che? per davvero?” con il rischio – provato – di chiudere il libro e darvi al giardinaggio.

Infine, mi è mancato quell’aspetto spettarle e soprannaturale che mi aveva conquistato nei precedenti, quel non so che il quale, senza diventare scontato, metteva un “più” alla trama e al suo andamento. Qui la sua assenza è evidente. Le morti non sono spaventose, ma orrende.Quindi? A parte questi aspetti, il libro fila abbastanza. La quantità di pagine in certi momenti è percepita, in altri assolutamente no. Devo dire che, per me, questo libro agisce da spartiacque e – a meno di non essere sbugiardato dal prossimo della serie – credo che leggerò di Yrsa i racconti “stand alone”.

Michele Finelli

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La scrittrice:
Prima di dedicarsi alla scrittura Yrsa Sigurðardóttir lavorava come ingegnere civile. Il cacciatore di orfani è stato primo nelle classifiche islandesi e ha vinto l’Icelandic Crime Book of the Year Award.