Molte sono le manifestazioni che uniscono lettori, autori, case editrici piccole e grandi, biblioteche, università, enti locali. Il Festivaletteratura di Mantova è tra i più importanti e prestigiosi dopo il Salone del libro di Torino. Con i volontari di tutte età, Mantova per cinque giorni si tinge di blu. Ogni monumento apre straordinariamente le sue porte per accogliere le meravigliose forme di cultura e amore per l’arte che orbitano nella città dei tre laghi. Innanzitutto l’amore dei volontari che “assistono” gli ospiti con il sorriso.
Intervistati, i ragazzi più giovani hanno manifestato il desiderio di avere più eventi nell’anno come il Festivaletteratura e ne hanno parlato con la genuinità e l’entusiasmo di chi ha desideri e speranze e non conosce la macchina che c’è dietro l’organizzazione di una manifestazione così imponente. Intervistati i volontari più anziani, per numero di anni di partecipazione non certo per età visto che sono tutti giovanissimi, amano il festival perché vedono la città viva e vivace a qualunque ora della giornata, come nei week end, e poi perché entrano in contatto con tanti altri ragazzi spesso di altre regioni, che altrimenti non avrebbero la possibilità di conoscere.
Dal punto di vista di noi lettori, nell’edizione 2024 appena conclusa tra ospiti nazionali e internazionali si sono alternati nei vari luoghi di rilevanza storica oltre trecento autori. Mettersi in ascolto, intensificare lo scambio, allargare il campo: questi sono gli obiettivi che ci siamo posti nel costruire questa edizione, in un momento in cui il dialogo sembra arretrare e si fa sempre più acuta la necessità di condividere storie e ritrovarsi nelle parole. Queste le parole che noi di Contorni di noir condividiamo con gli organizzatori del Festival e da questo punto di partenza abbiamo seguito gli autori a noi cari come Maurizio de Giovanni, Joël Dicker e Carlo Lucarelli.
Durante l’intervista condotta da Alessia Gazzola, nel presentare la sua uscita più recente Un animale selvaggio (La Nave di Teseo, 2024), Dicker ha parlato proprio di connessione, quella continua che ogni individuo ha con gli altri per cercare/trovare conferme o approvazione. La continua ricerca di confronto comporta una repressione o meglio, un assopimento del proprio istinto. Silenziare l’istinto, l’animale selvaggio che è dentro di noi, comporta paura, che spesso è cattiva consigliera, e l’apprensione che forse può portare nella direzione giusta. Ascoltare l’animale selvaggio, interiore rende sereni, felici in quanto si è se stessi. Tuttavia per l’autore la vera domanda è: “Sono pronto ad accettare me stesso, ad assumere tutte le responsabilità del mio essere qualunque cosa accada?”. Questo è il quesito che influisce sulla vita di ciascuno dei personaggi del romanzo che dovranno ricercare nel passato le risposte del presente.
Interessante è stato l’intervento di Maurizio de Giovanni intervistato da Luigi Caracciolo sul romanzo Pioggia per I Bastardi di Pizzofalcone. Partendo da quel “mettersi in ascolto”, la pioggia pone i personaggi nella condizione di ascoltare se stessi, perché obbliga alla solitudine, a staccarsi per ritrovarsi. In questa condizione emergono le imperfezioni: quelle dei personaggi che così diventano più umani; le imperfezioni raccontate dai romanzi criminali, ovvero gli squarci della realtà. Il romanzo noir è il racconto più realistico perché l’autore non si limita a scrivere di chi commette un crimine o di chi lo subisce, ma narra il motivo. È proprio il motivo che spinge il pubblico ad ascoltare le trasmissioni che parlano di crimine e a leggere i romanzi noir perché si riconoscono in quelle emozioni “criminali”.
Incredibilmente in linea con quanto affermato da Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli, alla domanda sul perché il True Crime abbia tanto successo, ha risposto che il crime, “il giallo” è amato perché il crimine viene raccontato in un certo modo, ovvero cerca di spiegare cos’è successo. Le parole di Lucarelli a riguardo: di una storia, perché sia raccontabile ho bisogno di conoscere l’autopsia, di contare i buchi, ovvero di conoscerla bene, di entrarci dentro. Ha successo anche perché è true, è “vero”. Sono vere le cose che accadono, quelle che accadono tutti i giorni, quelle che accadono vicino a noi. Quando ne parla un giornalista espone la cronaca del fatto, quando se ne occupa un tutore dell’ordine i fatti vengono descritti in termini giudiziari. Compito dello scrittore è narrare in un certo modo quello che ci fa paura. La paura è quel sentimento fortissimo che non lascia indifferenti e in un certo senso obbliga il lettore ad arrivare fino in fondo.
Pieni di emozioni, storie e libri, abbiamo lasciato il festival con un grande arricchimento e tanta voglia di continuare a raccontare gli autori, fornire opinioni sincere sulle nostre letture, dare consigli e soprattutto invogliare a leggere.
Luciana Fredella