Intervista a Daniel Pennac

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(fonte foto: Noir in festival)

Daniel Pennac, scrittore francese pubblicato in Italia da Feltrinelli, autore della celebre saga editoriale di Malaussène, è stato insignito del premio Raymond Chandler Award in occasione della 33° edizione di Noir in Festival, svolgentesi a Milano dall’1 al 7 dicembre 2023. Lo abbiamo intervistato e questo il risultato di una piacevolissima chiacchierata:

1. È venuto a Milano per ricevere un premio importante, cosa rappresenta per lei questo premio e per tutta la sua scrittura?
P.: È un piacere perché Chandler è un autore che adoro e che ho letto. Ho letto i suoi romanzi e la sua corrispondenza e l’ho sempre sentito molto vicino a me, come un fratello.

2. In cosa si sente Noir e cos’è il Noir oggi?
P.: I temi di Malaussène sono Noir: nel Paradiso degli Orchi c’è una orrenda setta che colpisce i bambini. La Fata Carabina è una storia terribile dove vengono ammazzate delle persone anziane per rubare loro gli appartamenti in cui vivono. Ne La Prosivendola sparano a Benjamin alla testa e per circa metà del libro non è in grado di fare nulla. Quindi questi sono tutti argomenti tipicamente Noir.

3. I sogni per lei sono sempre stati un’importante fonte di ispirazione e ce lo spiega nella Legge del Sognatore, libro che lei ha dedicato al Maestro Fellini, che secondo lei è morto perché non poteva più sognare a causa della malattia e delle cure. Lei annota ancora i suoi sogni al risveglio? Sono ancora fonte di ispirazione? I sogni cambiano nel corso della vita? E come?
P.: Penso che i sogni siano una funzione vitale. Senza i sogni semplicemente saremmo morti. Si può sognare senza ricordare i sogni. I sogni sono come il secchio dei rifiuti dello spirito. Tutte le notti noi portiamo fuori il secchio dei rifiuti e se non lo facciamo ci riempiamo l’appartamento di spazzatura e moriremmo come quegli accumulatori seriali che trovano ricoperti dai rifiuti (è il mito di Diogene).

4. La Famiglia Malaussène, tutta questa banda un po’ sgangherata ma molto divertente, che ci ha tenuto compagnia per tantissimi anni, se dovesse ricominciarla oggi sarebbe così spensierata anche in una situazione sociale più pesante forse rispetto a quella degli anni in cui ha iniziato la saga?
P.: Sì, sarebbe la stessa famiglia perché è il mio temperamento. Ho trascorso la mia vita a circondarmi di una famiglia elettiva e, in un certo senso, più la famiglia è pesante intorno, più io sento il bisogno di consolidare questa famiglia.

5. C’è una leggenda che dice che ha incontrato il Noir, il Giallo, il Polar in Brasile quarant’anni fa. È vero?
P.: È vero. Ho letto il mio primo romanzo Noir in Brasile, non conoscevo il romanzo Noir o i polizieschi. Leggevo altre cose, leggevo autori Russi. Poi un giorno un amico mi disse che avrei dovuto leggere i Noir e mi ha spedito quindici romanzi! Tra questi ovviamente Chandler, che ho letto per primo.

6. Cosa ne pensa dei temi Noir? Perché lei non è associato alla cosiddetta Letteratura di genere? Cosa pensa di queste distinzioni in colori e generi? Cos’è la letteratura? Che definizione darebbe?
P.: Non ho un’opinione sulla questione. I generi letterari mi sembrano un’idea commerciale. Dostoevskij quando ha scritto Delitto e Castigo ha scritto un Noir. Edgar Alan Poe con La Barrique da Montiliado ha scritto un romanzo Noir all’ennesima potenza. I generi sono sempre un po’ aleatori.

7. Le donne della famiglia Malaussène sono tutte descritte con un carattere forte, sono indipendenti e complici tra di loro in ogni aspetto della vita, loro e della famiglia. Si alleano, si coprono a vicenda ogni volta che i membri, soprattutto quelli più giovani, della famiglia si trovano in pericolo. Da donna non posso che ammirarle. Ma rispecchiano davvero le donne comuni o è un desiderio di Daniel Pennac che esistano delle donne simili?
P.: Le donne della mia vita, penso a mia moglie, mia figlia e alle donne della mia famiglia elettiva sono tutte individui singoli e perfettamente autonomi, nel senso che queste donne esisterebbero tranquillamente anche senza di me. Molte di queste donne rappresentano delle figure che mi piacciono. Mia moglie per esempio, siamo sposati da quarant’anni e da quarant’anni ho l’impressione che lei viva mezzo millimetro sopra al suolo, come fosse un’apparizione. Io stasera tornerò a casa, la vedrò e ritroverò questa sua particolarità, però è una donna che ha una sua totale autonomia. Andiamo d’accordo, per questo viviamo insieme, ma non dipendiamo uno dall’altra. Non abbiamo obblighi l’uno verso l’altro. Per esempio mia figlia che l’altro ieri ha osato battermi a scacchi ha un temperamento sicuramente indipendente. E’ musicista e da diciotto anni vive la sua vita in totale autonomia.

8. Sappiamo che lei è molto legato alla figura di Federico Fellini, tra l’altro lo ha raccontato in uno spettacolo teatrale a Rimini nel 2020. Ci può raccontare qual è il suo legame con lui e perché è così legato alla sua figura?
P.: Federico Fellini mi piaceva molto perché è stato l’unico regista europeo negli anni 50’-60’ ad essere totalmente indipendente dal punto di vista intellettuale e politico. Fellini non ha mai voluto dare lezioni a nessuno. E’ stato unico come regista. Gli altri autori creavano in base a un loro convincimento, politico o di altra natura, non Fellini. L’universo di Fellini erano la vita e i sogni. Adoravo assolutamente Fellini.

9. Lei frequenta spesso l’Italia ed è un attento osservatore. Come si vede l’Italia, questo Paese splendido e un po’ folle, dalla Francia? Da tutti i punti di vista e dalla sua esperienza frequentandoci?
P.: L’Italia per me è Stefano Benni, è Yasmina Malaua la madre di Malaussène, sono gli attori napoletani che hanno partecipato allo spettacolo che abbiamo fatto sull’effetto Maradona. È Claudio Bisio, un amico di questa città. Sono tutti miei amici. Per quanto riguarda l’Italia in generale: L’Italia è l’Italia e per me è sacra. Se c’è una cosa che mi viene in mente è il fatto che voi italiani ci avete sempre preceduto in politica di qualche anno. Avete avuto Berlusconi e noi cinque anni dopo abbiamo avuto Sarkozy. C’è sempre stata somiglianza tra la vita politica italiana e quella francese, ma non è l’aspetto più interessante. L’aspetto più interessante sono gli italiani e i miei amici italiani.

10. Siamo curiosi di sapere se, dopo aver finito la saga Malaussène, sta lavorando a un nuovo romanzo e se ci può dire, a grandi linee, di cosa si tratta.
P.: Sì e No. Non posso dire niente. Ho fatto molte cose oltre ai Malaussène, dunque posso scrivere altro.

11. Lei ha insegnato per molti anni nei Licei: crede che la scuola sia ancora il posto più importante dove formare ed educare i giovani, oppure sta perdendo il suo potere in una società dove i social la fanno da padrone e dove la cultura sta perdendo importanza?
P.: Che cosa può sostituire la scuola? Niente. Non solo la scuola è l’elemento più importante della società democratica, ma dovrebbe essere la prima voce di bilancio degli Stati. Bisognerebbe avere un maggior numero di insegnanti motivati, un maggior numero di insegnanti ben pagati. Il giorno in cui i nostri governi avranno capito questo forse la situazione potrà migliorare. Immaginate la situazione seguente: cosa sarebbe l’Europa oggi se, a partire dal 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino, i nostri studenti avessero passato un mese per ogni anno in un diverso paese dell’Europa. Immaginate quale sarebbe oggi il cuore elettorale europeo. Invece è stata privilegiata l’Europa economica e abbiamo negato l’Europa culturale e il risultato è quello che vediamo oggi.

Cecilia Lavopa e Claudia Ottina