Quattro anni fa è nato dalla forte volontà dei volontari dell’associazione Babelica di Torino, associata Arci, il festival della letteratura noir “Dora Nera”, ed è partito con piccoli contributi di soci e simpatizzanti. Certo, i nomi degli autori e le iniziative hanno fatto crescere non solo la credibilità ma soprattutto la visibilità e il prestigio dell’evento.
L’8, il 9 e il 10 novembre scorso si è tenuta la IV edizione. Ciò che rende questo festival unico è innanzitutto il fatto che parta dal basso e poi per aver creato un format che prevede per ogni giorno più eventi clou e del tutto gratuiti grazie al crowdfunding.
Gabriella Genisi dà avvio al festival al mattino incontrando alcuni studenti per dialogare del libro per ragazzi, Silvia Spider e nel pomeriggio con la presentazione del secondo volume Il destino non è un finale già scritto, si apre ufficialmente l’evento pubblico. Gli autori Gabriella Genisi, Leonardo Palmisano, Tersite Rossi, Aurora Tamigio e Valentina Santini hanno contribuito alla sua stesura partendo da “un aggettivo, uno dei tanti, diventato categoria sociale come sostantivo: invisibili. Gli “invisibili” sono, agli occhi e tra le labbra della gente, quelle persone che non hanno nulla se non un corpo ferito e un dolore da far rimarginare. “Invisibili” per modo dire, piuttosto costretti all’invisibilità da dinamiche sociali contorte che le obbligano alla sofferenza”. Ovvero “gli invisibili reali: gli scomparsi. Donne e uomini morti ammazzati o fatti sparire perché portatori sani di rivoluzione, matrici di resistenza civile o solo corpi in movimento nella speranza di un domani migliore.” (cit. dal sito ufficiale del festival www.doranera.it).
Dopo Sandrone Dazieri, Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, quest’anno il premio alla carriera è stato conferito a Maurizio de Giovanni, consegnato da Luca Crovi, cui è seguita una bella intervista fatta all’autore da Sara Bilotti: c’è sempre una ragione profonda per assegnare un premio alla carriera e per de Giovanni non è solo per la qualità e la bellezza della scrittura, ma è soprattutto per la generosità.
Con Maurizio e grazie ai suoi preziosi suggerimenti, è nata una vera e propria “scuola” di scrittura napoletana in cui le lezioni sono stati i consigli e le dritte che ha sempre offerto a chiunque si sia rivolto a lui. Le parole di deGio a proposito del filone napoletano del giallo: “Il racconto del paese, pezzo per pezzo, città per città, lo fa solo il romanzo nero e il motivo è uno solo: è l’unica narrazione che avviene per strada, ovvero l’unico modo di raccontare l’esterno. È l’unico romanzo sociale, che mette mano veramente ai sentimenti primari, perché la relazione che c’è nell’omicidio, è quella più forte che esista, definitiva, cioè quella tra vittima e assassino. Vittima e assassino sono collegati… per sempre. Sono legati da un sentimento che noi riconosciamo. Quando noi ci appassioniamo alle serie nere, ai talk, ai film… non lo facciamo per un motivo positivo, ma per uno terribile che proviamo ma non siamo disposti ad ammettere: il riconoscimento di un sentimento. Che sia la gelosia, l’invidia, l’ossessione, il possesso la vendetta, la necessità di liberarsi da una costrizione, la schiavitù psicologica e fisica o morale è in piccolo ciò che proviamo tutti. Quindi quando vediamo accadere certe cose che esplodono con la loro violenza negli ambiti in cui non è prevista, come la famiglia, accadono sulla base di una socialità di cui noi siamo testimoni.”
Come ogni anno, la grafica del manifesto e dei gadget del festival è stata commissionata a un artista. Quest’anno Elisa Seitzinger è stata l’autrice visionaria dell’edizione 2024. L’immagine è quella di una donna “di una pastora protestante con evidenti riferimenti ai tarocchi. Questa Dora Nera che è un po’ la morte ma è anche la giustizia che soppesa le ragioni emotive (cuore) con le ragioni della logica [dalla didascalia in esposizione: nei tarocchi, l’arcano n. 13 è la morte ovvero l’unica carta che non riporta scritte, ma ha una sola immagine, come lei sola bastasse a dire tutto… La morte nei tarocchi è il principio di rinascita, è un passaggio iniziatico che eleva la condizione corrente.]. Quindi c’è la luna che nel tarocco è tutta quella parte che guarda nell’inconscio, nel mondo onirico ed è una luna nera. Infine c’è un animale da compagnia che è un coccodrillo che nel mio immaginario era imprigionato negl’infernotti di Torino che poi è stato liberato ed è diventato il suo destriero per muoversi. Mi è piaciuto pensare che potesse essere un personaggio di un libro, visto che siamo in un festival della letteratura nera, senza scriverne la storia, sperando che magari possa ispirare qualche futuro racconto noir”.
Svolgendosi a Torino, il secondo giorno non poteva che aprirsi con gli autori del collettivo Torinoir che hanno ben inquadrato la città con tutti i suoi aspetti, da quello sociale al suo innegabile fascino nero. Tra gli autori anche un caro amico di Contorni di noir, Enrico Pandiani.
La rassegna cinematografica curata da Luisa Morandini ha condotto i cine-amatori nel mondo di Francesco Rosi, tra i primi a interpretare il noir cinematografico in Italia. E se nell’edizione del 2023 con il regista Castellari si è parlato degli adattamenti cinematografici dei romanzi di Scerbanenco, in questa edizione, non poteva mancare la trasposizione in graphic novel a cura del maestro Paolo Bacilieri. Dopo la pubblicazione di “Venere privata”, l’artista è attualmente impegnato nella creazione di “Traditori di tutti” di cui durante l’intervista, abilmente condotta da Andrea Cavalletto e Pasquale Ruju, ha mostrato alcune tavole inedite.
Con la rilettura de “Il segno del comando” del 1971, svolto da Loredana Lipperini si apre la III giornata del festival che con Eclair Noir, il contest lanciato durante l’anno dalla direzione artistica, ha consentito a scrittori emergenti di ogni età di essere valutati e pubblicati nell’antologia omonima, in vendita sulla piattaforma del festival. Evento Clou e conclusivo del festival è stata la premiazione del romanzo più nero dell’anno, ovvero “Furia” di Andrea Martino, giudicato da gruppi di lettura, lettori e librai selezionati in tutta Italia.
Legata al festival e a uno degli sponsor del Dora Nera è la mostra “Nel segno del commissario”, curata da Luca Crovi, che presso i locali dell’Officina di Scrittura della fabbrica “Aurora”, presenta 28 tavole originali dell’illustratore Daniele Bigliardo, ispirate alle vicende del commissario Ricciardi. La mostra sarà visitabile fino al 26 gennaio al Museo del Segno e della Scrittura.
L’augurio è che festival come Doranera, se ne organizzino sempre più e crescano per importanza mantenendo la mission: festival che nasce dal basso, dall’associazionismo, senza etichette, senza giochi di potere e senza la pressione delle case editrici.
Per vedere tutte le foto e saperne di più sul Festival, questo è il sito: https://www.doranera.it/
Luciana Fredella